Diploma maturità classica – Laurea in Giurisprudenza in 3 sessioni e mezza – Pratica legale – Pallavolista di successo – Manager bancario e finanziario – Critico musicale dal 1977 – 6 mesi esperienza radio settore rock inglese ed americano – Studi continuativi di criminologia ed antropologia criminale – Lettore instancabile – Amante della letteratura noir e “gialla “ – Spietato con gli insignificanti. Fabio è venuto a mancare nel maggio del 2017. Ma noi abbiamo in archivio molte sue recensioni inedite che abbiamo deciso di pubblicare perché sono davvero parte della storia della critica musicale italiana

La percussività pianistica di Patrizio Fariselli e la voce incredibile di Demetrio Stratos (in assoluto il miglior cantante che abbiamo avuto in Italia di tutti i tempi ma anche uno dei migliori del mondo) spezzano subito le reni in “L’elefante bianco”, brano di apertura di quello che è considerato unanimemente il capolavoro degli AREA. “CRAC!”, la rottura dell’uovo del sistema qui esposta con le linee mediorientali del synth dello stesso Fariselli. Ma quanto è ancora espressiva e forte questa musica a distanza di 40 anni!
Il compianto Demetrio che canta con rabbia tra i denti e poi gorgheggia, novello “Angelo della voce”, con Fariselli sempre scintillante al piano e subdolo al synth e Tavolazzi formidabile al basso. Capolavoro autentico di 4 minuti e 37 secondi: “Vecchie immagini, santi stupidi, tutto lascian così com’è, corri avanti, non ti fermare, la storia viaggia insieme a te”. Nessuno potrebbe cantarla meglio al mondo! Vedete, anche in altri dischi gli AREA hanno scritto molte pagine memorabili ma è qui, su “Crac!” che riescono a mantenere l’equilibrio straordinario tra avanguardia e musicalità. La meraviglia riesce addirittura ad aumentare tra le righe e le sensazioni, dapprima cacofoniche e quasi crimsoniane /free jazz de “La Mela d’Odessa”. E’ free jazz percussivo che si risolve nel contrabbasso fantastico di Tavolazzi e nelle tastiere elettriche debordanti di Fariselli. Bestiale il lavoro del bassista. Poi, con Tavolazzi al trombone, addirittura, si costruisce una base ipnotica e ripetitiva sui bassi (basso e synth), mentre Stratos ci fa volare con questa favoletta politica “C’era una volta una mela a cavallo di una foglia. Cavalca, cavalca, cavalca, insieme attraversarono il mare ed impararono a nuotare… “. Meraviglia dell’estro e dell’intuizione! E va avanti così, con Demetrio sempre più provocatorio e schierato politicamente “dove il mondo diventa mancino…” GRANDISSIMI AREA. “megalopoli” spaventa ed ipnotizza sensi ed orecchie coi suoni del synth ed i gorgheggi di Demetrio. Pare il pianeta Gong di David Allen Musica sperimentale ma godibilissima, secondo me. Grande Capiozzo alla batteria (anche lui non c’è più da tempo, come Demetrio) Poi, è fusion. Squarcio improvviso di synth su cui il greco Demetrio innesta la sua voce unica. Tavolazzi ,seguendo la lezione del fuoriclasse Miroslav Vitous degli irraggiungibili Weather Report, è devastante al contrabbasso. Guizzi, bagliori, riverberi: brano complesso ma ricco di fascino. “Nervi scoperti” si apre sul basso slappato di Tavolazzi, batteria di Capiozo e synth di Fariselli. Ancora free jazz sperimentale senza fronzoli con dialoghi serrati tra basso e piano. Altro che suoni più commestibili come qualche cialtrone volle rilevare. Il più grande critico musicale italiano, Riccardo Bertoncelli, ha chiesto scusa più di 30 anni dopo! Ma è normale?
“Gioia e rivoluzione” verrà ricordata per lo svolazzo forte, maschio, testosteronico di Stratos all’Hammond (magistrale!) ed anche per la melodia ed i testi ( ome sempre). Altro gioiello inestimabile è il quinto di seguito, ” Implosion”, bolla gassosa di follia. Sono 5 minuti difficili di arte contemporanea, con una chitarra galattica (Tofani) e basso e piano fanno il resto. Glia AREA sono riusciti a rendere comprensibile un’alta sperimentazione. “Area 5” parte con raffiche di piano, basso e percussioni e là termina. Coito interrotto con John Cage e l’avanguardia più folle e Demetrio ci dà dentro, come solo lui può, alla voce. La cosa più tosta del disco.
IO ritengo che nessun musicista italiano, band o singolo e neppure il Battiato degli esordi, abbia eseguito qualcosa di questo livello. Strumentalmente erano incredibili, bravissimi. Ho visto ben 4 loro concerti dal vivo. Immediatezza di lettura, lucidità, iconoclastia, approccio quasi giocoso a cose serissime, il tutto abbinato a ritmiche e suoni vertiginosi. La crescita vocale prorompente, virile, potentissima, un’eterna erezione, di Stratos e le contorsioni potentissime dei bassi di Tavolazzi Insomma, un capolavoro autentico. Quintetto che non solo in Italia, resterà insuperato. Alziamo le mani senza tremare, anche l’Italia ha avuto la sua Supernova.

Crac! Book Cover Crac!
Area
1975