Adriana Sabato, giornalista, risiede a Belvedere Marittimo. Dopo il liceo classico si è laureata in DAMS Musica all'Università degli Studi di Bologna. Dal 1995 al 2014 ha scritto su La Provincia cosentina e il Quotidiano della Calabria. Gestisce il blog Non solo Belvedere. Ha pubblicato nel mese di marzo 2015 il saggio La musicalità della Divina Commedia, nel 2016 Tre racconti e nel 2017 il saggio Nuove frontiere percettive nel pianoforte di Chopin.

La canzone dei ricordi: i “Lieder” italiani di Giuseppe Martucci.

Di Adriana Sabato

Musica e parole, un connubio sempre felice: nell’Italia di fine Ottocento, accanto allo sviluppo del melodramma, divennero molto popolari le “liriche da salotto” per pianoforte e voce, scritte da celebri compositori che contribuirono a diffondere nei salotti borghesi il gusto aristocratico del concerto in casa. La seconda parte del concerto tenutosi al Conservatorio Antonio Vivaldi di Alessandria il 13 aprile 2022 nel corso della rassegna “I mercoledì del Conservatorio” è stato dedicato al ciclo di sette Lieder del compositore italiano Giuseppe Martucci, “La canzone dei ricordi”, interpretato dal mezzosoprano Annamaria Chiuri accompagnata al pianoforte da Lucio Cuomo. Un’occasione ghiotta da gustare interamente cliccando QUI

Martucci, scrivelo studioso Aldo Ferraris, può essere considerato una sorta di compositore “ponte” tra l’Italia e la Germania del secondo Ottocento musicale, in quanto prolifico autore non solo di brani strumentali, ma anche di pagine liederistiche.
La creazione più interessante di questo filone è La canzone dei ricordi, ciclo di
sette Lieder composti nel 1887 su testi di Rocco Pagliara.
Le sette liriche riproducono un immaginario intimista, decadente, profondamente
ripiegato su sé stesso, tipico del gusto musicale degli ultimi decenni
dell’Ottocento.
In questo senso Martucci fu un precursore anche nel campo della liederistica,
fino ad allora appannaggio esclusivo del mondo austro-tedesco.

 Ci preme evidenziare che il compositore Giuseppe Martucci, nato a Capua il 6 gennaio 1856 e morto a Napoli il 1º giugno 1909, viene ricordato nella storia della musica italiana come uno degli artefici della rinascita strumentale, ma fu anche autore di liriche da camera e divulgatore di questo genere in un’Italia ottocentesca ridondante di melodramma. Formatosi a Napoli sotto la guida di Beniamino Cesi per il pianoforte e Paolo Serrao per la composizione, Giuseppe Martucci fu insegnante, direttore d’orchestra, compositore, esercitò l’arte musicale come un apostolato. Ci ha lasciato, oltre a molta musica pianistica e da camera per vari strumenti, due sinfonie, un concerto per pianoforte e orchestra ed altre pagine.

 Occorre però precisare che “Lied” è una parola tedesca che significa “canzone” e può essere usata, proprio come il suo equivalente italiano, per descrivere qualsiasi brano musicale di qualsiasi artista, mentre con il plurale “Lieder”, si intende descrivere un intero genere musicale la cui storia si è dipanata attraverso i secoli, per raggiungere il massimo fulgore durante il Romanticismo.

I Lieder, così come la Romanza in Italia, sono stati al centro di un intero movimento musicale che, fra l’800 e i primi del ‘900, hanno trasportato alcuni degli stilemi dell’opera fuori dai teatri, per adattarli ai salotti. Qui spesso si cantava con il solo accompagnamento del pianoforte, eseguendo composizioni che vedevano i testi di alcuni dei più popolari poeti dell’epoca, messi in musica dai più grandi compositori. Questo modo di fare musica, inizialmente considerato di qualità e prestigio inferiore alle tradizionali rappresentazioni che si tenevano nei teatri, incarnava perfettamente lo spirito Romantico, con la sua ricerca di emozioni forti, universali e immediate.

Tornando ai Lieder di Martucci, La Canzone dei ricordi è un poemetto lirico, comprendente un ciclo di sette liriche distinte (No svaniti non sono i sogni, Cantava il ruscello, Fior di ginestra, Sul mar la navicella, Un vago mormorio, Al folto bosco, No svaniti non sono i sogni). Fu composta originariamente nel 1887, per canto e pianoforte ma venne poi trascritta dallo stesso autore nella versione per canto e orchestra. Il testo poetico è di Rocco Pagliara, che fu bibliotecario del R. Conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli e amico intimo di Martucci e dedicato ad Alice Barbi, la maggior interprete italiana di liriche da camera di fine Ottocento, che ebbe rapporti artistici anche con Johannes Brahms.

 Scrive ancora Aldo Ferraris: Il motivo conduttore di questo ciclo di Lieder (un unicum nella musica italiana del tempo) è il ricordo di un amore infelice espresso dal canto, che costituisce un unico “io lirico” narrante in grado di dare unità a tutta la struttura poetico – musicale della composizione. L’atmosfera decadente e crepuscolare di queste pagine musicali costituite da ricordi sfumati, impressioni sonore, visive ed olfattive, suscita all’ascolto una generale sensazione di indeterminatezza. L’elemento tardo romantico è invece rappresentato dalla fine tragica dell’amore, espressa nei momenti musicali in cui il pathos raggiunge il suo culmine.

Pregevoli e poco conosciute, le liriche da salotto dal titolo La canzone dei ricordi per mezzosoprano e pianoforte di Giuseppe Martucci, rappresentano un vero e proprio cassetto da aprire, scoprire ed apprezzare. Speriamo di esserci riusciti.

L’immagine di copertina è un frammento del video inserito nell’articolo che si riferisce a I mercoledì del Conservatorio e ritrae la mezzosoprano Annamaria Chiuri accompagnata al pianoforte da Lucio Cuomo.