Adriana Sabato, giornalista, risiede a Belvedere Marittimo. Dopo il liceo classico si è laureata in DAMS Musica all'Università degli Studi di Bologna. Dal 1995 al 2014 ha scritto su La Provincia cosentina e il Quotidiano della Calabria. Gestisce il blog Non solo Belvedere. Ha pubblicato nel mese di marzo 2015 il saggio La musicalità della Divina Commedia, nel 2016 Tre racconti e nel 2017 il saggio Nuove frontiere percettive nel pianoforte di Chopin.

Il movimento espressionistico e la musica.

prima parte

Di Adriana Sabato

La qualità sonora del timbro acquisisce tanta rilevanza nella musica del secolo scorso. Si tratta di un cambiamento epocale in quanto rispecchia contenuti sociali e di drammatica testimonianza di un’amara realtà: la prima guerra mondiale, le contraddizioni politiche, la perdita di valori ideali e le aspre lotte di classe che caratterizzarono il mondo culturale di inizio Novecento.

Gli anni che immediatamente precedono la Prima Guerra Mondiale sono convenzionalmente indicati come il periodo in cui si manifestarono, in musica e nelle arti, le cosiddette avanguardie. In tale periodo, i processi che erano maturati nelle arti di fine Ottocento raggiunsero improvvisamente un punto di crisi irreversibile che rendeva necessario uno stacco nei confronti delle regole della tradizione, dando i natali a un’epoca totalmente nuova.

Ciò che accomunava davvero questi gruppi di giovani artisti era la convinzione che l’arte avesse perso il suo compito di indicare all’uomo le vie dell’educazione interiore, di trasmettere una serie di valori e di guidare la società. Il suo miglioramento, secondo tali artisti, poteva essere sviluppato più dal progresso tecnologico che dall’arte stessa (secondo la teoria hegeliana della morte dell’arte). L’anti-romanticismo delle avanguardie novecentesche era motivato dunque dal cambiamento del ruolo dell’arte e dell’artista per la società.

L’Espressionismo (vasto movimento sviluppatosi in Germania fra il 1905 e il 1925 nato come reazione al Naturalismo, al Positivismo e all’impressionismo), invece, rispetto al Futurismo, al Dadaismo o al Surrealismo, rifiutava l’idea della morte dell’arte. Malgrado sia stato un movimento violento e provocatorio, continuò in qualche modo ad avere fede nella funzione salvifica dell’arte (poiché in quell’area dell’Europa la tradizione romantica aveva radici troppo profonde per essere rifiutata di netto come avvenne in altri paesi).

Si basava, invece, sulla convinzione che essa potesse ancora parlare e guidare la società attraverso linguaggi e forme totalmente nuove. Esso proponeva una rivoluzione del linguaggio, dall’oggettività dell’impressionismo a una dimensione più soggettiva: se nell’impressionismo la realtà oggettiva penetrava nella coscienza soggettiva dell’artista, nell’espressionismo avviene il moto opposto, ossia dall’anima dell’artista alla realtà, senza mediazioni. Nell’ultimo trentennio dell’Ottocento il positivismo sembrò diventare l’unico antidoto alla crisi del corpo sociale europeo. Si pensava che la celebrazione delle scienze e del progresso tecnologico sarebbe riuscita a spegnere un’attività perturbatrice trasformando l’agitazione politica in movimento filosofico (secondo il pensiero di Comte), ma la predicazione positivista non riuscì a coprire le contraddizioni che covavano in seno alla società europea e che presto sarebbero sfociate nella Prima guerra mondiale. Artisti e intellettuali colsero la falsità del miraggio positivistico e l’espressionismo nasce come protesta, come arte di opposizione al Positivismo.

Il movimento espressionistico, al contrario di quanto avviene per altri movimenti d’avanguardia come il Futurismo o il Dadaismo, non si esprime tramite un unico linguaggio (tant’è che non possiede nemmeno un manifesto ufficiale, poiché, per sua stessa natura, il movimento è insofferente a raggruppamenti troppo programmatici che limitano la libertà individuale). Ciò che accomunava gli artisti espressionisti nelle varie arti era l’ideologia secondo la quale l’arte era esperienza soggettiva da vivere dall’interno, lo spirito doveva ribellarsi alla materia e l’occhio interno si sostituisce a quello esterno.

Tipici della musica espressionista sono la tecnica atonale o pantonale, l’adozione dello Sprechgesang o canto parlato.

L’espressionismo musicale è strettamente associato alla musica di Arnold Schoenberg composta tra il 1908 e il 1921, che è il suo periodo di composizione “libera atonale”, prima di inventare la tecnica dei dodici toni. Ascoltiamo il secondo quartetto d’archi di Schoenberg, composto nel 1907 – 08, considerata la prima di alcune opere di questo periodo “atonale”. Per l’ascolto cliccate QUI

… in cui ciascuno dei quattro movimenti diventa progressivamente meno tonale (David Fanning 2001). Il terzo movimento è probabilmente atonale e l’introduzione al movimento finale è molto cromatica, probabilmente non ha un centro tonale, e presenta un canto soprano “Ich fühle Luft von anderem Planeten” (“Sento l’aria di un altro pianeta”), tratto da una poesia di Stefan George. Questo potrebbe essere il rappresentante di Schoenberg che entra nel “nuovo mondo” di atonalità (David Fanning 2001).

In copertina un’immagine di Arnold Schoenberg. Foto da wikipedia.org