Adriana Sabato, giornalista, risiede a Belvedere Marittimo. Dopo il liceo classico si è laureata in DAMS Musica all'Università degli Studi di Bologna. Dal 1995 al 2014 ha scritto su La Provincia cosentina e il Quotidiano della Calabria. Gestisce il blog Non solo Belvedere. Ha pubblicato nel mese di marzo 2015 il saggio La musicalità della Divina Commedia, nel 2016 Tre racconti e nel 2017 il saggio Nuove frontiere percettive nel pianoforte di Chopin.

Concerto per Paul Wittgenstein di Maurice Ravel

Di Adriana Sabato

In un’opera di questo tipo è indispensabile che la tessitura non dia l’impressione di essere più “scarsa” rispetto ad una scritta per le due mani. Dopo una prima parte in stile concertante, appare un episodio dal carattere improvvisativo che dà luogo ad una musica jazzistica. È solo in seguito che ci si rende conto che questo episodio in stile jazz è costruito, in realtà, sui temi della prima parte.

Parole di Maurice Ravel che restano scolpite nella memoria. Specie quando si scopre la bellezza di vere perle musicali come Il Concerto per pianoforte e orchestra in re maggiore per la mano sinistra da lui composto tra il 1929 e il 1930.

Maurice Ravel si identifica quasi sempre con le musiche del Bolero, ma, senza nulla togliere ad una delle composizioni più importanti ed amate della musica contemporanea, occorre precisare quanto l’eloquenza e il calore espressivo del Concerto non sembrino ottenuti con le sole cinque dita della mano sinistra. Anzi.

Dopo il rimpatrio, nel dicembre 1916 Paul diede il primo concerto, davanti a un pubblico attonito ipnotizzato da quella manica destra vuota e che restò a bocca aperta per la inaspettata abilità della mano sinistra.

 Non un fenomeno da baraccone, scriverà più tardi il Boston Evening in occasione del debutto del “one-armed pianist” negli Stati Uniti, dove si recherà anche per insegnare, ma un musicista e un virtuoso le cui esibizioni sono arricchite da indubbio valore artistico.

E proprio questo sta a dimostrare la vivissima sensibilità creatrice di un artista che sa ricavare emozioni musicali da un fatto tecnico anomalo.

Il Concerto per la mano sinistra fu commissionato a Ravel dal pianista austriaco Paul Wittgenstein, fratello del filosofo Ludwig, che durante la prima guerra mondiale era rimasto mutilato del braccio destro. Lo stesso pianista lo eseguì a Vienna nel 1931, suscitando notevole interesse per questa composizione.

La storia: a meno di un anno dalla data del suo debutto pianistico ufficiale, nell’agosto del 1914, mentre guidava una pattuglia presso la cittadina di Zamosc, nella Polonia sudorientale, Paul Wittgenstein venne colpito al gomito destro da una pallottola russa. Perdette conoscenza e venne trasportato in un ospedale da campo. Mentre era ancora incosciente, l’ospedale cadde in mano ai russi, che trasferirono feriti e medici a migliaia di chilometri di distanza, a Omsk, in Siberia. Quando il ferito finalmente tornò completamente in sé scoprì la terribile realtà: gli avevano amputato il braccio ferito.

Avuta notizia della sorte del fratello, Ludwig scrisse: Continuo a pensare al povero Paul, la cui carriera si è così proditoriamente interrotta! Che cosa terribile! Quale forza d’animo ci vuole per superare un simile momento!

Si, una realtà orribile quella che dovette affrontare il pianista. Ma con tenacia e volontà riuscì a riprendere già nell’ospedale di Omsk, con la sola mano sinistra tutte le operazioni della vita quotidiana. Superato l’inevitabile choc, giurò a se stesso che nulla avrebbe fermato la sua vita da concertista.

Un percorso lunghissimo e faticoso, certo, ma nulla riuscì a fermare i suoi progetti: neanche le incomprensioni.

Con i compositori infatti non furono sempre facili rapporti, anche se il Concerto per la mano sinistra in re maggiore si sarebbe dimostrato un successo per entrambi, creatore ed esecutore, tanto che ancora oggi viene considerato tra le perle del Maestro francese ed è eseguito da pianisti dotati di entrambe le mani.

 Sono un vecchio pianista e quella roba là non funziona, così sembra avesse commentato Wittengstein, al momento della consegna dell’opera.

E Ravel: sono un vecchio orchestratore e quella roba là funziona

 Anche con Sergej Prokofiev la stessa incomprensione: non ho ancora suonato il concerto che ha scritto per me perché la sua logica interna non mi è chiara. Lo farò quando l’avrò compresa.

Ma quest’ultimo non lo suonerà mai. Il compositore lo ricambierà con uguale moneta: se avesse due mani, sarebbe considerato un pianista come tanti altri. Stessi problemi con Paul Hindemith. Nel contempo non mancava di avanzare diritto assoluto ed esclusivo su quanto da lui commissionato: non si costruisce una casa a proprie spese perché poi altri vi vadano ad abitare.

Secondo il professor Lorenzo Pinessi, direttore del dipartimento di Neuroscienze e salute mentale dell’Azienda ospedaliera universitaria Città della Salute di Torino, Paul Wittgenstein seppe mettere a frutto una dote del cervello che tutti posseggono. Mi riferisco, spiega ancora, alla naturale plasticità che questo organo possiede. Sappiamo che l’emisfero destro dell’encefalo comanda il lato sinistro del corpo, e l’emisfero sinistro il lato destro. Se una parte dell’organismo viene a mancare (come in seguito a un’amputazione), l’area motoria della parte illesa lentamente subentra nel ruolo dell’altra, che tiene in quiescenza la funzione venuta a mancare (per esempio, l’uso della mano) che prima era di sua competenza ma mantenendo le altre (il movimento della gamba).

Certamente, è possibile facilitare questo passaggio di competenze, conclude il professore: oggi disponiamo di svariate tecniche stimolatrici, ma alla base c’è sempre la ferrea volontà e la costanza del soggetto interessato. Qualità che certamente non mancarono mai al pianista Wittgenstein.

Ascoltiamo ora il concerto interpretato dallo stesso Paul Wittgenstein che ricevette e riceve ancora oggi molte critiche così commentate: questa è una grande performance storica. Riceve molti commenti negativi, ma coloro che criticano non riescono a superare il fatto che l’essenza della musica non è contare le note sbagliate. Le libertà e gli errori, a volte involontari, possono portare a risultati meravigliosi e inaspettati, così come un pittore lascia molte porzioni della tela al puro caso. La guerra è orribile, imperfetta, e questa performance rappresenta la bruttezza della guerra in modo così convincente (…)

Ciò dimostra che conoscere la storia dell’esecutore è quanto mai essenziale e in questo caso lo è ancor di più. Il contesto è uno sfondo fondamentale per comprendere le emozioni scatenate da una composizione musicale anche per i più esperti conoscitori dell’arte dei suoni.

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Riferimenti bibliografici

https://www.flaminioonline.it/Guide/Ravel/Ravel-Concertore.html

https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/14_luglio_01/paul-pianista-viennese-che-aveva-solo-mano-sinistra-2c53f9e2-00fe-11e4-b768-bebbb8a7659d.shtml