Intriso da sempre di musica, avendo trascorso l’infanzia (ahimè, inutilmente!) al fianco del padre che accompagnava al piano la madre cantante, al pari d’un novello Ambroise Bierce, lo scrittore topografo della Guerra di secessione americana, come archeologo ha rilevato (tacheometro, “dritta quella dannata stadia!” e logaritmi vari) mezza Africa Orientale, il Medio Oriente e il Centro America. Tra una stagione concertistica e l’altra organizzata come impresario (essendo sempre stato cacciato dai cori in cui cercava ostinatamente d’intrufolarsi), infine è approdato alla traduzione letteraria dei classici anglo-americani... sembrerebbe con risultati migliori che come baritono. Pare. Quello che invece è sicuro è che è davvero Il Cappellaio Matto.

De IL Cappellaio Matto

12. Ciclopi

L’episodio dal titolo “Ciclopi” si svolge quasi interamente nel locale di Barney Kiernan, nei pressi dell’Ormond Hotel, dove entrano l’anonimo narratore del capitolo – un esattore di debiti maldicente e denigratore – e l’amico giornalista Hynes.

Il pub è affollato di bevitori, tra i quali troneggia l’aggressivo e fanatico citizen, anch’egli senza nome, insieme a un “fottuto cagnaccio”, accovacciato ai suoi piedi, una delle creazioni più originali di Joyce.

Entrato nel locale perché ha un appuntamento con Martin Cunningham con il quale deve recarsi dalla vedova Dignam, e abbandonando la sua abituale prudenza, Bloom s’inserisce nella conversazione dei presenti che verte su temi molto vari.

Tutta la tensione dell’episodio converge nella discussione tra Leopold e il cittadino su temi riguardanti la contrapposizione tra odio e amore, umanità e crudeltà, compassione e indifferenza, e si conclude con l’ira del cittadino, il quale, accecato dalle verità di Bloom, lo costringe alla fuga sulla carrozzella di Cunningham giunto nel frattempo. L’episodio non si basa sulla tecnica del monologo interiore, bensì lo stile è vario e predominano il discorso “vissuto”, indiretto, le digressioni, il gergo giornalistico.

Non appena i due personaggi entrano nel pub, la prima immagine che si presenta loro è quella del cittadino con il suo cane Garryowen, menzionato molte volte all’interno del capitolo e del quale viene messa in evidenza l’ostilità verso il mondo e soprattutto l’odio nei confronti di Mr Bloom, che culminerà poi nell’inseguimento di Leopold lungo la strada alla fine del capitolo.

The Colleen Bawn (1911), production Kalem, réalisation Sidney Olcott avec Sidney Olcott (à genou) et JP McGowan.

Dunque, l’anonimo narratore cita due canzoni irlandesi dal titolo rispettivamente The Irish Rapparees (cliccare QUI)

e Rory of the Hill (cliccare QUI), utilizzate entrambe per descrivere il cittadino ed indicative del fatto che il narratore aveva già avuto occasione di udire l’invettiva politica del citizen, dal momento che entrambe le canzoni hanno tono nazionalistico e lo dipingono come un superpatriota.

Per quanto riguarda la prima canzone, i Rapparees erano i soldati irlandesi che rimasero in Irlanda, tormentando l’esercito inglese dopo la sconfitta di Giacomo II; la seconda, invece, celebra un contadino chiamato “Rory of the Hill”, che lottò per l’indipendenza dell’Irlanda.

Segue poi una lunga serie di nomi di legittimi eroi irlandesi, e nomi di persone assai conosciute che contengono il titolo di opere e di canzoni famose: si tratta di diciannove riferimenti alcuni di natura musicale che accrescono l’effetto comico di questo episodio:

The Rose of Castille (cliccare QUI)

The Man for Galwai (cliccare QUI)

The Man that Broke the Bank at Monte Carlo (cliccare QUI)

The Bride of Lammermoor, ovvero la Lucia di Lammermoor di Bellini (cliccare QUI per ascoltare l’aria “Regnava il silenzio” interpretata insuperabilmente da Maria Callas, Philharmonia Orchestra and Chorus, direzione di Tullio Serafin)

The Bold Sojer Boy (cliccare QUI, poi diventata una delle canzoni più famose durante la Guerra civile americana, per cui cliccare QUI)

Arrah na Pogue, ovvero la già citata The Wearing of the Green (cliccare QUI e QUI)

The Colleen Bawn (cliccare QUI e QUI; e QUI per vedere il film muto che ispirò nel 1911)

The Lily of Killarney (cliccare QUI).

La conversazione tra i presenti nel pub tocca vari argomenti nei quali viene coinvolto anche Leopold e, quando la discussione si sposta sulla pena capitale e poi sul morire per la propria terra, il narratore fa una citazione derivata da una canzone di Thomas Moore, dal titolo She Is Far from the Land, dedicata alla fidanzata del patriota Robert Emmet, Sara Curran, figlia di un famoso avvocato che difese molti patrioti irlandesi (cliccare QUI in un’esecuzione del 1911 del tenore John McCormack e QUI in un’interpretazione più moderna). Sara era innamorata di Robert Emmet, il quale venne condannato a morte, e la canzone è una commemorazione della sua sofferenza.

Dopo poche righe, il cittadino, infervorato dai discorsi sulla libertà, citerà ben tre canzoni, di cui The Memory of the Dead (cliccare QUI), è un cliché appropriato a descrivere questo personaggio, dal momento che in essa si combinano lo zelo patriottico e il desiderio di combattere per la patria, con l’amore per il bere; l’allusione successiva, invece, probabilmente è alla canzone dal titolo Sinn Fein (cliccare QUI), in cui viene esaltata la lotta in nome della libertà; la fervente esplosione del cittadino si conclude con alcune parole che evocano un’altra canzone di Thomas Moore sull’Irlanda sconfitta, dal titolo Oh! Where’s the Slave, So Lowly (cliccare QUI).

Subito dopo questa atmosfera solenne cambia quando si parla dei treni speciali per gite di piacere forniti agli abitanti della campagna e il passaggio a un tono gioioso è completato dal riferimento alla canzone The Night Before Larry Was Stretched, una ballata della fine del sec. XVIII di dubbia origine, che è una curiosa mescolanza di pathos, trivialità e macabro realismo (cliccare QUI).

Il discorso subito dopo si sposta anche su Blazes Boylan e sulla tournée di concerti che sta organizzando nel nord dell’Irlanda, e a quel punto il narratore si esprimerà con un cliché musicale, utilizzando le parole «Hoho begb, says I to myself, says I», che alludono a un famosissimo verso dell’aria cantata dal Lord Chancellor nel primo atto dell’operetta di Gilbert and Sullivan Iolanthe del 1882 (cliccare QUI e QUI

in una divertente versione in cartoni animati e QUI in una versione più canonica della D’Oyly Carte Opera Company And Orchestra).

Un’altra frase del narratore («Phil the Fluter’s Ball») allude alla canzone di Percy French Phil the Fluter’s Ball che si riferisce al pezzo che Boylan suonerà al concerto accompagnando Molly (cliccare QUI

e QUI in una versione più rock, diciamo e QUI qui in un’esecuzione più melodica).

Le parole «Rulers of the waves!» alludono a Rule, Britannia, Britannia rules the waves! di Thomson e Arne (che possiamo ascoltare QUI e QUI in una versione ancora più solenne e marziale, diciamo, mentre QUI e

QUI in due versioni più autoironiche come solo gli Inglesi sono in grado di fare), composta per esaltare l’imperialismo britannico: parole qui utilizzate per alludere ai nemici dell’Irlanda, nel momento in cui Lenehan solleva il calice di birra e lancia il tribale grido di guerra “Lamh Dearg Abu”.

Proseguendo nei suoi discorsi, il cittadino si lamenta del fatto che di lì a poco in Irlanda non ci saranno più alberi e allude alla canzone The Fair Hills of Eire, O, un inno alla fertilità del suolo irlandese (cliccare QUI

e QUI).

Il successivo riferimento musicale nei pensieri del narratore è a Miss Bee Honeysuckle, dalla canzone da music-hall You Are the Honeysuckle, I Am the Bee dall’operetta The Geisha (cliccare QUI in un’esecuzione un po’ ragtime, diciamo, e QUI da seguire con lo spartito, e QUI in un’esecuzione coreografica, diciamo, e QUI in un’esecuzione bandistica).

Il discorso poi torna sul tema dei popoli oppressi e dei dominatori e il cittadino getta lì una frase con cui evoca l’inno nazionale americano The Star-Spangled Banner di Francis Scott Key (cliccare QUI e QUI in un’esecuzione bandistica).

Il discorso prosegue e il cittadino, pronunciando delle malignità sulla regina Vittoria, allude all’abitudine della sovrana al bere e alla sua condotta con il proprio cocchiere, con un riferimento prima alla canzone Ehren on the Rhine, canzone della separazione tra un soldato e la donna amata, e poi alla canzone d’amore assai conosciuta all’epoca, Come Where My Love Lies Dreaming (cliccare QUI in una vecchia registrazione di Richard Crooks del 1937).

In conclusione il cittadino invoca una benedizione sull’assemblea presente nel pub e così la narrazione si sposta sulla descrizione di una lunghissima processione ecclesiastica, nella quale è presente la figura di Father O’Flynn, che ricorda l’omonima canzone comica e che conclude in modo umoristico la sua lunga filippica (cliccare QUI).

L’episodio quindi si conclude con l’immagine di Leopold messo in fuga dal cittadino che gli lancia addosso una scatola di biscotti e in modo umoristico la scena è accompagnata da due motivi musicali molto diversi nello spirito, uno sentimentale ed estremamente sdolcinato e irlandese, Come Back to Erin, e uno marziale, Rakoczy’s March, composta da Miklos Scholl nel 1809 (per il primo cliccare QUI nell’esecuzione del tenore John McCormack, amico di Joyce, e QUI in un’esecuzione più moderna e QUI diventata un vecchio film muto irlandese del 1914 tutto da vedere; per il secondo cliccare QUI e QUI secondo la “reinterpretazione” di Berlioz per la Dannazione di Faust, e QUI qui nella reinterpretazione di Liszt, e infine… avendo evocato il nome di Liszt, ci sia consentito concludere l’episodio con la divertente parodia del grande pianista ungherese che ne fa niente meno che… Bugs Bunny QUI).