Intriso da sempre di musica, avendo trascorso l’infanzia (ahimè, inutilmente!) al fianco del padre che accompagnava al piano la madre cantante, al pari d’un novello Ambroise Bierce, lo scrittore topografo della Guerra di secessione americana, come archeologo ha rilevato (tacheometro, “dritta quella dannata stadia!” e logaritmi vari) mezza Africa Orientale, il Medio Oriente e il Centro America. Tra una stagione concertistica e l’altra organizzata come impresario (essendo sempre stato cacciato dai cori in cui cercava ostinatamente d’intrufolarsi), infine è approdato alla traduzione letteraria dei classici anglo-americani... sembrerebbe con risultati migliori che come baritono. Pare. Quello che invece è sicuro è che è davvero Il Cappellaio Matto.

Dunque, l’episodio delle Sirene e la fuga, dicevamo: il Soggetto è ovviamente la canzone delle Sirene, le due cameriere Miss Douce e Miss Kennedy. Poi la Risposta, l’ingresso e il monologo di Bloom. Boylan, in attesa di recarsi all’appuntamento con Molly, è il Contro-soggetto. Infine, gli Episodi o Divertimenti sono le canzoni cantate da Mr Dedalus e da Ben Dollard.

Episodi, Soggetto e Contro-soggetto sono spesso legati insieme in modo contrappuntistico (cioè in più linee melodiche simultanee) nella narrazione o nella struttura del monologo di Bloom. L’episodio si conclude con un fiorire di temi, versi polifonici e armonie che imitano la narrazione precedente, quando le voci si allontanano ed emerge Bloom da solo immerso nei propri pensieri. Nell’episodio Joyce utilizza più di un centinaio di riferimenti a canzoni, di cui si serve per costruire questa struttura narrativa in una sorta di tour de force di espressioni musicali in forma letteraria, e creando effetti musicali che combinano uomo e natura in un vivace confronto fra strumenti musicali e i loro equivalenti negli animali:

«Sea, wind, leaves, thunder, waters, cows lowing, the cattlemarket, cocks, hens don’t crow, snakes hissss. There’s music everywhere».

Mare, vento, foglie, tuoni, acque, mucche che muggiscono, il mercato del bestiame, galli, galline che non cantano, serpenti che sssibilano. Musica dappertutto.

«Brasses braying asses through uptrunks. Doublebasses helpless, gashes in their sides. Woodwinds mooing cows. Semigrand open crocodile music hath jaws».

Gli ottoni che ragliano come asini giù per le proboscidi. I contrabbassi inutili, gli squarci nei fianchi. I legni vacche che muggiscono. Pianoforte mezzacoda aperto coccodrillo musicale con mascelle spalancate. 

La ripetizione di parole e sillabe, le allitterazioni, le assonanze, le parole tronche, si combinano con la struttura della fuga per canonem e altri espedienti musicali per creare la sensazione di musica in una completa “riconciliazione”, com’è stata da alcuni definita, tra soggetto musicale e forma. I critici concordano praticamente all’unanimità sul fatto che la tematica principale dell’episodio sia quella della perdita attraverso il tradimento sociale, sessuale, politico e religioso.

The Lost Chord, la canzone eseguita per la prima volta durante l’interpretazione senza parole di  Goodbye Sweetheart, quando per un momento nel corso della lunga giornata Bloom e Boylan, l’amante della moglie Molly, sono in scena contemporaneamente, vibra per tutto l’Ormond Bar, dove si svolge l’episodio, e per tutto il capitolo.

E ora passiamo agli ascolti. The Lost Chord (che abbiamo già ascoltato nella puntata vi), canzone composta da Arthur Sullivan nel 1877, al capezzale del fratello malato Fred, che infatti morì dopo cinque giorni.

La canzone divenne immediatamente di grande successo, vero cavallo di battaglia del contralto americano Antoinette Sterlingh e del contralto britannico Clara Butt, nonché dell’amante stessa di Sullivan, Fanny Ronalds.

Viene QUI proposta nell’interpretazione del tenore Webster Booth accompagnato all’organo da Herbert Dawson del 1939, e QUI nella sola interpretazione organistica di Diane Bish. Goodbye Sweetheart (che abbiamo già ascoltato nella puntata v) la riascoltiamo in un’interpretazione più… swing, diciamo: QUI.

The Lost Chord, persino più che l’aria più volta citata “M’appari”, è la canzone tematica di Bloom e si avvicina maggiormente alla verità emozionale: il silenzio di Leopod dà consenso a ciò che accade intorno a lui. I clienti del bar, compreso Boylan con lo sguardo sull’orologio, vanno e vengono. Le conversazioni, l’accompagnamento al pianoforte, le liriche, vanno e vengono. I climax musicali e sessuali sono raggiunti e superati mentre Bloom canta in silenzio, ammirando.

Questo silenzio è molto significativo perché indica il suo stato emozionale. Infatti Bloom non è semplicemente divertito e distratto dalla musica, ma ne è consumato, diciamo, anzi si perde in essa.

The Lost Chord può essere associata al tema della perdita, all is lost: se si pensa alla relazione esistente tra le parole chord e accord, è possibile ricondurre questa associazione all’immagine di Leopold Bloom che per anni ha cercato invano l’accordo perduto nel suo matrimonio con Molly e che ora è consapevole non poter raggiungere mai più nella sua vita: sebbene Leopold, nel ripetere che all is lost, si allontani dal romanzo passato e ammetta l’attuale tradimento, lo fa però senza apparente disperazione.

Con la prossima puntata inizieremo a parlare delle citazioni musicali nell’Ulisse, cercando di percorrere ol monologo interiore dei tre personaggi principali del romanzo, Stephen, Bloom e Molly, analizzando per ognuno le citazioni più ricorrenti…

Un’ultima osservazione, una didascalia, diciamo, sul “contrappunto”, cui sopra si è fatto riferimento. Il termine, usato per la prima volta da Giovanni de Muris nel Trecento, indica l’arte di combinare i suoni indicati dalle note: punto contro punto, e oggi vale per l’arte di combinare con una data melodia (canto dato) una o più melodie contemporanee più o meno indipendenti, che si dicono contrappunti al canto dato. Per meglio capire, si ascolti e si vedaQUI la fuga a due temi per organo di Johann Sebastian Bach su un tema dato di Legrenzi (BWV574), e per finire in animal allegria che senz’altro sarebbe andata molto a genio a Joyce, un ultimo ascolto: il Contrappunto bestiale alla mene di Adriano Banchieri: QUI.