Intriso da sempre di musica, avendo trascorso l’infanzia (ahimè, inutilmente!) al fianco del padre che accompagnava al piano la madre cantante, al pari d’un novello Ambroise Bierce, lo scrittore topografo della Guerra di secessione americana, come archeologo ha rilevato (tacheometro, “dritta quella dannata stadia!” e logaritmi vari) mezza Africa Orientale, il Medio Oriente e il Centro America. Tra una stagione concertistica e l’altra organizzata come impresario (essendo sempre stato cacciato dai cori in cui cercava ostinatamente d’intrufolarsi), infine è approdato alla traduzione letteraria dei classici anglo-americani... sembrerebbe con risultati migliori che come baritono. Pare. Quello che invece è sicuro è che è davvero Il Cappellaio Matto.

XI tappa bella musica in Joyce

De Il Cappellaio Matto

4 Calipso

Con l’episodio dal titolo “Calipso” viene finalmente introdotto il personaggio principale, Leopold Bloom, che dominerà i capitoli successivi fino all’ultimo, “Penelope”, nel quale la protagonista incontrastata sarà la moglie Molly.

Nell’episodio sono descritti in terza persona il risveglio al mattino del personaggio e le normali azioni casalinghe, fino all’uscita di casa per recarsi al funerale di Paddy Dignam, un amico morto improvvisamente. E anche qui non mancano i riferimenti musicali, anche su registri, diciamo, un po’ inconsueti. Per esempio, mentre Bloom osserva la gatta che lecca il piattino, fa riferimento alla nursery rhyme ovvero filastrocca per bambini Jack Sprat (per ascoltare cliccare QUI e QUI), che segna inoltre la prima di una serie di allusioni a questo genere di cantilena. E infatti, poco dopo a Bloom, pensando alle preferenze della moglie Molly quanto alla colazione, viene in mente un’altra nursery rhyme, Little Tommy Tucker (per ascoltare QUI).

Uscito di casa per recarsi dal macellaio per acquistare del rognone, lungo la strada Bloom passa nei pressi di una scuola dalla quale provengono le grida di bambini, e quindi gli viene in mente la semplice canzoncina dell’ABC che viene insegnata a scuola per imparare l’alfabeto (per ascoltare QUI).

Tornato a casa, Bloom raccoglie due lettere nell’anticamera, di cui una è da parte della figlia Milly, che nel suo testo cita la canzone Those Seaside Girls, che diventerà uno dei maggiori leitmotifs del romanzo (e che abbiamo già ascoltato nella puntata VII e che QUI possiamo ascoltare di nuovo in… una ben altra esecuzione).

Le citazioni musicali successive sono molto importanti e saranno frequenti nell’opera: si tratta di due brani che fanno parte del repertorio della moglie Molly che è una cantante, e si tratta del già più volte citato “Là ci darem la mano” dal Don Giovanni di Mozart e di Love’s Old Sweet Song, anch’essa già incontrata nella puntata V (e che QUI riproponiamo in una versione più… ‘tretenorile’, diciamo e QUI in una versione più ‘riservata’), brani citati nella seconda lettera che Bloom ha raccolto in anticamera, quella di Boylan, che annuncia un incontro con Molly programmato per quello stesso pomeriggio.

Bloom è particolarmente insospettito dall’incontro, ed essendo convinto che esso nasconda una relazione amorosa tra i due, interroga la moglie Molly sulla lettera, che la donna ha prontamente nascosto sotto il cuscino. In conseguenza di questo pensiero, i due brani musicali nominati nella mente di Bloom sono destinati a diventare simbolo e costante ricordo del tradimento e della relazione adulterina della moglie.

E a questo punto un nuovo riferimento a una nursery rhyme, Sing a Song of Sixpence (per ascoltare cliccare QUI), che viene in mente a Bloom, al pensiero della ragazza che abita alla porta accanto, quando si accinge ad esplicitare una funzione corporale…

L’episodio quindi si conclude con un riferimento alla famosa “Danza delle ore” presente nel terzo atto dell’opera La Gioconda di Amilcare Ponchielli (per ascoltare cliccare QUI). La danza, in forma di minuetto, fa affiorare alla coscienza di Leopold il ricordo del ballo di beneficienza al quale i due amanti, la moglie Molly e Blazes , si incontrarono.

5. Mangiatori di Loto

L’episodio successivo, “Mangiatori di Loto”, riguarda sempre Leopold Bloom e le sue riflessioni mentre si reca all’albergo diurno a fare il bagno prima del funerale di Paddy Dignam.

Lungo la strada si ferma all’ufficio postale dove ritira una lettera da parte di Martha Clifford, entra in chiesa a respirare un po’ d’incenso e ad ascoltare la musica… La prima citazione “Paradise and the peri”, richiama la seconda parte di una canzone di Thomas Moore dal titolo Lalla Rookh, musicata molte volte, m la versione più famosa è senz’altro quella di Robert Schumann (per ascoltare QUI). La canzone di Moore fa riferimento alle “peri”, creature della mitologia persiana che discendono dagli angeli caduti e quindi sono escluse dal paradiso finché la loro penitenza non è compiuta.

Nel frattempo Bloom ha raggiunto la porta posteriore della chiesa d’Ognissanti, in cui entra mentre si sta svolgendo una messa, e mentre osserva il prete che somministra la comunione ai fedeli, fa delle considerazioni blasfeme sul sacramento citando un’altra nursery rhyme, Hokypoky penny a lump, una famosa canzone di strada dei venditori ambulanti (per ascoltare QUI). Inoltre Bloom, nella stessa scena, vede un vecchio parrocchiano addormentato vicino al confessionale e questa immagine gli fa ricordare l’inno funebre protestante Safe in the Arms of Jesus (per ascoltare QUI).

Mentre poi Leopold si volta a guardare verso il coro, gli vengono in mente alcune composizioni musicali religiose di Rossini, Mozart, Mercadante, Palestrina. Di Rossini lo Stabat Mater (per ascoltare QUI), di Mercadante le Ultime sette parole di Cristo (cliccare QUI), di Mozart la Dodicesima Messa di Mozart (K. 258, ovvero Piccolomini o Spaut Mass, cliccare QUI) o la Missa in do (K.257, ovvero Credo Mass), in particolare il “Gloria” (cliccare QUI), tutta musica che abbiamo ascoltato nella puntata VI.

L’episodio infine si conclude con l’immagine di Bloom mentre si reca all’albergo diurno per fare un bagno e poco prima si sofferma con lo sguardo su un manifesto pubblicitario che rappresenta un ciclista chino sul manubrio, riferimento  che lo riconduce all’anonima ballata irlandese Johnny I hardly Kenw Ye (cliccare QUI e QUI in una famosa interpretazione di Joan Baez). La canzone di protesta per antonomasia che ha infiammato i cuori di tutte le generazioni giovanili a partire dall’anno della sua creazione. Johnny I hardly knew ye era così famosa che gli emigranti irlandesi se la portarono in America e durante la Guerra civile americana, nel 1863, divenne When Johnny comes marching home (per ascoltare QUI e QUI in una curiosa versione organistica).