Adriana Sabato, giornalista, risiede a Belvedere Marittimo. Dopo il liceo classico si è laureata in DAMS Musica all'Università degli Studi di Bologna. Dal 1995 al 2014 ha scritto su La Provincia cosentina e il Quotidiano della Calabria. Gestisce il blog Non solo Belvedere. Ha pubblicato nel mese di marzo 2015 il saggio La musicalità della Divina Commedia, nel 2016 Tre racconti e nel 2017 il saggio Nuove frontiere percettive nel pianoforte di Chopin.

Claudio Abbado: la trasformazione e il sistema.

Di Adriana Sabato

Claudio Abbado, nato a Milano da una famiglia di musicisti, è stato un direttore d’orchestra italiano tra i più famosi al mondo.

Formatosi verso la metà degli anni cinquanta a Vienna, assistendo alle prove dei maggiori direttori d’orchestra del momento, come Bruno Walter, George Szell e Herbert von Karajan, aveva esordito nel 1960 al Teatro La Scala di Milano e, otto anni dopo, alla prestigiosa Royal Opera House di Covent Garden, a Londra.

Dal 2004 ricoprì il ruolo di direttore musicale e artistico dell’Orchestra Mozart di Bologna, per la quale aveva promosso la realizzazione di un grande auditorium, su disegno di Renzo Piano. Nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nell’agosto del 2013, il 20 gennaio dell’anno seguente si spense nella sua residenza bolognese.

Il direttore si era stabilito a Bologna per stare vicino alla figlia Alessandra, laddove aveva fondato la sua ultima creatura: l’Orchestra Mozart.

Il concerto di addio era stato a Lucerna qualche mese prima, il 23 agosto, quando Abbado aveva diretto con l’Orchestra del Festival due concerti molto importanti: l’Ottava di Schubert e la Nona di Bruckner, due celebri incompiute.

Una strana coincidenza perché il caso, o forse no, volle che il direttore lasciasse la musica, e la vita, con due opere che testimoniano il carattere non-finito – in perenne evoluzione e trasformazione – di ogni esperienza artistica.

“Trasformazione” è la parola che meglio si adattò ad Abbado direttore e uomo: infatti negli ultimi cinquant’anni non c’è musicista che abbia incarnato meglio la voglia continua di ricerca e innovazione.

 Abbado ha diretto e segnato con la sua presenza e le sue scelte artistiche almeno cinque grandi orchestre: quella della Scala, la London Symphony Orchestra, la Chicago Symphony, i Wiener e i BerlinerPhilharmoniker.

Uomo schivo e, secondo molte testimonianze, piuttosto timido, Abbado non ha mai avuto paura di prendere posizioni anche clamorose a difesa delle proprie idee. Dagli anni turbolenti della Scala, quando la destra lo accusava di fare propaganda comunista addobbando il teatro di bandiere rosse per la prima di Al gran sole carico d’amore, di Luigi Nono https://www.youtube.com/watch?v=zK2Ez-4WMao,   alla Berlino che si riapriva alla democrazia dopo il 1989, fino ai viaggi in America latina e al sostegno all’idea di rivoluzione sociale attraverso la musica, Abbado non ha mai smesso di essere un intellettuale, oltre a un musicista puro, pronto a concepire la sua attività sullo sfondo delle trasformazioni e delle contraddizioni dei movimenti, delle idee, della produzione.

Claudio Abbado (Foto da larepubblica.it)

E,in tema di trasformazione, occorre specificare che Caracas è la seconda città al mondo per tasso di omicidi. Un terzo dell’intera popolazione del Venezuela vive al di sotto della soglia di povertà e due milioni di venezuelani soffrono costantemente la fame. Chi potrebbe immaginare che proprio qui prospera da trent’anni il più importante e innovativo esperimento di educazione musicale del mondo?

 La musica è necessaria al vivere civile dell’uomo, – aveva dichiarato il Maestro – perché si basa sull’ascolto, che è un elemento imprescindibile, anche se quasi sempre trascurato. La musica è necessaria alla vita, può cambiarla, migliorarla e in alcuni casi può addirittura salvarla. Per questo motivo da sempre insisto sull’importanza dell’educazione musicale, che in ultima analisi diventa educazione dell’Uomo.

 Dal 2003 al 2006 Abbado si recherà in più occasioni in Sudamerica, conquistato dal Sistema di Abreu.

 El Sistema è il metodo educativo di insegnamento musicale inventato nel 1975 dal musicista ed ex economista venezuelano José Antonio Abreu: attraverso l’apertura di una serie di scuole gratuite di musica per la gioventù e l’infanzia, avvicinerà i ceti più poveri alla musica, riuscendo a togliere dalla strada una moltitudine di giovani offrendo loro un futuro alternativo, un modello sociale diverso da quello esistente nei barrios o nelle favelas insieme ad una formazione musicale rigorosa.

 L’esperienza sudamericana darà ben presto i suoi frutti: nel 2010 il Maestro si attiverà per la realizzazione di un analogo progetto, il Sistema delle Orchestre e dei Cori Giovanili e Infantili in Italia, che inizierà la sua attività contro il disagio sociale, fisico e psichico contro l’emarginazione dei più deboli nel 2011.

Anche in Italia il Sistema si propone di agire richiamando l’attenzione sul valore educativo e sociale della musica, favorendo l’accesso alle strutture ai bambini e ai giovani tra i quattro e i sedici anni d’età appartenenti per lo più alle fasce sociali meno abbienti, a quelle più vulnerabili dei diversamente abili, a coloro che risiedono nelle zone più degradate dell’ambiente urbano.

Riferimenti bibliografici:

https://www.senato.it/3182?newsletter_item=1655&newsletter_numero=155#5

http://www.mondi.it/almanacco/voce/1040001

Claudio Abbado, La casa dei suoni. Milano, Babalibri, 2007.