Nato a Viterbo il 25 ottobre 1991, laureato in  lettere (Università della Tuscia) e appassionato di musica (jazz, prog, elettronica).

“L’arte non è uno specchio cui riflettere il mondo, ma un martello con cui scolpirlo.” Questo è quello che affermava Majakovskij, e non c’è niente di più vero. La Musica da troppo tempo è stata fusa con show televisivi, reality, programmi in prima serata, progetti commerciali, facendole perdere inevitabilmente il valore e la missione principale.

Lo scopo della Musica è quello di stupire, incantare, shockare, impressionare e sublimare le nostre emozioni, la nostra mente, i nostri pensieri. Nient’altro. L’Arte deve riuscire a migliorare, a far crescere e a sviluppare la personalità di chi ascolta. Invece, frequentemente ci si imbatte in  “artisti” che sminuiscono tutto ciò con il cosiddetto “prodotto facile”. Ci si è dimenticato che le arti hanno la potenza di educare la società, i più giovani, ed è impensabile come si abbia il coraggio di non mostrare, divulgare e facilitare la ricerca del “Bello”.

La vera e pura magia la si trova inevitabilmente nei lavori che vengono effettuati da chi studia, lavora e si dedica totalmente all’Arte. Michele Villetti è un esempio perfetto di tutto ciò. Laureato al Conservatorio di Santa Cecilia e in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Viterbo, insegnante di batteria, direttore della The Art Republic Foundation Studio e con all’attivo due album: “Masileyo (Soundtracks For A Real Life)” e quest’ultima uscita, “The Genius, Back To Earth”.

Il primo disco è già una perla rara che spicca sui tempi mesti che corrono. Otto tracce che spaziano con disinvoltura ed eleganza dall’ambient più etereo di scuola Brian Eno, slanci sinfonici alla mistica world music. E’ un acquerello carico di profumi e stilemi diversi che magicamente mostra coerenza, fascino, originalità ed ispirazione.

Magia che viene ampliata ulteriormente con l’universo sonoro di “The Genius, Back To Earth”. Ci troviamo di fronte nove brani che, facendo planare immediatamente la mente su visioni trascendentali, ci catapultano in una dimensione astratta, immaginifica.

La titletrack “The Genius” è già un’ascesa prodigiosa, commovente, nei pensieri più profondi del nostro spirito. Un sogno accarezzato da violini, percussioni e la celestiale voce di Michele che si adagia su questo stato di pura trance. Immaginate i fluxus incantati di Jarre dei periodo “Oxygene” insieme al misticismo del Gabriel di “San Jacinto”.

La traccia successiva, lo strumentale “D.a.P.”, crea un cambiamento climatico. Dalla luce si passa su timbri electro psych jazz  più oscuri, misteriosi, dove le frasi di piano e sax si aggirano in labirinti indecifrabili. “Through Intuition”, invece, è un calderone di pura world music (avete presente la Third Ear Band e Jon Hassell?) ricca di sfumature jazz etniche. Siamo approdati improvvisamente nella savana e, proprio nel momento in cui ci cominciamo a sentire più alienati, scorgiamo un fiume.

Un fiume di luce, sul quale riflette la Luna e le stelle. “Lullaby Firefly”, appunto, è un sensazionale viaggio sospeso nei minimalismi del piano e dell’incantevole voce di Marta Del Grandi, un pezzo che non ha nulla da invidiare agli Air di “All I Need”. La successiva “Alive!” scuote la nostra immagine estatica con l’ingresso della chitarra di Giacomo Anselmi che fa volare la jam su territori fusion/kraut alla Manuel Gottsching.

Siamo giunti quasi alla fine di questo caleidoscopico trip con il tappeto di synth lunare della strumentale “Growing Up”, un affascinante saggio carico di pathos che và in gloria con il magistrale solo di sax di Luciano Orologi. E giusto per non decretare un disegno decifrabile, l’ultima traccia “L’Alba Separa Dalla Luce L’Ombra” ci sfoggia una composizione lirica da primo 900, pronta a sugellare definitivamente l’estro sconfinato di Michele Villetti.

“The Genius” https://www.youtube.com/watch?v=pYDGiFpgFvs&index=1&list=OLAK5uy_mQ4mvONBNVdTO-gxNE6yawTzk0bP3yFsE

“Masileyo”

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