Studia pianoforte, clarinetto, composizione sperimentale e ingegneria elettronica senza terminare mai nulla. Mal sopporta gli aggettivi indefiniti e la sensazione armonica di dominante. Privo di capacità di networking, possiede al momento un numero di arti nella media. Ex grasso, ossessionato da alimentazione e forma fisica, suona cartoni animati per anni in giro per l'Italia e insegna fisica a via Panisperna (voglio dire). Consegue la Scomunica nel 2008. Gli amici più intimi lo chiamano Vilipendio.

La Vacanza

Di Vincenzo Lombardozzi

Salve! Permette una parola?

Prego.

È da un po’ che La vediamo capitare da queste parti. Forse può interessarLe uno dei nostri last-minute? Ne abbiamo di magnifici, a condizioni davvero interessanti.

No, in realtà giro, sì. Ma non ho una meta precisa.

In questo caso voglia accomodarsi un attimo, prego, Le presenteremo le nostre offerte migliori.

Ma sì, perché no, devo ammettere che mi ha incuriosito.

Non badi al viavai che vede qui. È normale, e dopo un po’ ci si abitua. Io non ci faccio neanche più caso. E poi, in un posto come questo, un flusso di persone in ingresso e in uscita è la pubblicità migliore.

Ma mi dica, la prego.

Ahah. La Sua peculiare determinazione mi fa ritenere che Lei potrebbe trovare interessante una destinazione che va per la maggiore.

Sì?

Provo a descriverla. Mi segua con attenzione, perché sono sicuro che non ha mai immaginato posti simili.

La prego, ponga rimedio lei alla mia mancanza di fantasia.

Mi complimento per il Suo umorismo, sono sicuro che farlo non sarà difficile. Si guardi. È fermo, non ha una particolare postura, mi perdoni se Le dico che prima di questa conversazione Lei non aveva l’aria di divertirsi tanto. Lei non sembrava affatto prendersela a cuore. Si immagini adesso arrivare in un posto dinamico, animato da persone sui cui volti si legge una destinazione, ma soprattutto uno stato d’animo, ben determinati ad ogni istante.

Da come lo descrive potrebbe essere esattamente il posto in cui lei e io ci troviamo in questo momento. Cos’ha di tanto diverso da farmi venir voglia di esserci?

Tutto. Questa è la chiave migliore, per capirlo. In questo posto c’è Tutto. C’è anche quello che non c’è, perché ce lo porta chi vi viaggia, una volta arrivato, per il semplice fatto di esserci.

Che vuol dire “c’è tutto”? Come si fa a dire Tutto? Ci sono forse cose che a me e a lei, in questo momento, non è dato avere?

Non avrei saputo spiegarlo meglio. Anzi mi permetta di prendere un appunto, com’è che ha detto? “Cose che finora non è dato avere”. Se permette lo segnalerò tra gli slogan della prossima stagione.

Faccia pure, ma la prego: venga al dunque. Non mi è affatto chiaro cosa ci sia di interessante in questo posto.

Prima Le chiedevo di notare la Sua, anzi la nostra particolare condizione. Io e Lei stiamo parlando. La nostra conversazione episodica, pur non avendo nulla di eccezionale, ha spezzato una Sua dinamica che in precedenza, mi perdoni l’ardire, era inconsistente.

Sì?

Provi a immaginare questo. Lei arriva in un posto dove trova Tutto.

Tutto che?

Tutto. Ogni cosa. Ogni merce, ogni clima. Lei potrà aver caldo e sudare. Potrà aver freddo, e coprirsi. Potrà nuotare o navigare sull’acqua, camminare, inciampare, correre sulla sabbia, sulle rocce, sulla terra battuta. Potrà sciare sulla neve. Nel posto di cui parlo sarà giorno e insieme notte. Ci saranno albe e tramonti, e avranno luogo nello stesso istante. Potrà trovarsi al crepuscolo o nella luce del mezzogiorno. O in piena notte, se preferisce. Sono lieto di poterle dire che i nostri tecnici hanno realizzato l’imponderabile. C’è un angolo per ogni istante, e gli istanti coincidono tutti insieme e allo stesso momento.

Crepuscolo? Notte? Mezzogiorno?

Provo a spiegarle. Guardi questa lampadina. La sua luce permette a me e a Lei di guardarci in faccia. Vede? In questo momento, si può dire, ci sovrasta. Ma è equidistante da entrambi. Adesso immagini che al Suo ingresso qui, la sua luce fosse sopra di Lei, e mano a mano che parliamo, essa si spostasse su un binario verso la parte opposta di questa stanza.

Ebbene?

Avremmo creato una lista infinita di illuminazioni in successione. Un’Alba, una Notte, un Mezzogiorno. Adesso provi a immaginare che il binario possa scorrere su un piano vicinissimo al Suo, o su uno parallelo ma più alto. Lei avvertirebbe il calore o la sua assenza, oltre alla luce, di questa lampadina. Avremmo le Estati, gli Autunni, gli Inverni. A esser fortunati, potremmo collezionare Primavere, in numero anche consistente. Ma ciò che è sbalorditivo è che il posto in cui possiamo mandarLa è sovrapposizione di ogni fotogramma che Le ho descritto. Un posto in cui c’è una sola, potente lampadina, che sorge e tramonta insieme, che La scalda e allo stesso tempo è troppo lontana per riuscirci. Tutto contemporaneamente. Come se ora fosse la lampadina a essere ferma, e la stanza che ci contiene si muovesse. Lei si troverebbe a ogni istante in un punto preciso della stanza, ma in quell’istante esisterebbero infiniti punti per ognuna delle infinite combinazioni di luminosità e calore possibili. Chiaramente, Lei potrà provare una sensazione alla volta, ma una volta sul posto si renderà subito conto di come questa politopìa, se così vogliamo chiamarla, sia possibile. Naturalmente la cosa è più complessa di come ne parlo. I nostri architetti hanno ideato un sistema di rotazioni combinate, letteralmente Celestiale e a dir poco Rivoluzionario. Ma credo di averne descritto gli effetti in modo adeguato.

Ammesso che ciò possa interessarmi, perché dovrei imbarcarmi in un viaggio che immagino avrà modo e durata non indifferente?

Ha ragione. Un viaggio che La porti in una destinazione simile non può che essere lungo. Diciamo qualche mese. E come ogni viaggio anche questo, non lo nascondo, presenta rischi e disagi. Ma Lei si sorprenderà delle moltitudini che avranno fatto questo viaggio. In più, dall’esperienza di molti viaggiatori, di tutta la Vacanza la parte che più rimane impressa e più viene rimpianta, è proprio il Viaggio.

Cos’è, quel termine che ha usato? La “Vacanza”?

Sì. È un altro dei vantaggi che Le offriamo.

Non capisco.

Ora Le dico. Un attimo fa, parlavamo di Dinamica. Lei entrando qui, e intraprendendo la nostra conversazione, ha interrotto la Sua condizione preesistente, variando seppur di poco il Suo stato. Mi perdoni la sfacciataggine, ma in questo momento io La vedo interessata. Non attribuisco questa Sua nuova condizione a mie particolari qualità, mi permetto di dirLa interessata perché ascolto le Sue domande e Le do delle risposte, che appagano le Sue curiosità e ne generano altre. Io La vedo interessata nel momento stesso in cui Lei entra in questa stanza alterando la Sua condizione preesistente. Quando L’annoierò, Lei se ne andrà. E allora anche la noia (di cui preventivamente mi rammarico) sarà un nuovo stato d’animo, ed è questa collezione di fasi che io chiamo Dinamica, ovvero Collezione di Intensità. Mi perdoni se dico cose scontate; non voglio insultare la Sua intelligenza e le Sue capacità immaginative.

Si figuri. Ma deve ancora spiegarmi cosa intende per “Vacanza”.

Ci arriviamo. La premessa mi serve perché il posto di cui provo a parlarLe (e che meriterebbe mentore più capace) ha caratteristiche davvero sorprendenti. Cerchi di immaginare, adesso, che sia possibile ampliare la gamma di sensazioni possibili. Non ci sono più curiosità e noia, o l’apatia che precedeva il Suo ingresso in questo ufficio. Nel posto in cui possiamo mandarLa, avere sensazioni sarà reale, in qualità e quantità sorprendenti. Scoprirà, nel momento in cui avremo il piacere di svolgere l’incarico anche con Lei, come le forze che si alternano laggiù (o lassù, perché le direzioni saranno tutte insieme, ovvero non ci saranno direzioni), quelle forze saranno difficilmente resistibili. Lei potrà cibarsi dei cibi più vari, gustare sapori nuovi, trarne forze sorprendenti. Annuserà odori che sarebbe ingenuo provare a raccontare. Vedrà posti lontani, toccherà altre cose. Proverà piaceri inconfessabili. Ma ciò che costituisce la vera differenza tra chi si concede una Vacanza e chi no, sta nella Vacanza stessa.

Cioè?

La annoio con un’altra banalità. “Vacanza” vuol dire mancanza. Vuoto. Non sarà la varietà delle fasi ad ampliarle la dinamica, ma la loro mancanza. La genialità sta nel suggerirLe di Prendersi una Vacanza. Riesce a cogliere? Lei non sapendo niente, non manca di niente. Quando Le faremo rendere conto, Lei finalmente prenderà la Vacanza in sé. Non avere cibo Le farà accorgere dell’esistenza del cibo stesso, come e più dell’averlo. Scoprirà nei cattivi odori il senso del profumo. Nel disgusto il sapore. Lei amerà, e ne sarà devastato. Non sarà corrisposto, e tutto perderà di senso. Come perderà senso quando sarà amato, ma in un modo diverso ed estasiante. E Lei saprà cos’è l’estasi solo quando conoscerà l’orrore suo contrario. Per avere dovrà perdere. Dovrà ignorare, per sapere. Per vivere dovrà morire.

Io non voglio. Ciò di cui lei fa commercio è immorale. Lei vende la peggiore delle droghe, e visto che non vedo tariffari ne concludo che sia un sadico, o lo sia chi da lei si fa rappresentare. Non vedo l’ora di essere fuori da qui, Signore mio, perché quello che oggi ho ascoltato mi sembra, e questo è il peggio, non privo di attrattive per una mente selvaggia. Il che poi è il vero pericolo. Voi fate leva sui peggiori istinti. Peggio! Ne fate nascere a chi ne era privo.

Lei che si immagina felice di uscire da questa anticamera può farlo solo perché oggi lo ha imparato. Lei mi deve tutto, perché prima di incontrare me non aveva niente. Niente sapeva. Mentre ora sa.

Mi lasci in pace.

Lei non capisce. Lei ora desidera qualcosa, o il suo contrario. Tra i nostri clienti c’è chi desidera di partire al più presto, e chi ne è terrorizzato. Chi, una volta giunto, si gode ogni momento; e chi della sua permanenza maledirà ogni istante. Chi non vorrebbe mai andarsene, e chi lo fa volontariamente e in anticipo, sopprimendo il buon senso e attirandosi il biasimo di tutti. Sono pochi, a dire il vero, perché non si rinuncia così presto alle Possibilità. Ma ciò che accomuna il soddisfatto al non rimborsato è La Vacanza. Per attirarLa qui, io Le ho dato qualcosa: curiosità. Lei ne ha presa, e ora sa di cosa manca. Di Tutto. Laggiù (o lassù, o a sinistra o a destra o dietro o davanti, o tutt’intorno o in nessun luogo) troverà Tutto. Lo so, ne sono certo, perché ce lo porterà Lei provandone la mancanza, cioè con la Sua Vacanza. Lei non ha niente, e questo ci darà Tutto. Per ogni cibo che laggiù Le sarà dato, Lei ne immaginerà infiniti, e li desidererà. Li inventerà per Noi desiderandoli. E così Lei Ci darà Tutto.

Ora io me ne vado.

Ora lei se ne andrà, e sarà amato e odiato. Odierà e amerà. Il più delle volte, senza ragione. Perché il momento in cui Noi le abbiamo rivolto la parola, quello è il momento in cui lei è stato concepito. Prima non sapevi niente, e niente eri; adesso per Noi sei Tutto, e non finirai mai di esserlo.

L’immagine di copertina è L’incubo di Johanne Heinric Fussli