Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Nelle Cévennes con Stevenson

Di Geraldine Meyer

C’è un uomo alto, allampanato, dal naso volitivo che, nell’autunno del 1878 si mette in cammino tra la bellezza selvaggia delle Cévennes, in quella Francia rurale, di piccoli villaggi e grandi e cupe storie che fa parte del Massiccio Centrale. Quell’uomo è Robert Luis Stevenson e i suoi passi lo condurranno da Le Monastier-sur –Gazeille a Saint-Jean-du-Gard. A fargli da compagna di viaggio, oltre ai pensieri e alle annotazioni che diventeranno un libro, c’è Modestine, una piccola asinella.

Qualche decennio dopo, Tino Franza, autore di questo delizioso In cammino con Stevenson, ripercorre lo stesso cammino, attratto dalle parole dello scrittore scozzese e da quel paesaggio da lui così mirabilmente descritto e da cui è impossibile restare sordi. Lo stesso Massiccio Centrale che, come ci ricorda l’autore, riportando le parole di Braudel: “[…] è una fortezza quasi al centro esatto del territorio, da dove divergono le acque, le rotte e gli uomini.”

Un libro che racconta dunque di un viaggio a piedi, un viaggio nel viaggio, su sentieri boscosi bruciati dal sole o fradici di improvvisi acquazzoni, ma anche tra pagine di libri, di storia e di storie. Stevenson e Franza camminano insieme, pur a distanza di tempo, e le loro esperienze si mescolano e si alternano. Tra storie e incontri dell’autore e storie e incontri dello scozzese.

Attorno quella Francia arcaica, di case di pietra, di chiese, di storie sanguinarie macchiate di religione tra ugonotti, protestanti, cattolici e Camisardi. Tra misteriose bestie feroci, come la Bestia del Gevaudan, che uccidono donne e bambini e alberghi e locande. In un continuo spostarsi nel tempo e nello spazio. Tanto che questo libro, oltre che un bell’esempio di erede della vasta “letteratura del camminare”, diventa un affascinante manuale di storia letteraria, con divagazioni filosofiche. Come è inevitabile quando l’argomento è quel viaggio a piedi, causa e effetto di molte narrazioni e riflessioni sulla natura umana e il suo rapporto con la natura e l’ambiente.

Ma cosa aveva spinto Stevenson a quel viaggio, oltre al suo profondo amore per tutto ciò che era francese? Non poteva non essere che l’amore per una donna. Quella Fanny desiderata e amata, di un amore da molti contrastato ma la cui forte e indipendente personalità aveva avvinghiato a sé il giovane Robert. Che si mette dunque in cammino per riflettere su quale forma avrà, o possa avere, il suo futuro con quella donna. Una motivazione sentimentale dunque che si mescola con un già consolidato amore di Stevenson per i resoconti di viaggio e l’avventura, geografica e umana, come dimostrano testi come Un’escursione nell’entroterra e saggi su gli inquieti Villo, Poe e Withman.

Questo In cammino con Stevenson è sì il racconto di due cammini ma anche un breve racconto di quella letteratura di viaggio che non perde fascino. La narrazione dell’amore di Stevenson per i viaggi sconfina in note, assai godibili, di lezioni di odeporica. Come le righe in cui Franza ci parla di Hazlitt, scrittore inglese che “con il saggio On Going a Journey aveva fissato per primo i parametri per la camminata nella natura, e fondato quel sottogenere della letteratura di viaggio che fu la narrazione di viaggi a piedi.” E come quelle parole che riportano alla Nuova Eloisa di Rousseau considerato “l’inventore della solitudine” ma anche “[…] il primo a interrogarsi sul senso del camminare, e ad attribuire alla marcia un valore romantico. La marcia avvicinava alla natura, al primordiale, e faceva subito bene, dava un senso di felicità e di libertà.”

Un libro veramente ben scritto e ben costruito questo In cammino con Stevenson, in cui il mutare dei pensieri insieme al mutare del paesaggio, diventa il pretesto per modulare i modi di incontrarsi e di raccontare storie e luoghi. Ma anche un languido e lento (come un cammino a piedi) giro di ricognizione su quella letteratura, quella filosofia e quella predisposizione d’animo che induce a vagare, a vagabondare tra sentieri e libri, tra vallate e parole.

In cammino con Stevenson Book Cover In cammino con Stevenson
Tino Franza
Viaggi a piedi
Exorma Edizioni
2015
179 p., brossura