Adriana Sabato, giornalista, risiede a Belvedere Marittimo. Dopo il liceo classico si è laureata in DAMS Musica all'Università degli Studi di Bologna. Dal 1995 al 2014 ha scritto su La Provincia cosentina e il Quotidiano della Calabria. Gestisce il blog Non solo Belvedere. Ha pubblicato nel mese di marzo 2015 il saggio La musicalità della Divina Commedia, nel 2016 Tre racconti e nel 2017 il saggio Nuove frontiere percettive nel pianoforte di Chopin.

ENNIO MORRICONE, UNO SMISURATO AMORE PER LA MUSICA

Di Adriana Sabato

Renzo Cresti la chiama anti – metodologia.

E con ciò si riferisce a quello smisurato e mai dimenticato amore per la musica assoluta, da parte di Ennio Morricone, grazie al quale il compositore avrebbe voluto essere ricordato.

Non per caso l’autobiografia aveva voluta intitolarla “Inseguendo quel suono”   continuando così ad affermare che la musica è quella in una sala da concerto, dove la si ascolta per sé stessa e non è supporto complementare dell’immagine.

Ma la musica da film nulla ha tolto alla sua arte, anzi, al contrario ne ha fatto un’esperienza totalizzante in quanto ha dimostrato l’enorme importanza di sapersi invece affidare a una cultura musicale ampia e agile, scrive Cresti, pronta ad affrontare, senza barriere mentali, ogni situazione, con gran duttilità e in maniera camaleontica, cosa più facile a dire che a fare, considerando come la stragrande maggioranza dei musicisti sia chiusa nel loro genere e sappiano padroneggiare con sicurezza un solo stile musicale.

Ed è questo che ha fatto di Morricone un artista dotato di grande eclettismo.

L’eclettismo di Morricone, scrive ancora Cresti, non proviene da una scelta, ma è legato a esigenze biografiche, da qui la sua efficacia e naturalezza. Ha iniziato a scrivere negli anni Cinquanta e nel decennio successivo […] ha fatto parte, come trombettista, del Gruppo di improvvisazione dell‘Associazione Nuova Consonanza di Roma, un Gruppo fra i più avanzati nel campo della musica d’avanguardia dell’epoca.

Studiando al Conservatorio di Santa Cecilia, lo ripeteva spesso il Maestro, non immaginavo che sarei giunto a comporre musica per il cinema. Avevo allora, e ho ancora oggi, altre aspirazioni. Non che io disprezzi ciò che ho fatto e faccio per il cinema, ma non è certamente la soddisfazione spirituale che ritengo sia stata appagata, almeno in parte.

Dal 1957 Morricone aveva dato vita ad una serie sconfinata di opere: l’ultima, composta nel 2013, una messa per Papa Francesco, ma anche musica da camera, musica vocale, musica per coro, solisti ed orchestra, concerti, oltre ad arrangiamenti per musica leggera e ensemble, insomma un elenco lunghissimo che gli ha permesso di realizzare un suo progetto. All’inizio doveva essere l’unico, poi invece ha dato origine a qualcosa di diverso ma ancor più peculiare.

 Ennio Morricone, scrive Cesare Fertonani, ha sviluppato infatti un’idea di colonna sonora che instaura un rapporto critico e interattivo, di vero e proprio commento, nei confronti della pellicola e non si limita affatto ad accompagnarla o, peggio, ad assecondarla all’unisono.

Morricone ha scritto musiche per oltre 500 film, conquistando l’ultimo Oscar per la colonna sonora di The Hateful Height nel 2016, dopo aver ricevuto la statuetta alla carriera nel 2007. (ascolto1) Ascolata QUI

La dirompente ispirazione melodica, la capacità di reinterpretare l’immagine dello schermo in note sul pentagramma, il talento unico nell’usare con sapienza tutti gli strumenti della composizione “accademica” in un genere che ha nella capacità evocativa la sua peculiarità, ecco la sua unicità. La sua musica possiede un forte impatto emotivo grazie anche alle soluzioni strumentali, agli effetti suggestivi delle invenzioni timbriche.

Lo stesso Maestro aveva descritto il suo modo di comporre: fino a qualche anno fa le mie esperienze di musica da concerto erano per me completamente separate dalle altre: due mondi non comunicanti, due dimensioni non commensurabili. C’è stato un periodo in cui ho quasi completamente tralasciato di scrivere musica per concerti. Componevo solo per il cinema. Quando mi rimettevo a scrivere musica da concerto avevo bisogno ogni volta di prendermi un buon periodo di tempo per disintossicarmi dalla pratica della musica da film. A poco a poco però mi sono accorto che questi periodi di distacco e di separazione mi occorrevano sempre meno. Adesso posso scrivere un pezzo senza bisogno di alcun distacco.

Parole chiare e significative: fanno ben comprendere la grandezza dell’uomo e la genialità del compositore. Morricone ha lasciato un solco profondo nella storia della musica del secondo Novecento.

 Come pochissimi altri compositori del nostro tempo, scrive ancora Cesare Fertonani, ha la capacità dei grandi artisti di raggiungere un pubblico internazionale e, cosa ancora più difficile, transgenerazionale; e come pochi altri compositori è amato dai musicisti delle più diverse culture ed estrazioni. In fondo la storia musicale dal 1945 a oggi dovrebbe aver insegnato quanto sia artificioso – oltre che controproducente – tracciare confini netti, erigere steccati e barriere tra generi, ambiti e culture.

 Infatti, i recenti brani, come la Cantata per l’Europa (ascolto 2) Ascolta QUI

 oppure Ombra di lontana presenza, (ascolto 3) Ascolta QUI

 mettono in pratica, anche per la musica da concerto, quella pluralità linguistica, quella disponibilità ad affrontare stilemi differenti che Morricone ha utilizzato, fin dagli esordi, nella musica da film. Finalmente facendo coesistere, nella sua attività complessiva, in toto, varie lingue e diverse forme, svariati stili e differenti espressioni, in una sintesi musicale che non tralascia il rapporto umano e che anzi ne fa il perno, nel cinema, nella musica, così come nella vita di ogni vera esperienza.

Riferimenti bibliografici:

http://www.renzocresti.com/dettagli.php?quale=3&quale_dettaglio=94&fbclid=IwAR0Yx1uayev6HVuNyfvy2ThpfhXOLrGZu-ylLHwJr80irzERLYwFvvnygHg