Intriso da sempre di musica, avendo trascorso l’infanzia (ahimè, inutilmente!) al fianco del padre che accompagnava al piano la madre cantante, al pari d’un novello Ambroise Bierce, lo scrittore topografo della Guerra di secessione americana, come archeologo ha rilevato (tacheometro, “dritta quella dannata stadia!” e logaritmi vari) mezza Africa Orientale, il Medio Oriente e il Centro America. Tra una stagione concertistica e l’altra organizzata come impresario (essendo sempre stato cacciato dai cori in cui cercava ostinatamente d’intrufolarsi), infine è approdato alla traduzione letteraria dei classici anglo-americani... sembrerebbe con risultati migliori che come baritono. Pare. Quello che invece è sicuro è che è davvero Il Cappellaio Matto.

La musica in Joyce. X tappa

De Il Cappellaio Matto

Dunque, iniziamo ora a parlare delle singole citazioni musicali nell’Ulisse, come anticipato al termine della puntata scorsa, cercando di percorrere il monologo interiore dei tre personaggi principali del romanzo, e cioè Stephen, Bloom e Molly, analizzando per ognuno le citazioni più ricorrenti, o per lo meno quelle più significative e che svolgono un ruolo importante nel sottolineare una tematica, nell’analizzare un particolare stato d’animo o nel dare un tono particolare al testo.

1. Telemaco

La figura di Stephen domina i primi tre episodi dell’opera, e precisamente “Telemaco”, “Nestore” e “Proteo”. Nel primo episodio, il protagonista è affiancato dalla figura di Buck Mulligan, lo studente di medicina che lo ospita nella Torre Martello, dove per l’appunto è ambientato l’episodio, e al quale sono già affidate varie citazioni musicali già a partire dalle prime pagine del testo che si aprono con una citazione tratta dall’inizio della messa: “Introibo ad altare dei (che possiamo ascoltare QUI in canto gregoriano). Nel primo monologo di una certa consistenza poi, attribuibile a Stephen, è presente il riferimento alla ballata popolare americana Break the News to Mother, presente nell’Ulisse nella forma «Break the news to her gently…» (per ascoltare QUI). Si tratta di una ballata scritta nel 1897 divenuta subito popolare durante la guerra ispano-americana (1898). La canzone racconta la storia di un giovane colpito a morte proprio mentre sta salvando la bandiera caduta della propria compagnia.

Il generale, che inizialmente elogia il soldato per la sua azione coraggiosa, si rende conto che in realtà si tratta del proprio figlio. Nella ballata si parla dell’amore del giovane per la propria madre il che introduce il tema del rapporto conflittuale di Stephen con la madre. Il ricordo della madre è ricorrente nell’episodio e anche quando Buck Mulligan canta un brano di Who goes with Fergus (per ascoltare QUI) tratto da The Countess Cathleen di Yeats, Stephen rievoca con nostaglia l’episodio della sua vita in cui suonò e cantò questa canzone mentre la madre si trovava sul letto di morte e ascoltava con gioia la sua musica.

James Stephen Fenian

È sempre Mulligan che, combinando il proprio entusiasmo per una sbornia con una parodia dell’accento cockney dello studente Haines, canta un brano tratto dalla canzone The Golden Wedding (per ascoltare QUI), scritta nel 1889 da un americano di colore, James A. Bland, e allo stesso modo successivamente intona qualche strofa della canzone irlandese McGilligan’s Daughter Mary Ann (per ascoltare QUI).

È sempre Mulligan che in seguito, parlando con la donna del latte e consegnandole i soldi, dice : «Ask nothing more of me, sweet…» introducendo con queste parole una strofe del poema di Swinburne, musicato da Theophile Marzials (per ascoltare QUI).

Ed è sempre Buck Mulligan che parlando della torre in cui essi vivono fa riferimento esplicito a un’anonima ballata irlandese Shan Van Vocht (La povera vecchia donna) della fine del secolo XVIII (per ascoltare QUI).

2. Nestore

Il secondo episodio “Nestore” è incentrato ancora sulla figura di Stephen: viene descritta la sua deludente esperienza come insegnante di scuola, e anche durante il colloquio con il professor Deasy non mancano i riferimenti musicali. Stephen infatti assocerà i sentimenti orangisti dei direttore della scuola con la ballata irlandese Croppies Lie Down (per ascoltare QUI), in cui sono espressi valori patriottici e desiderio di lotta per il proprio paese e il re, contro i traditori e i ribelli, che saranno identificati con il termine Croppy, utilizzato in particolare per riferirsi ai ribelli irlandesi. I sentimenti di Stephen nei confronti del professor Deasy sono espressi dopo poche righe in un’altra anonima ballata irlandese, The Rocky Road to Dublin (per ascoltare QUI), attraverso la quale egli manifesta impazienza e disgusto nei confronti delle pretese di Deasy di ribelle e suddito fedele, associandolo all’eroe comico della ballata.

3. Proteo

Il terzo episodio, “Proteo”, si regge sul monologo interiore di Stephen, il quale passeggia da solo sulla spiaggia di Sandymount prima di recarsi all’agenzia di stampa e al pub, dove gli hanno dato appuntamento gli amici Mulligan e Haines. Nel corso del suo monologo interiore, una delle prime citazioni musicali che emergono nei suoi pensieri riguarda l’operetta di Gilbert e Sullivan The Gondoliers, che abbiamo già citato nella prima puntata, e più precisamente il riferimento è alla canzone di Don Alhambra presente nel primo atto (per ascoltare QUI e QUI, per chi poi desiderasse ascoltare l’intero primo atto cliccare QUI).

Mentre poi si trova in casa dello zio Richie, quest’ultimo si mette a fischiettare “Ferrando’s aria de sortita”, l’aria cioè che apre Il Trovatore di Verdi “All’erta… di due figli” (per ascoltare QUI). Il fluire dei pensieri di Stephen continua e con i suoi ricordi torna al periodo trascorso a Parigi come studente, ritornando anche al pensiero della madre. E qui nuove citazioni musicali, con riferimento alle canzoni irlandesi di Percy French (per ascoltare QUI).

La citazione musicale successiva riconduce alle meditazioni di Stephen su James Stephen, capo dei Feniani che lottavano per l’emancipazione dell’Irlanda dal governo inglese. Dopo aver alluso ancora ai Feniani prigionieri per la loro causa (per ascoltare QUI), Stephen rievoca un’anonima canzone irlandese, The Boys of Kilkenny (per ascoltare QUI), un tributo alla bella vita a Kilkenny.

Un’ulteriore citazione musicale fa invece riferimento all’anonima e bellissima ballata irlandese The Wearing of the Green (che vale al pena ascoltare in diverse esecuzioni QUI e QUI e QUI), in cui si allude alla figura di Napper Tandy, uno dei fondatori della Society of United Irishmen nel 1791 a Belfast, che sperava di unire protestanti e cattolici nella causa nazionale. Questa ballata, che ancora si ascolta durante le parate del St Patrick’s Day, è una ballata nazionalista da strada, nata dalla ribellione del 1798, in cui si parla dell’Irlanda come paese che soffre.

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Stephen rievoca fra sé e sé i tempi d’oro dell’Irlanda, e fa un ulteriore riferimento musicale alla canzone di Thomas Moore Let Erin Remember the Days of Old, che allude al monarca irlandese Malachi II, che governò nel decimo secolo e liberò l’Irlanda dall’oppressione dei Norvegesi (per ascoltare QUI).

Infine, un ultimo riferimento musicale dell’episodio è relativo alla “canzone dei fantasmi” di Ariel in The Tempest di Shakespeare (per ascoltare QUI), in cui Ferdinand è alla ricerca del padre, ma, come Stephen, non del padre biologico bensì di una figura che rappresenti una guida spirituale, che possieda quella saggezza e capacità di comprensione di cui entrambi hanno bisogno, mentre i loro veri padri, disseminatori di falsità e detrattori di verità, non sanno dare loro.

 

 

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