Luca Morettini Paracucchi, nato il 24 febbraio 1988. Lucchese da tutta la vita, Viterbese da qualche tempo. Ho una passione molto forte per ciò che riguarda il cinema, la letteratura, la musica, il mondo dei fumetti e dell'arte in generale. Tra le mie passioni hanno un posto di rilievo il mondo del punk e certi aspetti della cultura cosidetta nerd. Scrivo da quando avevo otto anni, recentemente ho ripreso dopo un periodo di stop. Spero sia la volta buona

Lucca Comics & Games 2018, 2 novembre, terzo giorno della manifestazione. E’ mattina presto e mi aggiro nel gigantesco padiglione di piazza Napoleone in cerca di qualcosa di ghiotto. Ad uno stand vi sono alcuni autori che stanno firmando copie dei loro lavori. Uno di essi è Roberto Recchioni che nel campo dei fumetti vale quanto può valere Cristiano Ronaldo nel calcio. Stiamo parlando di colui che dal 2013 è il curatore di Dylan Dog e che lo ha traghettato verso un’immagine più nuova e al passo coi tempi, creatore delle serie “John Doe” e di “Orfani”, la prima testata della Bonelli interamente a colori. Ma questa è solo la punta di un iceberg grande quanto il K2.
Mi avvicino. Scorgo una pila di copie di un romanzo di cui è autore. S’intitola “La fine della ragione”, pubblicato a febbraio dalla Feltrinelli o per meglio dire dalla nuova Feltrinelli Comics. Perché se la forma e l’apparenza tenderebbero a far pensare ad un romanzo basta sfogliare le sue pagine per rendersi conto che si tratta di un fumetto. Ma è particolare: i disegni sono cupi, pesanti ed evanescenti nella sua tecnica ad acquarello dove abbondanti dosi di rosso e nero tratteggiano l’atmosfera e sono intervallati da pagine completamente affidate al solo testo fatto di scritte dai caratteri talvolta esageratamente grandi e con le parole sottolineate in rosso. M’intriga veramente tanto perché è una storia che solo a spizzicare qualche riga qua e là percepisco che trasuda perfidia e fanno capolino diverse citazioni della cultura pop (penso a quella iniziale sui Ramones o quella di Ghostbusters) e tanto basta per convincermi. Leggo il riassunto riportato in una delle alette e compio il mio salto nel buio nell’acquisto di un’opera di cui fino a un minuto prima ignoravo l’esistenza.
La fine della ragione” è la storia di una madre che cerca una cura per sua figlia ammalata in un’Italia post apocalittica dove non c’è spazio per la scienza e la cultura, il tutto raccontato attraverso le tavole di Asso, vecchio samurai e fumettaro che rappresenta l’alter ego di Recchioni. E’ l’estremizzazione del malcontento di questi tempi moderni portato fino allo sfinimento dove i cittadini si sono ribellati ai “poteri forti”, gli ignoranti pretendono di avere pari o più importanza della scienza ufficiale e dove il sapere e la medicina sono stati distrutti, banditi e sostituiti dalla presunta saggezza popolare. E’ il trionfo di morte, guerra, pestilenza e carestia, i quattro cavalieri dell’apocalisse. In questo scenario deserto e privo di vita dove la luce della ragione è stata sconfitta dalle tenebre dell’ignoranza, il personaggio della madre viaggia verso una gigantesca montagna chiamata il Sasso poiché al suo interno vi è nascosto un laboratorio di dottori e scienziati, gli unici che possono veramente curare la piccola. L’ultimo baluardo di speranza in un mondo distrutto dove i razzisti, i terrapiattisti, i no-vax, gli analfabeti funzionali, ecc, hanno vinto.
Ironia sarcastica, critica feroce e denuncia sociale sono gli ingredienti che danno linfa vitale ad una storia fatta di momenti di cattiveria pura e riflessione, un’analisi che non lesina molte volte ad essere di pancia di questi tempi fatti di malcontento, intolleranza e tanta rabbia. Una storia dalle atmosfere quasi western che non lascia spazio a rassicurazioni o speranze, ma che nonostante ciò affascina.
Ho in mano la mia copia e Roberto Recchioni è lì a rilasciare autografi. La somma delle due cose appare scontata. Mentre mi avvicino alla postazione lui si alza e va a fumare una sigaretta. Aspetto, non ho fretta. Passano dieci minuti e ritorna. Mi chiede se, insieme alla firma, nella dedica preferisco avere il personaggio di Asso o della madre. Ammetto che sto comprando il tutto a scatola chiusa e che non saprei scegliere. Decide lui e mi regala un bellissimo schizzo della madre fatto con un evidenziatore nero. All’inizio sembrano tante linee casuali fino all’ultimo, ma poi si tramutano in un mezzo volto coperto dai lunghi capelli neri. E’ bellissimo. Sono contento di constatare che ancora una volta, per quel che riguarda il mio percorso di vita, un acquisto a scatola chiusa si sia rivelato speciale. Il mio “quinto senso e mezzo” (cit.) ha avuto ragione.

La fine della ragione Book Cover La fine della ragione
Feltrinelli Comics
Roberto Recchioni
fumetti
Feltrinelli
2018
112