Diploma maturità classica – Laurea in Giurisprudenza in 3 sessioni e mezza – Pratica legale – Pallavolista di successo – Manager bancario e finanziario – Critico musicale dal 1977 – 6 mesi esperienza radio settore rock inglese ed americano – Studi continuativi di criminologia ed antropologia criminale – Lettore instancabile – Amante della letteratura noir e “gialla “ – Spietato con gli insignificanti. Fabio è venuto a mancare nel maggio del 2017. Ma noi abbiamo in archivio molte sue recensioni inedite che abbiamo deciso di pubblicare perché sono davvero parte della storia della critica musicale italiana

Questo disco è un disco eccellente, non è un capolavoro e, quindi, non dovrebbe stare ne “I MONOLITI”. Il motivo per cui si trova nella suddetta rubrica è duplice: è suonato dal vivo, benissimo, in presa diretta, con tutto materiale ai tempi inedito e perché tramite questo album voglio rendere onore al grande bassista e cantante JOHN WETTON scomparso il 31 gennaio 2017 a causa di un tumore al colon. Wetton è il quarto grandissimo del basso rock “inglese” venuto a mancare, dopo il “papà” del basso, JACK BRUCE, CHRIS SQUIRE degli Yes e a dicembre 2016 il leggendario GREG LAKE, della prima formazione del Re Cremisi e del trio EL&P. Wetton è stato un fuoriclasse straordinario nella triade di dischi dei King Crimson degli anni 1973 – 1974 e funambolo virtuoso del basso Fender nello stesso tempo. Al rock inglese nel basso è rimasto ben poco dopo la morte di questi giganti. Wetton, ho avuto il piacere di sentirlo suonare e cantare coi King Crimson due volte proprio in quegli anni al Palasport dell’Eur di Roma. La recensione del capolavoro conclusivo, “RED” è stata pubblicata su questo sito il 6.11.2016, quella relativa al miglior disco dei King Crimson, “LARKS’ TONGUES IN ASPIC”, da me già redatta, deve essere ancora pubblicata, non mancava che “Starless and bible black” per completare il periodo migliore in assoluto dei Re del Progressive rock. Formazione: Robert Fripp (chitarra, mellotron), John Wetton (basso e voce), David Cross (violino elettrico, viola e mellotron), Bill Bruford (batteria e percussioni): I MIGLIORI DEL PERIODO IN ASSOLUTO. Non c’era partita con nessuno all’epoca, né in studio né dal vivo. Velocità impressionante nell’attacco di “The Great Deceiver” (= IL DIAVOLO!), voce di Wetton che pare provenire dal fondo di un pozzo, scalettatura tipica dei Crimson, basso e batteria superlativi e violino e chitarra a rifinire alla grande, pure l’organo!. ” Cigarettes, ice cream, figurines of the Virgin Mary”, le uniche strofe scritte mai da Fripp!. Perso Sinfield, dopo “Islands”, il paroliere nella triade di dischi in parola è Richard Palmer-James. “Lament” attacca dove sfuma la scansione trapano del brano precedente. Ed è poesia sublime! Arpeggio di Fripp e la voce di Wetton che voglio ricordare così per l’eternità: brividi dalla testa ai piedi! Mellotron raddoppiato da chitarra e violino (Cross), poi un’andatura “zoppa” e caracollante, col basso di Wetton suonato come una chitarra, in modo incredibile. Esplosione in un riff metallico che in pochi dimostrarono di capire all’epoca. Bella! We’ll let you know” è pura improvvisazione eseguita dal vivo, in presa diretta, come tutto il disco. Sentite il basso qui . Molto prima di Pastoirius, che avrebbe rivoluzionato lo strumento, suonandolo senza tasti. Grande sinergia tra i quattro. Bellissima squadra. Ma ancora la più sublime poesia dei Crimson esce fuori nella successiva “The Nightwatch”: intro di campanelle e violino, poi, una melodia irresistibile, che ha fatto la storia del gruppo, come la “Starless” su “Red”. Violino gigante e Wetton, beh, Wetton che canta in un modo che fa venire la pelle d’oca! La musicalità è enorme, il pezzo è di Fripp e del bassista. E la progressione, questa magnifica progressione, col mellotron che ha la funzione di un mare calmo, ti porta via nel vento: questo è un grande capolavoro. “Trio” è il festival del violino di Cross, scritta da tutti e quattro i musicisti e solo strumentale. Le note del violino vengono accompagnate dall’arpeggio discreto della chitarra di Fripp, grandissimo solista, ma pure grandissimo sarto, capace di cucire qualsiasi melodia. Ed è ancora una grandissima cosa. Da ascoltare ad occhi chiusi. Oh, Cross, che fenomeno! E suona ancora col suo gruppo, oggi, ma non sono più i tempi irripetibili dei King Crimson. “The mincer”, ancora tutti e quattro a comporre, ma stavolta col cantato di Wetton, viene su col mellotron ed un tempo bislacco, che, risentito oggi, affascina. Sperimentale al 100%. Contorta, difficile, squarci di metalliche sonorità e quant’altro. “Starless and bible black” sono 11 minuti tosti, dove Fripp mette mano alla sperimentazione più cruda e dissonante. Quando la sezione ritmica impugna il pezzo come fosse un bastone nodoso scappano fuori le scintille. La chitarra continua in eterno a digrignare i denti! “Fracture” è, forse la cosa più “alta” del disco e viene da lontano, attraverso gli arabeschi schizoidi della chitarra del leader. Esempio di arte vivida e di improvvisazione e capacità tecniche mostruose. Ascoltate il basso di Wetton: PRODIGIOSO. Fripp portentoso in questo punteggiare fittissimo della chitarra. Mentre Bruford si diverte con le campanelline e la risata del buffone metallico, già presente nel disco precedente, ripeto, tecnica mostruosa da parte di tutti e quattro, con Fripp e Wetton indicibili. Dopo la pausa quasi totale, esplode una progressione ciclopica, potentissima, senza misericordia alcuna. E’ Fripp a menare la danza e gli altri si accodano. Orgasmo sottolineato dalla voce, per un attimo, di Wetton impegnato a menare fendenti al Fender. Tutto perfetto, tutto pazzesco perché dal vivo, senza trucchi di sala. Wetton, gli amanti della vera musica non ti dimenticheranno mai! Riposa in pace nell’eternità. Noi qui, con gli occhi lucidi.

Starless and Bible Black Book Cover Starless and Bible Black
King Crimnson
Rock
1974