Diploma maturità classica – Laurea in Giurisprudenza in 3 sessioni e mezza – Pratica legale – Pallavolista di successo – Manager bancario e finanziario – Critico musicale dal 1977 – 6 mesi esperienza radio settore rock inglese ed americano – Studi continuativi di criminologia ed antropologia criminale – Lettore instancabile – Amante della letteratura noir e “gialla “ – Spietato con gli insignificanti. Fabio è venuto a mancare nel maggio del 2017. Ma noi abbiamo in archivio molte sue recensioni inedite che abbiamo deciso di pubblicare perché sono davvero parte della storia della critica musicale italiana

Erzsèbet Bàthory, contessa ungherese, nacque il 7 agosto 1560 e morì, murata viva nella sua stanza del castello di Csejte, il 21 agosto del 1614 a 54 anni. Non vi è ombra di dubbio che sia stata la più terribile serial killer della storia dell’umanità. Il termine serial killer è stato coniato solo nel 1992 per indicare una successione almeno di due delitti consecutivi in uno spazio ristretto di tempo, con le stesse modalità. La Bathory era contessa di nobiltà ungherese, il suo nucleo familiare si era distinto nei secoli per la lotta durissima, con notevoli successi, contro i turchi, che un po’ come l’Isis oggi, ogni tanto pretendevano di sottomettere e colonizzare l’ Occidente e tutti noi, anche in questo momento, dobbiamo moltissimo alla ferocia degli ungheresi, dei serbi e di quel Vlad III Tepes (Dracula) di Transilvania, che ci hanno salvato dagli scempi arabi, sempre dietro l’angolo. Allora c’era il vezzo di unirsi sessualmente e sposarsi tra parenti. Niente di più facile che le tare ereditarie si siano trasmesse anche alla ineffabile contessa Bathory, dacchè, per certo, fu capace di uccidere, poi vedremo in che modo, almeno 300 fanciulle giovani tra gli 11 ed i 23 anni in media, assieme ai suoi servi e sgherri nel suo castello, giovani rastrellate nelle campagne e, verso la parte finale della storia, anche attraverso le famiglie nobili della zona, con la scusa di volerle istruire nel suo maniero. Al rastrellamento, come logico, provvedevano le sue serve senza scrupoli, il nano di palazzo, su ordine diretto della contessa, su istigazione delle due streghe che si succedettero presso di lei, la feroce Darvulia e la vecchia e terribile Majorova. Una pergamena segreta della contessa avrebbe fatto salire a ben 650 il numero delle vittime non accertate complessivamente. Ma questo documento non è mai stato reso pubblico o classificato come reperto d’accusa. Il marito, conte di Nadasdy, era un condottiero valoroso che quasi sempre viveva fuori del castello e dalle vicinanze della moglie, per cui clamorosamente ignorava i “bagni di sangue” che avvenivano in quelle mura maledette. La Bathory era sicuramente bisessuale. Lussuriosa sia coi maschi che con le femmine, ma la sua “particolarità” era il bisogno di nutrirsi di sangue umano, delle ragazze esclusivamente, che spesso mordeva, essendo a quanto pare, pure cannibale. Le torturava assieme ai suoi complici, cucivano le bocche, infilzavano le orbite oculari, trapassavano i corpi e lei stessa partecipava allo strazio di quelle giovani vite, poi, faceva raccogliere il sangue, letteralmente tutto, che usciva dai corpi delle sventurate messe a scolare nelle cantine del castello. In quel sangue lei era solita fare i suoi “bagni”. Fu scoperta troppo tardi a ridosso del Natale del 1613 e, poi, per ordine del Re Mattia d’Ungheria, per il suo nobile retaggio le venne risparmiata la vita, cosa che non fu fatta per i suoi servi, fatti a pezzi e bruciati, ma fu murata viva nel suo stesso castello di Csejte dove aveva compiuto i suoi inenarrabili delitti. La Simona Gervasoni scrive un Horror storico anche efficace per certi versi, ma ci aggiunge del suo non poco. Le descrizioni dei delitti sono tremende e solo un appassionato studioso di criminologia o un anatomopatologo può sopportare certe descrizioni, che sicuramente avevano riscontri reali, perché così ci sono state tramandate. Il grande nemico della contessa Bathory era il TEMPO: lei non voleva invecchiare e pensava che solo il sangue di tante fanciulle vergini avrebbe potuto difenderla dall’invecchiamento. Tutto questo è ben descritto nel libro. Era ossessionata dal fatto di voler restare giovane e piacente, attraente sessualmente per maschi e femmine, che lei stessa sceglieva, col suo corpo statuario, anche se nelle foto d’epoca non parrebbe, la sua carnagione bianchissima ed i suoi occhi, quelli sì, nerissimi, autentiche finestre dell’orrore sugli inferi, reggia del Demonio che era sicuramente il suo padrino e con cui si sarebbe forse voluta accoppiare per avere l’eternità. Il libro si fa leggere, è abbastanza coinvolgente, ma molto crudo e, quindi, non adatto a persone sensibili. A sdrammatizzare un po’ il tutto si potrebbe dire che anche le donne di oggi tra lampade, botulino, riduzioni di grasso, tiraggi e chi più ne ha più ne metta, hanno le stesse ossessioni della Bathory. Lei era più diretta, più conclusiva,
anche un po’ razzista perché riteneva le contadinotte ungheresi carne da macello. Ma tant’è di lei resta la memoria, oltre che dei tremendi assassinii, pure dell’immancabile gorgiera di perle attorno al collo.TRE STELLE.

Erzsebet Bathory contessa sanguinaria Book Cover Erzsebet Bathory contessa sanguinaria
Simona Gervasone
Biografie
0111edizioni
2008