Diploma maturità classica – Laurea in Giurisprudenza in 3 sessioni e mezza – Pratica legale – Pallavolista di successo – Manager bancario e finanziario – Critico musicale dal 1977 – 6 mesi esperienza radio settore rock inglese ed americano – Studi continuativi di criminologia ed antropologia criminale – Lettore instancabile – Amante della letteratura noir e “gialla “ – Spietato con gli insignificanti. Fabio è venuto a mancare nel maggio del 2017. Ma noi abbiamo in archivio molte sue recensioni inedite che abbiamo deciso di pubblicare perché sono davvero parte della storia della critica musicale italiana

“Nascondo sotto il cappello il mio aspetto deforme”, così Howard Devoto, leader dei Magazine, una delle cose più belle e stupefacenti uscita dalla new wave inglese post punk. Un capolavoro assoluto questo loro disco di esordio. Devoto alla voce, Barry Adamson al basso (avrebbe suonato pure coi Bad Seeds di Nick Cave) , John Mc Geoch alla chitarra ( avrebbe suonato pure con Siouxsie and the Banshees, prima di morire prematuramente), Dave Formula, una sorta di “Macchia Nera” di Topolino alle tastiere, e Shelley alla batteria. Questa la formazione “galattica”, altro che squadre di calcio, dei Magazine. E mi ricordo perfettamente come si ammattiva la gente che mi chiamava in diretta radio per sapere chi fossero, nel 1978 (!!!), per quel brano “Definitive Gaze”, che avevo scelto come sigla di apertura della mia trasmissione, formidabile bordata maligna con un Devoto a metà strada tra Amanda Lear ed il Jolly di Batman, con una voce che il Padreterno mai ci aveva consegnato alla storia del rock prima di allora! Tastiere ultraterrene, basso prodigioso, batteria e chitarra saturniane, una VOCE, beh, una voce che fa venire i brividi ancora oggi. Che mano ebbi nel 1978!!! “My Tulpa”, con autentici sibili di sintetizzatore ed un’andatura da zoppi di Soho. Devoto canta da Dio in terra. Mai si era sentita prima una musica così. Persino gli straordinari Roxy Music di Ferry ed Eno sbiadivano. Prepotenti come mai…Schitarrate come colpi di tosse inesauribili. Cercateli su internet su You Tube: resterete a bocca aperta ancora oggi, nel 2017.
“Shot By both sides”, un’autentica rivoluzione del rock inglese. Tosta e cattiva come deve essere il rock d’autore. Apertura alare di una musica che è un…OCEANO! Devoto, manna del Signore, Rantola, sputazza, nella voce, con una cattiveria ed una malignità che siano benedette in eterno!
“Colpo da entrambi lati”: una coltellata autentica, una velocità pazzesca nella chitarra, nelle tastiere (organo di Formula diabolico). Solo di chitarra parossistico e sgangherato apparentemente. Adamson che suona il basso come un solista. Fulminante e definitiva. “Recoil” è ancora punk nelle viscere e nella testa, nel cantato e nel suono strettissimo e claustrofobico. “Burst” arpeggiata e metallica, con autentiche frustate di elettricità, prima che Mercurio-Devoto se ne impossessi e la faccia carambolare negli angoli più nascosti dello spazio. Raschia, gratta, con un suono galattico profondissimo. Devoto con questa voce quasi da cabarettista alla Marlene Dietrich, sì una Dietrich peripatetica del rock. Un pezzo, l’ennesimo, quarto capolavoro di una facciata che non si può dimenticare. “Motorcade ” è il carillon di un serial killer. Ma come gli venne in mente? La musica ed i testi sono di Devoto assieme di volta in volta ai suoi pards nel disco. Qui clavicembalo elettrico ed oscillatore per creare questo suono inquietante e alla Dario Argento. La voce, poi, ve la raccomando: una fucina di atrocità e malevole carezze. Metallica e suadente, melliflua e potentissima come solo Howard allora nel rock albionico. Le accelerazioni violente di Mc Geoch vengono bilanciate dalle tastiere di Formula che, ogni tanto, riemergono come cadaveri nel lago, cui, per disdetta dell’assassino si siano staccati i pesi dalle caviglie…MICIDIALE CAPOLAVORO!
Il rallentamento è “malato”, vuole scompensarti il cuore col suo racconto atroce. “The grat beautician in the sky” (il grande benefattore nel cielo) e vengono alla mente quei palazzi dei film in bianco e nero di De Sica, prima che di Fellini, dalle cui finestre si affacciava una scarmigliata Anna Magnani: questo è quanto “disegna ” questo pezzo da neorealismo cinematografico. La voce di Devoto è la rappresentazione disperata effettuata davanti alle camicie brune del Reich per sperare di aver salva la vita…Una cosa mostruosa per espressività e sentimento. E la musica che non ti molla mai, lasciandoti spossato e senza fiato. “The light pours out of me” è lineare, ma sempre col morbo dentro. Percussiva e militaresca nella batteria, col basso vero protagonista. Voce slabbrata, con rossetto e le sembianze da sesso non esplicitato. Una marcia verso il baratro inarrestabile. Squarci prodotti da un rasoio sonoro acuminato e micidiale che apre la pelle a fettucce. Nessuno ha mai cantato con questa “cattiveria intelligente” e nessuno lo farà in seguito. Oggi piace da morire pure questa. Incredibile. Pareva episodio minore, allora. “Parade” va a prendere per i calzoni Federico Fellini con la patta ancora sbottonata. Viene su piano piano sul pianoforte, con un suono liquido e poi innesta il synth di Formula. Tutto odora di morte qui, ma con…dolcezza e serietà. Un’andatura rallentata che fa venire i brividi. E’ capolavoro altissimo fra i capolavori e qui Devoto pare davvero Amanda Lear, ma senza scherzi, perché qui lo scherzo uccide. Composizione di Formula ed Adamson qui al loro massimo di espressività. La ripresa del sintetizzatore prima della chiusura finale fa venire la pelle d’oca. Annotate: QUARTO DEI MIEI DISCHI ROCK PREFERITI DI SEMPRE. Procuratevelo assolutamente. Se ancora non ve ne è venuta la voglia…
MAGAZINE: LA MALIGNITA’ VERA NEL ROCK GRAZIE A DEVOTO.

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