Diploma maturità classica – Laurea in Giurisprudenza in 3 sessioni e mezza – Pratica legale – Pallavolista di successo – Manager bancario e finanziario – Critico musicale dal 1977 – 6 mesi esperienza radio settore rock inglese ed americano – Studi continuativi di criminologia ed antropologia criminale – Lettore instancabile – Amante della letteratura noir e “gialla “ – Spietato con gli insignificanti. Fabio è venuto a mancare nel maggio del 2017. Ma noi abbiamo in archivio molte sue recensioni inedite che abbiamo deciso di pubblicare perché sono davvero parte della storia della critica musicale italiana

Depositari di almeno 5 capolavori nella loro lunga discografia, i Dinosaur Jr. del grande chitarrista J Mascis, gruppo originario di Ahmerst nel Massachussets, pubblicano il nuovo album nella torrida estate 2016.
Sono 11 selezioni per una durata totale di 46 minuti e 20 secondi. E’un grandissimo disco, una delle rare volte nelle quali mi trovo d’accordo con la critica ufficiale.
La partenza è subito ruggente con “Goin down”, una delle migliori song del disco, dal riff pesante e metallico ma, come sempre estremamente lirico con la consueta voce pacata e pigra di Mascis.
Il pezzo è bello e tirato a lucido come sa fare il trio quando è davvero in palla. La chitarra fa letteralmente il vuoto ed è fucina di scintille elettriche ad alto voltaggio.
“Tiny” è il singolo di lancio del disco, corredato da un formidabile e simpatico video con protagonista il molosso inglese del leader, capace di andare sullo snowboard a fianco del leader, salvo incredibili cappottamenti, spassosissimo. Il brano è semplice ma ha sempre il tiro inconfondibile della band. Il “solo” di chitarra spacca come sempre!
“Be a part” è liquida e dilatata come ballad e le chitarre si raddoppiano in un magma irresistibile. Piace proprio la composizione, il cantato, la voce di Mascis. Il suono è terso e cristallino, la melodia francamente notevolissima e piena di pathos e sentimento. Già, il cuore. J Mascis gli ha sempre dato un ruolo centrale nelle sue leggendarie composizioni, fin dall’esordio del 1986. Qui, siamo al capolavoro indiscutibile. Grandissima song. “I told everyone” è un’altra staffilata tipica del loro repertorio. La chitarra viaggia alla velocità della luce. Ancora una melodia veloce ma che ti acchiappa subito, come sempre.
Indie rock, com’era 30 (!) anni fa, senza alcun cedimento ed è questo il miracolo. Pur mantenendo coerenza e “impronta” tipica, il Piccolo Dinosauro conferma la sua straordinaria dimensione con arte, cuore e tecnica. Loro sono là, basta aspettarli. Ancora un pezzo splendido.”Love is…” è composta e cantata dal bassista Lou Barlow con un “tiro” quasi californiano che ci riporta ai Mama’s and Papa’s di fine anni sessanta o ai Jefferson Airplane.
Una delle migliori composizioni di sempre di Barlow, non abituato a questi livelli. Grande il “solo“ di Mascis alla sei corde.
“Good to know”, suonata appositamente pesante ed “a scalare” , è un rock tostissimo . Il voltaggio del disco è alto, il volume pure. Raramente sono stati così fortemente rock in passato.
“I walk for Miles” è stile Black Sabbath, per intenderci sul taglio del brano con un riff che pare essere uscito dalla maligna chitarra del mancino del diavolo, Tony Iommi. Lugubre, lenta, pesante, claustrofobica, irresistibile. La musica quasi rimbalza nella sua durezza di travertino. Il “solo” del leader J Mascis vale il prezzo dell’intero disco. Solo Hendrix arrivava lassù. Pazzesco! Hendrixiano nella sua anarchia fisiologica.
La voce, poi, te la raccomando. Psichedelia virata ad un blues torbido, spettrale, catartico. Bellissima!
“Lost all day” e si torna al tempo tipico delle composizioni della band. Il cantato è, come quasi sempre narcolettico mentre la chitarra scoppia di mille e più coriandoli e stelle filanti. C’è tristezza, malinconia se si scava a fondo nel brano, sia nella voce che nei suoni. Ancora un centro pieno! “Knocked around” è ipnotica, quasi Grateful Dead, con arpeggi sognanti e voce onirica. Viaggia lentamente arrancando con una classe ed un andamento che fanno letteralmente venire i brividi. Un suono così, a parte loro non si sente più in giro. Poi, nel pezzo improvvisamente, una cortina di forza brutale si impossessa del brano e la solista impazza a 1000 all’ora. “Mirror” è accidentata, frastagliata a folate di vento gelido. Fa male! Ha la forza di un caterpillar e la sensibilità di un cerbiatto, pare incredibile! In questo caso, hanno composto e suonato qualcosa di profondamente diverso dalle loro cose più tipiche. Tutto è particolare: pure gli stop e le riprese, a mitragliate elettriche. Bellissima. Capolavoro struggente!
“Left /right” composta e cantata da Barlow, non sfigura nel contesto complessivo ma come sempre, le songs di Mascis sono di un altro pianeta! Eppure anche qui c’è arte. E comunque Lou ci ha messo testa ed impegno. Grande durante tutta l’incisione la performance del batterista storico di sempre della band, Murph.
Un disco di altri tempi, un capolavoro in pieno 2016.
Cinque Stelle piene e da custodire gelosamente, dopo averlo consumato!

Give a glimpse of what yer not Book Cover Give a glimpse of what yer not
Dinosaur JR
Rock
2016