Adriana Sabato, giornalista, risiede a Belvedere Marittimo. Dopo il liceo classico si è laureata in DAMS Musica all'Università degli Studi di Bologna. Dal 1995 al 2014 ha scritto su La Provincia cosentina e il Quotidiano della Calabria. Gestisce il blog Non solo Belvedere. Ha pubblicato nel mese di marzo 2015 il saggio La musicalità della Divina Commedia, nel 2016 Tre racconti e nel 2017 il saggio Nuove frontiere percettive nel pianoforte di Chopin.

Grande Tornatore!

Di Adriana Sabato

Nel suo ultimo film, Ennio, Giuseppe Tornatore racconta con vivacità narrativa e respiro profondamente epico tutto il percorso artistico e umano di Ennio Morricone.

Amico e collaboratore di una vita, il regista ripercorre infanzia, adolescenza, vita adulta, studi in Conservatorio, inserendo persino memorabili partiture del compositore. Facendole quasi toccare con mano.

Tutto questo senza mai stancare; in due ore e quarantacinque minuti di riprese descrive la sua arte fatta di oltre cinquecento colonne sonore, sei nomination e due premi Oscar (uno alla carriera nel 2007, l’altro per The Hateful Eight di Quentin Tarantino) – ma narra soprattutto i momenti cruciali, le delusioni, i successi, le svolte.

Questo fin dagli esordi nella musica pop: sono di Ennio Morricone le musiche e gli arrangiamenti di successi come Pinne, fucile ed occhiali, Sapore di sale, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones.

Poi, le prime colonne sonore firmate con lo pseudonimo di Dan Savio. Morricone volle adoperare questo soprannome come “riparo” da quel pregiudizio, che sembrò pesare alquanto nella sua vita, nei confronti della colonna sonora, manifestata dal suo Maestro Goffredo Petrassi. Sembrò pesare perché non era un vero spettro ma piuttosto un incentivo a palesare la vera arte.  “La musica da cinema è semplicemente anti-artistica!”, aveva affermato Petrassi in una vecchia intervista.

Così non è – e alla fine il docente si dovette ricredere, perché la musica “anti-artistica” invece, nelle mani di Ennio Morricone, si tramutò, divenne altro. Non semplicemente canzonette o colonne sonore, ma vere e proprie sinfonie. Sinfonie che sono tutti grandi melodrammi e tutti possibili inni nazionali, questo quanto detto incontestabilmente da Bernardo Bertolucci.

E infine i molteplici capolavori (impossibile elencarli tutti). Dalle musiche per Sergio Leone a quelle per lo stesso Tornatore. Da quelle per Marco Bellocchio, fino a Quentin Tarantino. Senza dimenticare la colonna sonora di un film storico (in molti sensi) come Sacco e Vanzetti di Montaldo, con le due magnifiche ballate “anarchiche” con parole, voce e chitarra di Joan Baez: Here’s To You, Nicola and Bart e Ballata di Sacco e Vanzetti.Fino all’indimenticabile motivo di Mission.

 C’è un cinema “prima di lui” ha scrittoMarino Bartoletti: e un cinema “dopo di lui”. E proseguendo, con la musica leggera, ai suoi esordi, aveva saputo mettere nell’arrangiamento qualcosa di superiore al brano: nel cinema ha saputo mettere la musica al di sopra del film.

La musica e perfino i rumori, il suono nella sua dimensione unica a commentare la pellicola (al di sopra del film), la genialità di una scrittura ed una vena melodica unica, ma mai superficiale. Tutto viene semplicemente raccontato da Tornatore anche per bocca dei protagonisti rivelando il legame di profonda amicizia fra il compositore e il regista.

Presentato in anteprima fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021, Ennio è infatti anche una parata di stelle. Molteplici i registi, i musicisti, i divi che ricordano Morricone, intervistati da Tornatore. Da Marco Bellocchio a Dario Argento, da Bruce Springsteen, a Clint Eastwood e a Joan Baez. Senza dimenticare l’auto-narrazione nella quale lo stesso Morricone esplicita molto chiaramente l’uso del ritmo, come nella canzone Se telefonando o l’intreccio tematico e l’uso del contrappunto, come nel film The Mission, trasformando la sua narrazione inuna sorta di piccola lezione di composizione. Tutti aggiungono un aneddoto, un tassello, un omaggio all’autore che li ha spesso segnati.

C’è un’altra dimensione nel film di Tornatore: sono le emozioni racchiuse nello sguardo di Ennio Morricone e nella sua profondità a parlare davvero perché esprimono soprattutto lo stupore di una persona, un uomo semplice che prova meraviglia e piange, turbato, nel momento in cui la vita gli restituisce qualcosa.