Nato a Como, di origine salentina, Alessandro Vergari vive da diversi anni a Bari dopo essersi laureato in Filosofia all'Università Statale di Milano, con una tesi sul rapporto tra guerra e giustizia. Una geografia complicata? Forse. Alessandro scrive recensioni e articoli su diversi blog. Cinema, letteratura, musica e cucina (in qualità di consumatore finale) le sue principali passioni. Ama il sole e il mare. Sulla politica attualmente non si pronuncia. "Ho dato abbastanza", queste le sue dichiarazioni in materia.

La Gang del pensiero – Le tragicomiche gesta di un filosofo rapinatore

Di Alessandro Vergari

La Gang del pensiero è un libro esilarante, spiazzante, imprevedibile e scoppiettante. Al termine della lettura, Eddie Coffin sarà diventato un vostro amico. Occorre però mettervi in guardia. Eddie  sarà pure un filosofo fallito di mezza età che insegna svogliatamente a Cambridge, ma è anche, nonostante la pingue corporatura e l’esasperata lentezza, un temibile rapinatore di banche sul territorio francese. E tale attività criminosa, iniziata per caso su impulso di Hubert, uno sciancato ex galeotto che avrebbe desiderato alleggerirgli il portafoglio salvo poi costituire con lui la ‘Gang’, attività peraltro destinata a fruttare scarsa ricchezza, non rappresenta nemmeno il trascorso più pericoloso della sua strana vita. Quanti di voi hanno fronteggiato un elicottero sovietico d’assalto combattendo in Afghanistan al fianco dei mujaheddin? Non proprio un filosofo standard. E che dire del suo rapporto con le donne? In fatto di arte della  seduzione, occorre citare l’inseguimento di una ragazza sul pennone di un edificio municipale alle tre del mattino con tanto di capitombolo finale (senza conseguenze fisiche). Sciocchezze giovanili, va bene. Credete che dopo, con gli anni, il soggetto sia migliorato? Provate voi a ordinare, in ordine crescente di follia, tutte le mirabolanti stramberie raccontate dal buon Eddie a proposito di sé, dell’ambiente accademico, delle sue svariate amicizie e inimicizie, dell’esistenza in generale…

Credevano di sapere, e invece… Sicuramente uno dei compiti principali della filosofia è pungolare sul costato i presuntuosi, i sicuri di sé, gli adoratori di banalità, gli eternamente mascherati, fino a farli barcollare: convinzioni politiche, sovrastrutture economiche, credi religiosi, incrostazioni ideologiche, niente resiste alla filosofia, anche se, alla prova dei fatti, poco cede.  Estremizziamo: la filosofia o è ironia, o non è. Eppure, non sono stati pochi i filosofi ad essersi accomodati alla tavola dei potenti credendo di ammansirli. Terribile e contraddittoria, la filosofia. Nessuna scienza (sì, scienza!) è più inutile e più necessaria. Eddie Coffin, filosofo inglese, non sfugga il suo cognome, comodamente traducibile in italiano con ‘bara’, originario di Macclesfield, periferia di Manchester, città natale di Ian Curtis, culla dei Joy Division…. Che cosa stavo dicendo? Sì, il tragicomico Edouard alias Eddie Coffin, complice l’amato pensiero greco della Ionia, suo unico argomento di lezione, affronta con spavalda naturalezza l’assurdo nascosto in ogni piega dell’esistenza. Eddie depista, illumina, irride, capovolge, ribalta, sconvolge, desacralizza, con battute degne di Woody Allen. E non in senso teorico. La sua esperienza, summa di molte esperienze umanamente (in)concepibili, è giullaresca negazione di ogni ordinarietà, serietà, linearità. Ad ogni angolo di strada, è appostata la possibilità dello sberleffo. E anche qualche evento prosaico, tipo pugni in faccia e denti sbriciolati.

Ora, permettetemi una piccola digressione alla Eddie Coffin. Quando decisi di immolarmi alla causa della filosofia, un professore di liceo, celebre per il suo rimuginare tra sé e sé in solitarie passeggiate, mi disse: devi essere un po’ pazzo se ti vuoi laureare in questo. Superfluo specificare quale materia insegnasse il docente in questione. Un altro, di diversa parrocchia, tentò di dissuadermi provando a coinvolgere i miei genitori in un’inedita alleanza antifilosofica (fallita):  Sei pazzo? Vuoi perdere contatto con la realtà? Non è meglio la matematica? Un terzo agitò lo spauracchio lavorativo per eccellenza: sei pazzo a voler finire nel tritacarne della scuola?

Tibor Fischer (Foto da thetimes.co.uk)

Ma siamo noi i folli? Folle, semmai, è il mondo, ci narra Tibor Fischer ne La Gang del pensiero, e sarebbe semmai insano, che è connotazione ben diversa da folle, non riconoscerlo. Mai inchinarsi all’esistente, mai declassare la fantasia. Ecco un risultato dell’ardimento dialettico: vedere un’alternativa dove nessuno è più in grado di immaginarla. Filosofia è sovversione e Aristotele è una pistola fumante.

Eddie apprezzerebbe bonariamente i miei sforzi per condensare lo stile narrativo, la struttura, il lessico adottato,in una recensione di circa dodicimila caratteri, citazioni comprese, sorriderebbe ineffabile davanti alle mie parole che si ostinano a fissare il flusso rapsodico de La Gang del pensiero in idee e concetti.Eddie, se fosse qui, avrebbe trovato una ragione antichissima, o inventata sul momento, per poggiarmi una mano sulle spalle, sfoderando magari un’analogia con la tara mentale di qualche saggio cinese o persiano. E mi avrebbe invitato a mollare computer, tastiera, mouse per seguirlo al pub. Un’andata sobria cui sarebbe immancabilmente seguito un ritorno inzuppato di birra, preferibilmente trappista.

Fine anni Novanta del secolo scorso. Il nuovo millennio incombe e cresce l’ansia collettiva per quello che verrà. Eddie e Hubert, altrimenti detto Hube, scorrazzano per la Francia profonda e terrorizzano, con i loro colpi a mano armata, placidi istituti di credito di Montpellier, Marsiglia, Tolone. I due soci, in ogni caso, sono dei rapinatori gentili, perché fanno sempre la coda prima di arraffare la grana, senza incontrare peraltro resistenza alcuna. Taluni impiegati, tediati dalla noia, li accolgono con atarassica accondiscendenza. Non di rado, i magnifici due interloquiscono con le impiegate allo sportello, beninteso, solo nell’ipotesi che siano giovani e carine. Eddie stringe un rapporto piuttosto intimo con Jocelyne. Vicedirettrice seccata dalla routine, Jocelyne, altrimenti detta Jo, si aspettava di incontrare, prima o poi, gente interessante. Jo ha uno spasimante, Versini, altrimenti detto “il corso”. Sfortuna vuole che Versini sia un commissario di polizia. E non un commissario qualunque. Il corso è l’acerrimo nemico di Eddie e del suo compare. Versini, sia chiaro, non ha alcuna speranza con Jo. Ha però una bella casa. O meglio l’aveva, prima che Hube ricoprisse il pavimento con sterco di tapiro. Hube, uomo con protesi, manifesta un originale attaccamento verso Talete. No, in questo caso non si tratta del filosofo di Mileto arricchitosi con il commercio di olio (un particolare che Eddie sottolinea con piacere), bensì di un topo goloso di formaggio, catturato e allevato in una gabbietta. Una gabbietta che, con ogni evidenza, era stata progettata per differente specie animale.

La Gang del pensiero presenta, in appendice, un “glossario delle parole poco conosciute che cominciano per Z”. ZABUTON: cuscino piatto giapponese. ZĀM: terra, nella concezione dello zoroastrismo. ZEMAITUKA: razza di pony molto resistenti. ZOA: creature mitologiche protagoniste di alcune opere di William Blake. ZWITTERIONE: Molecola elettronicamente neutra nel suo complesso, che però presenta sia cariche positive sia negative localizzate. (Sono cinque lemmi presi a caso su un totale di sessantadue). Per quale motivo, la Z? Chissà. Probabilmente per indicare l’attitudine della conoscenza a spingersi fino ai limiti del vocabolario. Quante parole sono generabili dalle infinite lingue fiorite sul pianeta? Siamo disposti ad esplorare i confini della semantica? Eddie rifinisce la sua ZETETICA, termine greco per indagine filosofica, scavalcando gli angusti limiti di un linguaggio volgarmente rattrappito. Oppure è solo un gioco, uno dei tanti.

Quante ne ha combinate Eddie, uomo con il dono di incantare le persone senza volerlo? Tre esempi. 1) Libro sulla “storia del pensiero” commissionato da un’importante e generosa casa editrice: mai scritto un rigo in sette anni, nonostante i congrui anticipi. Una bella redattrice lo rapisce, lo porta in una località isolata, distante chilometri dal primo spaccio di alcolici, lo incatena a un termosifone e scrive il testo al posto suo per non essere licenziata. 2) Soggiorno ad Amsterdam pagato da un chirurgo olandese per dare alla luce una pubblicazione su Spinoza: la villa di cinque stanze si trasforma in un bordello gestito dallo stesso Eddie, nonostante il filosofo, per sua stessa ammissione, vanti un’assoluta mancanza di competenze in materia. La sontuosa residenza va in fiamme, causa performante erotica con sigaretta. Eddie viene risarcito. L’impianto elettrico, confessa il ricco padrone di casa, era difettoso da tempo. 3) Partita di calcio tra guardie e ladri organizzata in un piccolo stadio vicino Nizza: Hubert convince un recalcitrante Eddie ad accompagnarlo (la sua ultima apparizione da calciatore si era risolta in un clamoroso autogol) e qui Eddie, a seguito dell’infortunio di uno degli undici ladri in campo, è chiamato dall’allenatore a vestire la casacca di attaccante. Scommettiamo che sarà lui, dopo le botte prese dai poliziotti avversari, a segnare il gol della vittoria all’ultimo secondo, urtando casualmente il pallone con la capoccia? La fortuna, ammettiamolo, bussa con frequenza alla porta di Eddie, filosofo posizionato nelle parti basse della classifica ufficiale dei filosofi mondiali, assertore della comodità orizzontale, ovvero restare a letto per lunghe ore, frequentatore di ristoranti a tre stelle Michelin e veterano dei sexy shop ai quattro angoli del pianeta.

Lasciamo al lettore il piacere di scoprire l’esito della rapina finale, una specie di rendez-vous metafisico col destino, di appurare la ragione dell’idiosincrasia verso le opere di Schiller e Hölderlin, di scovare la motivazione sottesa ai giudizi tranchant riservati ai philosophes del Settecento, La Mettrie escluso per via delle sue inclinazioni goderecce, e agli autori latini, Seneca in testa. Tibor Fisher condensa La Gang del pensiero in piccoli capitoli, stanze a volte di poche righe, ognuna delle quali è introdotta da un titolo esplicativo. Lo scrittore britannico riesce nell’impresa di divertire, non dimenticando il rigore delle strutture logiche, sempre nel rispetto della terminologia e della specificità del ragionamento filosofico. È un tractatus? Può essere. Ora, tentiamo un esperimento mentale. Poniamo che una pandemia ci imponga di restare chiusi in casa per settimane o mesi. Non utilizzereste la leva dell’ironia per scardinare un mondo ripiegato su stesso?Austeri professori, ridete di voi stessi. Platone, ansioso di riformare il potere, non finì forse in catene? Severi docenti di filosofia, fate conoscere Eddie Coffin ai vostri studenti, a patto che non si chiamino Parish o manifestino l’intenzione di imbalsamare barboni… La Gang del pensiero libera il piacere della risata, solletica l’attitudine al paradosso, incoraggia lo sguardo a scorgere ovunque contraddizioni. E ora, qualche citazione dal testo per arrivare a dodicimila caratteri. Circa.

ANCORA MONTPELLIER

L’unico consiglio che posso darvi, se doveste comprare il giornale prima di esservi svegliati del tutto e vedeste una vostra foto in bella evidenza in prima pagina che vi identifica come un accanito malvivente e fa appello a tutti i cittadini rispettosi della legge perché vi denuncino, è di non andare a sbattere contro un lampione (come ho fatto io). Non si dovrebbe mai reagire scompostamente ai giornali locali. Ero curioso di sapere dove si fossero procurati la foto. Era vecchia e sembravo piuttosto affascinante (per essere io). Nello sguardo aleggiava la vaga speranza di far carriera come filosofo. La promessa non era evaporata del tutto. Una testa non liquidabile come quella di una causa persa. Ben presto mi sono reso conto che era la fotografia che doveva apparire sul mio libro. Il mio editore sarà stato felicissimo di fornirla.

BANCA CHE SI APPRESTA A ESSERE RAPINATA

Una volta raggiunta la banca smarrita, Hubert ha tirato fuori due parrucche. Io mi sono impuntato: mi sembrava troppo assurdo rapinare una banca con la parrucca per darsi un tono filosofico. Ho detto a Hubert “Non essere ridicolo”. Hubert si è sistemato la chioma, si è infilato gli occhiali da sole e si è rimirato nello specchietto retrovisore. “Questo è l’illuminismo, e che cazzo”. Sono rimasto in macchina con il muso. Ma non ci ho messo molto a uscire dall’imbarazzo con un’analisi di fondo: che indossassi o meno la criniera, che rapinassi o meno una banca, con l’attività di filosofo avevo chiuso. Tenere il broncio non serve a niente quando sei diventato la capitale galattica dell’assurdità.

AFFERMAZIONE NON-SEQUITURICA:

Se questo filosofo ciccione deve finire nella fogna, spera di intasarla.

La Gang del pensiero Book Cover La Gang del pensiero
Tibor Fischer. Trad. di M.L. Cartaldo
Narrativa
Marcos y Marcos
2020
460 p., brossura