Adriana Sabato, giornalista, risiede a Belvedere Marittimo. Dopo il liceo classico si è laureata in DAMS Musica all'Università degli Studi di Bologna. Dal 1995 al 2014 ha scritto su La Provincia cosentina e il Quotidiano della Calabria. Gestisce il blog Non solo Belvedere. Ha pubblicato nel mese di marzo 2015 il saggio La musicalità della Divina Commedia, nel 2016 Tre racconti e nel 2017 il saggio Nuove frontiere percettive nel pianoforte di Chopin.

Il Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach: una “summa” di arte e bellezza su tastiera. 

Di Adriana Sabato

Le finalità per cui Johann Sebastian Bach compose il Clavicembalo ben temperato sono essenzialmente didattiche. L’opera venne intrapresa nel 1722: è una raccolta di 48 composizioni, suddivisa in due libri di 24 ciascuna, un preludio e una fuga per ogni tonalità possibile sia maggiore che minore. Il clavicembalo deve essere ben temperato, cioè bene accordato.

Questa non è solo una raccomandazione di buon senso per chi voglia suonare senza stonare, ma una precisa scelta di campo da parte del compositore tedesco.

Volgendo lo sguardo al passato è necessario osservare che all’epoca gli strumenti non seguivano un sistema di accordatura standard come avviene oggi. Ne esistevano diversi e – secondo alcuni studiosi – con la sua opera Bach aveva voluto appoggiare la proposta di un particolare tipo di temperamento, all’epoca non ancora molto in voga (che sarebbe poi il padre del moderno temperamento equabile). Ciò non toglie che, pur con tale scopo, egli abbia comunque raggiunto altissime vette di arte e bellezza, dato che all’epoca non esisteva la moderna divisione fra “esercizio” e “pezzo di repertorio”.

 Esisteva da poco tempo il fortepiano di Bartolomeo Cristofori ma nella prima metà del ‘700 ancora non era diffuso e anzi, era piuttosto ignorato se non detestato. Lo stesso Domenico Scarlatti preferì sempre il clavicembalo ai pianoforti della sua epoca. C’è dunque motivo di pensare che forse un pianoforte Bach nemmeno l’abbia mai visto.

Vette di arte e bellezza le opere di Johann Sebastian Bach, dovute certamente al genio compositivo nel quale rientra anche il desiderio di conoscere e far conoscere il suono in quanto tale.

 Infatti, in tutta la musica antica c’è una grande attenzione per il suono, sia da parte dei teorici (che ne parlano dal punto di vista fisico e matematico) sia da parte degli strumentisti e dei compositori, soprattutto per quel che riguarda la riuscita espressiva, ma esso non va mai separato dalla musica e dall’effetto che si intendeva ottenere.

Non esiste una ricerca del suono fine a se stesso da parte dei compositori (cioè un suono “separato” dalla musica che lo esprime) fino al ‘900 inoltrato. Bach, profondamente cristiano e religioso, inserisce ogni singolo aspetto della sua musica nella numerologia, nella teologia, nella cabala, ed è dunque innegabile che non abbia provato interesse per il suono “puro”; ma il suo interesse, certamente, poco ha a che fare con gli esperimenti acustici di Karlheinz Stockhausen. Bach ragiona in termini di polifonia, di contrappunto, di dialogo fra voci.

 Di armonia fra tante parti.

Le finalità, si diceva, sono quelle scritte da Bach nell’incipit dell’opera: La tastiera ben temperata per il profitto e per l’uso della gioventù  musicale desiderosa di apprendere come pure per particolare diletto di coloro già esperti in quest’ arte.Quindi un’opera essenzialmente didattica (e che didattica), ma anche ricca di spunti musicali per l’esperto o l’appassionato. Una “summa” della tastiera da cui poi procedere.

Un testo complesso, molto complesso, da decifrare e non solo sulla tastiera o sul versante dell’analisi musicale, ma anche in rapporto al resto della opera bachiana.

Quanto allo strumento: Klavier è forse meglio tradurla come “tastiera” meglio se “tastiera a corde”, quindi Clavicembalo o Clavicordo. Meno probabile l’organo.

 Probabilmente il Clavicembalo ben temperato è stato scritto lasciando all’esecutore la possibilità di usare lo strumento che aveva a disposizione (il clavicordo costava meno di un clavicembalo ed era di più facile gestione per il privato). Sicuramente il “pianoforte” non rientra nel novero degli strumenti pensati per l’opera in questione. Era una novità, uno strumento che manifestava buone potenzialità di crescita, forse meno complesso da gestire degli ultimi clavicembali, ma ancora troppo rudimentale per le necessità del grande compositore tedesco. Comunque, a meno di imprevedibili ritrovamenti, il problema rimane irrisolto. Per chi sostiene che il Clavicembalo ben temperato sia stato composto per dimostrare l’efficacia della divisione dell’ottava in 12 semitoni uguali, necessita specificare che ciò non è corretto.

 Anche se il temperamento equabile tecnicamente esisteva già ed era usato da alcuni musicisti (ad esempio pare che lo usasse Frescobaldi, o comunque riteneva fosse una buona idea), lo si riteneva inappropriato.

Oggi si ritiene che per “buon temperamento” s’intendesse un qualunque temperamento che permettesse di suonare in tutte le tonalità senza dissonanze troppo brusche all’orecchio. Ed è proprio questo lo scopo del Clavicembalo ben temperato: verificare, con brani in tutte le tonalità maggiori e minori, se con un dato temperamento tutte le tonalità fossero effettivamente utilizzabili.

Riferimenti bibliografici:

https://www.libroco.it/dl/Stuart-Isacoff/EDT/9788870636963/Temperamento-Storia-di-un-enigma-musicale/cw155711115018119.html

Johann Sebastian Bach (Foto da wikipedia)