Fabio Orrico vive e lavora a Rimini dove è nato nel 1974. Ha pubblicato le plaquettes L'angolo (2000) e 20 poesie sullo spaesamento (2002), le raccolte di poesie Strategia di contenimento (Giulio Perrone Editore, 2005) e Della violenza (Fara editore, 2017). Insieme a Germano Tarricone ha scritto il thriller Giostra di sangue (Echos edizioni, 2015) e il noir Estate nera (Golem editore, 2017). Per Eroscultura è uscito nel 2016 il romanzo Il bunker in formato ebook. Scrive di cinema sul blog zonadidisagio.wordpress.com e di letteratura su scrittinediti.wordpress.com.

CARLO BRIZZOLARA: TEMPORALE ROSY

Di Carlo Brizzolara (Noceto, 3 maggio 1911 – Ivrea, 24 ottobre 1986) non è facile trovare i libri. Se si esclude la raccolta di racconti La vita è sport, ripubblicata una decina d’anni fa da Mattioli 1885 e ancora disponibile, non resta che dragare in profondità bancarelle e mercatini. Giornalista e scrittore dai molteplici interessi, Brizzolara non ha scritto tantissimo e si è concentrato soprattutto sulla narrativa per ragazzi. Temporale Rosy, ambientato nell’allora pressoché inedito mondo del wrestling femminile (in Italia si chiamava catch), è probabilmente il suo capolavoro e risale al 1971. Qualche anno più tardi, nel 1979, Mario Monicelli ne trarrà un film esasperando, nella resa dell’ambiente sportivo, i tratti di somiglianza e analogia con l’avanspettacolo.

Carlo Brizzolara (Foto da Wikipedia)

Che cosa racconta Temporale Rosy? Sostanzialmente la storia d’amore tra la protagonista indicata nel titolo e Spaccaporte, il suo impresario ex pugile, insidiata dal mellifluo Mimì Fernandez, a sua volta impresario di lottatrici che vuole impalmare Rosy. Su questo canovaccio sottile sottile Brizzolara costruisce il suo divertentissimo teatro linguistico, fatto di burattini e maschere da commedia dell’arte. La lingua dello scrittore emiliano è perfettamente organica alla tradizione della sua terra. Siamo dalle parti della comicità lunare dei Celati e dei Cavazzoni, messa in scena con un’analoga attenzione stilistica. Il parlato di  Brizzolara è slogato e verticale, labirintico e liberissimo. La sua costruzione della frase, sempre improntata a una brillante comunicatività, viene continuamente fatta deragliare da idiomismi e modi di dire, manierismi di un dialetto emiliano che Brizzolara sa usare in maniera fortemente espressiva e che si fa sostanza stessa dei protagonisti del libro. Non di rado un personaggio ci viene presentato senza nemmeno specificare il suo nome salvo poi esplicitarlo con assoluta naturalezza nel paragrafo successivo. L’impressione è quella di essere immersi nel mondo raccontato dal libro, fatto di palestre maleodoranti e stanzoni addobbati per feste sociali, provincia felliniana tenera e kitch, e di bere letteralmente la storia dalle labbra di Spaccaporte, grande raccontatore da bar o, se preferite, uno di quei passanti invadenti in attesa della minima scusa per scodellarvi tutti i suoi fatti privati.

Racconto di perdenti senza redenzione (peraltro non richiesta), Temporale Rosy stacca il suo intreccio direttamente dal continuum della vita e lo espone senza astuzie e senza catarsi finale. Al centro abbiamo la lunga, esilarante sequenza del fidanzamento (ma sarebbe meglio dire del tentativo di fidanzamento) tra Mimì e Rosy. Un pezzo di bravura di scatenato vaudeville dove a ogni riga corrisponde un’invenzione verbale.

Temporale Rosy sembra scritto su misura per la collana Compagnia Extra di Quodlibet, creatura di Ermanno Cavazzoni, anzi di più, quella collana è proprio casa sua. Ristampare, ristampare, ristampare!