Luca Morettini Paracucchi, nato il 24 febbraio 1988. Lucchese da tutta la vita, Viterbese da qualche tempo. Ho una passione molto forte per ciò che riguarda il cinema, la letteratura, la musica, il mondo dei fumetti e dell'arte in generale. Tra le mie passioni hanno un posto di rilievo il mondo del punk e certi aspetti della cultura cosidetta nerd. Scrivo da quando avevo otto anni, recentemente ho ripreso dopo un periodo di stop. Spero sia la volta buona

Siamo uomini o caporali?

Di Luca Morettini

Ci sono persone destinate a conoscerti bene e a mantenere, nel corso della vita, questa sintonia. Lo sa il mio amico Simone porgendomi un libro che ha trovato al mercato dell’antiquariato a Lucca (che si svolge ogni terza domenica del mese) e che gentilmente ha voluto regalarmi. “Un libro su Totò”, penso nel ricevere con felicità quel dono inaspettato. Ma sono in errore e me ne accorgerò soltanto qualche ora più tardi mentre lo sfoglio, curioso di sapere cosa mi riserverà la lettura. Non è un libro su Totò. E’ un libro DI Totò. Il suo pensiero, la sua figura, le sue parole. La sua anima che se ne va a spasso sulla carta stampata sotto forma di caratteri neri.

Siamo uomini o caporali?” non è solo la frase simbolo del principe Antonio De Curtis e il titolo di uno dei suoi film migliori. Condivide quest’ultimo traguardo con una biografia che pubblicò nel 1952 e che oggi risulta pressocché introvabile a causa dell’imminente fallimento della casa editrice. L’edizione che mi è stata donata è della Newton Compton che ripubblicò l’opera nei primi anni ’90, arricchita da alcuni stralci di interviste atte a far conoscere il pensiero di Totò su diversi argomenti disparati (l’amore, il cinema, la comicità, gli animali, ecc), l’elenco completo di tutti i suoi film con relativi incassi e una bella galleria fotografica.

L’aura d’interesse per tale libro mi ha indotto a scavalcare il lungo elenco di opere che attendono da giorni, mesi o anni di essere vissute dal sottoscritto. Doveva andare così. Totò è una figura importantissima per me, quasi un santo. Ho visto alcuni dei suoi film decine e decine di volte, sono entrato talmente tanto dentro quelle battute e quelle gag che potrei averle scritte pure io, come se mi appartenessero. Ma non riescono mai a stancarmi perché Totò riesce sempre a farmi ridere.

E’ uno dei baluardi fondamentali e imprescindibili della comicità nella mia vita. L’ho detto, quasi un santo.

E’ cosa risaputa che il “personaggio Totò” portato a teatro o sul grande schermo era completamente una figura agli antipodi rispetto all’uomo, Antonio De Curtis, nato nel febbraio del 1898 e scomparso nell’aprile del 1967. Ma, personalmente, non avevo mai capito quanto. Esiste qualche intervista in cui è proprio l’uomo a parlare, testimonianze di amici e colleghi, c’è il diverso tono, velato di tristezza, di certe sue poesie. Ma tanto è dirompente e frastornante il personaggio che compare in decine e decine di film e lo si può rivedere in mille forme, tanto è l’opposto nella vita privata. Fatta di miseria, fame, di un sogno, quello del mestiere dell’attore, che fa rima con la parola destino. Vengono tracciati ricordi d’infanzia, ma poche righe e poi ci si concentra sugli anni che vanno dal 1922 al 1930. Gli anni fondamentali della sua formazione, degli scontri con i genitori, dell’osservazione dell’umanità per poter catturare tic, lazzi e vizi e costruire personaggi, battute e gag, di tasche vuote così come le pance, sue e di tutti gli amici attori alla ricerca di un ingaggio che permettesse loro di potersi “drogare” con le risate e gli applausi del pubblico, seguendo una definizione data da Totò stesso nel libro.

C’è tutto in questa biografia: miseria, speranza, il ritratto puro di un uomo così diverso dalla sua figura nell’immaginario collettivo che fa quasi male leggere determinate righe. Ci sono nomi che furono stelle di prima grandezza nell’arte e nel varietà e che oggi vengono letti come fossero archeologia di un tempo che fu. C’è la voglia di vivere e di conquistare la vita.

E poi c’è la morte.

La sì ritrova in molte sfaccettature, ma è la protagonista nel lungo capitolo che racconta della sua tormentata relazione con la soubrette Liliana Castagnola, che per lui si suicidò. A parlare è un uomo nei cui occhi traspariva sempre un velo di malinconia. Una persona buona, un’artista nel senso più ampio che si può trovare in questa parola.

Siamo uomini o caporali? è la vera faccia di Antonio De Curtis al di fuori della maschera che costruì per deliziare il suo pubblico. E la sua lettura non può che far prendere coscienza di quanto grandi e immortali furono tutt’e due. Alla faccia di tutti i critici che lo massacrarono nel corso della sua carriera. Ancora oggi, nonostante sia considerato il più grande attore italiano di sempre, è sempre bene fare questo appunto.