Diploma maturità classica – Laurea in Giurisprudenza in 3 sessioni e mezza – Pratica legale – Pallavolista di successo – Manager bancario e finanziario – Critico musicale dal 1977 – 6 mesi esperienza radio settore rock inglese ed americano – Studi continuativi di criminologia ed antropologia criminale – Lettore instancabile – Amante della letteratura noir e “gialla “ – Spietato con gli insignificanti. Fabio è venuto a mancare nel maggio del 2017. Ma noi abbiamo in archivio molte sue recensioni inedite che abbiamo deciso di pubblicare perché sono davvero parte della storia della critica musicale italiana

“Los Angeles” è l’esordio fulminante di un quartetto di quella città, gli X, composto dagli allora coniugi (più avanti avrebbero divorziato) John Doe (nome che equivale a Mr. Smith in Inghilterra), al basso e voce ed Exene Cervenka alla voce con l’aggiunta del veloce chitarrista Billy Zoom e del batterista D.J. Boneybrake. Alla produzione ed all’organo c’è dei Doors Ray Manzarek che li, produrrà fino al loro terzo capolavoro con le accentazioni all’hammond che solo un fuoriclasse come lui, che aveva accompagnato Jim Morrison, poteva creare. Se non ci fosse stato l’immenso “Closer” dei Joy Division, probabilmente questo, assieme al disco dei Cure “Seventeen seconds” (già recensito in questa rubrica) a “Remain in light” dei Talking Heads ed al devastante esordio dei Cramps: sarebbe stato l’album dell’anno. Punk stretto ed intelligente, rivitalizzato dall’uso della doppia voce congiunta dei coniugi su una musica nervosissima, un rock che viaggia ad ondate con schitarrate tanto brevi quanto efficaci e con l’aggiunta dell’organo nervoso e psichedelico di Ray Manzarek il quale, si esibisce in un “solo” tastieristico devastante nella bella “The world‘s a mess; it’s in my kiss”. Qui fa veramente le scintille. Il resto del menù non è da meno. E’punk californiano con un inno come “Los Angeles”, la rivisitazione della doorsiana “Soul Kitchen”, la forza, il suono e la stringatezza ribollente di “Johnny hit and run Paulene” dove, le voci dei due si rincorrono in modo entusiasmante . “Nausea” vive di feconde oscillazioni che danno proprio nausea da mal di mare con le svisate nevrasteniche dell’organo di Manzarek, sempre là a punteggiare la musica del quartetto come quinto componente, oltre che produttore. Riff centrale delineatissimo con la Cervenka che urla addirittura, calpestando i testi del pezzo e l’organo che non dà tregua. Molto bella. “The unheard music” pezzo suonato in modo incredibile con la voce del bassista quasi infingarda e l’organo, ancora una volta, a rivestire un suono già completo da par suo, arricchendo il contesto con tonalità liquide e scintillanti. “Los Angeles”, alla fine, è un grande disco di rock, gli X avrebbero proseguito su quella meravigliosa direttrice regalando agli appassionati altri 3 albums magnifici, il terzo, un altro capolavoro nel 1982 e chiudendo con un grande album nel 1987, prima di una momentanea ripresa senza infamia né lode, prima del definitivo scioglimento. Album da riscoprire di sicuro in anni in cui il rock vero stenta ad emergere. Buon ascolto.

Los Angeles Book Cover Los Angeles
X
Rock
1980