Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Le rovinose. I peggiori anni della nostra vita

Di Geraldine Meyer

Lettura interessante questo Le rovinose, di Concetta D’Angeli pubblicato dalla romana Il ramo e la foglia edizioni. Interessante perché, dietro la forma romanzo, occhieggiano ben altre forme. In quello che, talvolta, appare come un gioco a nascondino in cui, non si sa se per caso o per volontà, gli indizi sembrano lasciati in vista. Del resto gli anni in cui i fatti narrati si svolgono furono tra i più tragici (e ancora oscuri) per il nostro paese. Quel decennio tra il 1976 e il 1988 costellati e insanguinati da omicidi e attentati terroristici e mafiosi. Le vicende di Silvana, Clara, Lorenzo, Dorina risentono, in queste pagine, di tutta la cupezza e la parossistica vitalità di quei tempi. Quasi che le loro vicende funzionassero come una allegoria di quei meandri ideologici, utopie e barbarie.

Tutto inizia, come in uno schema alla Propp, con il passato che torna sotto forma di carteggi e fogli, consegnati, in un giorno qualunque, anni dopo, a colei che fa da filo conduttore alla storia. La bruttina Silvana, impastoiata in una noiosa vita di provincia, lenta e sempre uguale, tra un padre malato e una madre che sembra avere assunto come sostanza la tragicità del destino. Sarà attraverso di lei che il lettore viene a conoscenza della bellissima Clara, rumorosa, affamata di vita eppure talmente ferita da desiderare l’annientamento, il divenire niente. Tra di loro, a un certo punto, l’ombroso, contraddittorio e pericoloso Lorenzo, nobile, ricco e, per mancanza d’amore, violento. Di quella violenza subdola che, in modo irritante, il ragazzo vuole incanalare dentro la lotta armata quasi a rivalsa della sua condizione. I suoi sogni di cambiare il mondo, di sopperire con una generosità sempre sopra le righe, altro non sono che una chiave per aprire le porte alla violenza, contro tutto ciò che non risponde in pieno ai suoi deliri da Pigmalione.

Sarà lui la figura deflagrante, quella attorno alla quale tutto esploderà: l’amicizia tra le due ragazze, la consapevolezza di Silvana rispetto alla sua identità sessuale di lesbica e la tragica solitudine distruttiva di Clara, in cerca di un amore talmente malato da cacciarla nel ruolo di colei che aspetta il Padrone.

La vita li allontanerà, ciascuno alle prese con le sue rovine e gli apparenti e provvisori successi. Un ballo in maschera in cui ognuno di loro si convince di aver trovato ciò che cercava, salvo trovarsi sul baratro. Che per ognuno di loro avrà un sapore diverso ma sempre, inevitabilmente, intrecciato alla morte. Con la quale, attraverso traiettorie diverse, ciascuno di loro sembra flirtare da sempre.

E attorno, seppure accennato ( e forse per questo ancora più presente) il clima di morte e paura di quegli anni. Anni in cui la morte appariva con la ferocia di una condanna e non con il naturale scandire del tempo. Proprio come una condanna sembra quella marchiata a fuoco sulle vite di Silvana, Clara e Lorenzo. Ognuno di loro arriva a rappresentare non solo quel miscuglio talvolta appiccicoso di “privato che diventa pubblico e viceversa” ma, anche, le diverse sfaccettature con cui, in quegli anni, i crimini politici e mafiosi si presentavano nelle vite di tutti. E le reazioni che ne scaturivano. Spesso impedendo di accorgersi di cosa accadeva negli interstizi dei giorni comuni. Quello che accade con Silvana che non “ascolta” le lettere che Clara le invia dopo essersi trasferita al sud con Lorenzo, nel frattempo divenuto suo marito e Padrone. Ma il passato trova sempre il modo di tornare a bussare alla porta e per Silvana saranno lettere e diari, quel diario di Clara che ci viene incontro proprio come una serie di scritti dalla prigionia. E ancora una volta ci troviamo davanti a finestre aperte sul politico dietro l’apparenza di un racconto privato.

Tutto il libro si legge con la sensazione di qualcosa che rimanda ad altro. Ed è questo uno degli aspetti più interessanti di questo Le rovinose, un titolo che è anche una chiave di lettura. Per le vite dei protagonisti ma anche per quegli anni bui del nostro paese.

Le rovinose Book Cover Le rovinose
Concetta D'Angeli
Romanzo
Il ramo e la foglia edizioni
2021
272 p., brossura