Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Quella “cosa” che è meglio non dire

Di Geraldine Meyer

C’è un argomento. Anzi. L’argomento per eccellenza e che, forse proprio per questo, viene costantemente rimosso. Quale? La morte. È difficile parlarne. Talmente difficile che, nella nostra società, si evita di farlo. O lo si fa attraverso la spettacolarizzazione della morte stessa, il cordoglio social, il necrologio che, spesso, altro non è che un autoelogio di chi lo scrive. Ma della morte non si parla. Resta un indicibile nella sua essenza, un interdetto che si esorcizza in tanti modi. “E’ venuto a mancare” “Ha perso il marito” “Il nonno è partito per un lungo viaggio”. La morte resta un argomento che si esorcizza a partire dal linguaggio. Nel suo bellissimo Sulle strade del silenzio Giorgio Boatti, riporta le parole di un abate, queste: “[…]Monaci che sapevano di morire e accettavano il proprio destino e la propria dipartita. E questo è avvenuto in un mondo, quello di oggi, dove non accettiamo più di affogare. Non accettiamo che tutti dobbiamo accomiatarci e andarcene. Le generazione passate lo accettavano, spesso con semplicità”. E allora, vai di protesi, fisiche o mentali, mediche e di linguaggio appunto, per dimenticarci di essere “creature tra creature”.

E anche per questo, forse, ancor più difficile è parlarne con i bambini. O almeno così pensiamo noi adulti. Allora se il nonno muore è partito per un lungo viaggio. Se una salma viene allestita in casa i bambini non devono vederla, se muore un animale di famiglia meglio dire che è scappato. Insomma la morte, a noi adulti, ci mette in difficoltà. Ma se, per caso, decidessimo di parlarne ai bambini (ma non solo verrebbe da dire) allora possiamo farlo con questo bellissimo e struggente Tutti i cari animaletti, di Ulf Nilsson, illustrato da Eva Eriksson, tradotto da Laura Cangemi e pubblicato da Iperborea.

Il libro, graficamente, entra subito in medias res con l’immagine di tante piccole tombe campestri, con croci di legno, ciascuna recante un nome. I tre protagonisti sono tre bambini che, dopo aver trovato un piccolo bombo morto, decidono di donargli una cerimonia funebre a tutti gli effetti. Un rito, un passaggio, un congedo. E siccome i bambini sono molto seri decidono, non solo che deve essere così per tutti gli animaletti morti ma, si specializzano ciascuno in un ruolo: chi scava il terreno, chi scrive poesie dedicate al defunto e chi piange a dirotto. Ma, soprattutto, ogni animaletto avrà un nome. Perché i tre bambini capiscono quanto sia fondamentale non essere seppelliti anonimi.

E allora via di animaletto in animaletto, con la serietà e la compunzione dei bimbi, il loro intuire che quelle creature non stanno dormendo. Sono morte. E ciò che possono e devono fare è garantirgli un saluto, parole amorevoli e lacrime. Anche se non c’è un legame d’affetto personale con quegli animali, i bimbi sanno che la loro morte li riguarda comunque, li interroga ma non li paralizza nel dolore. Perché i bambini “sanno la morte” come sanno che la vita continua. Ecco perché il libro si conclude con la poesia

Lunga è la vita, breve la morte

Si deve morire, ma solo per poco

Poi cresce l’erba, pian piano e il muschio,

sopra la tomba sbocciano i fiori,

e finalmente scende la quiete.

E poi l’autore ci congeda ricordandoci che i tre bambini, il giorno dopo saranno presi da qualcosa di completamente diverso. Perché così deve essere.

Tutti i cari animaletti Book Cover Tutti i cari animaletti
I miniborei
Ulf Nilsson. Illustrato da Eva Eriksson. Trad. da Laura Cangemi
Letteratura per ragazzi
Iperborea
2022
61 p., Ill, rilegato