Vladimir D’Amora è nato a Napoli nel 1974. In poesia ha pubblicato Pornogrammia , Edizioni Galleria Mazzoli, 2015 (finalista Premio Fiumicino 2015), Neapolitana Membra , Arcipelago Itaca, 2016 (Premio Itaca 2016) Anima giocattolo (finalista Premio Trivio 2016)

ORGANIZZARE UNA VITA

di Vladimir d’Amora

Prosa scelta e selezionata dal traduttore e saggista Piero Dal Bon (NdR)

… .Ma la vita…? La vita è quella cosa che, se non meriti di essere costruita chiusa ordinata significata e interpretata anche: come se il suo senso più vivente e vivo e vivibile fosse sempre, immancabilmente, oltre la vita stessa…, ma-la-vita…? La vita va organizzata, qualora si stia come a dirsi che non si abbiano più forze e anni per giocarsela…? Organizzare è cosa d’annosa problematicità, ed è questione cruciale e aporetica: per ogni sinistra di una vita: se le destre siano i pezzi che, di poi, eseguano… Ed è aporetica, la organizzazione, l’organizzabilità di vita, perché, quanto più l’organizzare non può fare a meno della vita da organizzare, tanto più, organizzandola, la sviterà dalla sua vivente vivibilità! E, comunque, per organizzare una vita, non ci vogliono teorie: progetti: abilità & competenze: non ci vogliono protocolli, né i più conformati e resi validi, normati dal fatto che, da sempre, siano risultati, e venduti come, efficienti & efficaci: produttivi e fruttuosi; e nemmanco i discorsi e le forme, le narrazioni e le intenzionalità le più nomadi e solipsistiche e autonome e libertarie e privatissime… Ma ci vogliono strategie. Le strategie, però, non sono tattiche – se le tattiche sono quelle operazioni, quelle decisioni tanto dinamiche e sempre cangianti e ad alto tasso di adattività, quanto non sono come destini e fati spessi e statici: comandi cui non si possa che reagire, ancora una volta, comandando…!Le strategie non riducono, cioè, l’infinito al definito; né hanno scopi cui adeguare una vita adeguata a essere loro mezzo…E le strategie sono: né piani né pratiche, né costituenti né costituite… Ma strategia è solo una esposizione di una certa forma, di una certa rappresentazione: strategico è il far finire il tempo che una rappresentazione impiega a chiudere, congelare, imbarazzare: SCHERMARE, a rendere vissuta – un fatto: un essente-(di)-stato – una vita…Strategia – oggi – è né spegnere né accendere uno schermo, uno schema – non sospenderlo cioè non interpretarlo – ma INTERROMPERLO. Se no, si ripete la gestione, la tattica di un POTERE… E cosa fa un potere ossia IL potere? Potere, e già la parola suona e dice…, potere ha a che fare con potenza e possibilità… Come si comporta, il Potere e UN potere, col possibile, coll’avvenire, colla libertà di una vita…?Potere – è – costringere ogni potenza a farsi atto, ogni possibile a realizzarsi, a farsi prodotto opera concretezza lavoro…, da un lato. Dall’altro, e oggi contemporaneamente, il- nostro-potere lascia che il possibile resti tale, che giri a vuoto; e che sia asfittica autoreferenzialità, restando desiderio di un ennesimo desiderare un desiderio… Il potere, oggi, al tempo delle menzogne fattesi vite…, e delle vite tutte montate in menzogne legittime anche, è questo double bind: è chiusura del possibile nel reale, è chiusura del possibile nel virtuale… E la simultaneità – sempre, insieme percorsa da scarti e incoerenze… – di queste due tattiche di chiusura, di esaurimento del possibile, è l’orizzonte delle nostre, private solipsistiche e collettive conformistiche nevrosi: crisi. Organizzare una vita, quindi, è esporla: oggi è irrealizzarla: lasciandola non oltre né prima, ma soltanto accanto a ogni sua realizzazione, a ogni sua fantasticazione. Una strategia è la interruzione possibile di una vita. P.S.Il suicidio, quanto il lavoro, è – potere.