Studia pianoforte, clarinetto, composizione sperimentale e ingegneria elettronica senza terminare mai nulla. Mal sopporta gli aggettivi indefiniti e la sensazione armonica di dominante. Privo di capacità di networking, possiede al momento un numero di arti nella media. Ex grasso, ossessionato da alimentazione e forma fisica, suona cartoni animati per anni in giro per l'Italia e insegna fisica a via Panisperna (voglio dire). Consegue la Scomunica nel 2008. Gli amici più intimi lo chiamano Vilipendio.

Laika

Di Vincenzo Lombardozzi

Stavo buttato sul letto a decidere se fanno più schifo i cani o i tatuaggi, quando all’improvviso il telefono non suonò.

Chi poteva non essere? Non un call-center: quella è gente che chiama. Forse un genitore anziano, che per adesso stava bene. Una cosa di lavoro che però andava liscia. O magari, a non chiamare era lei.

Quella telefonata era importante. Andava fatta. Una telefonata di scuse: Ti ho tradito, ogni volta che ho potuto; invece tu no, si vedeva, non mi tradivi. Non mi tradivi, non è vero?

Io invece sì. Sempre. Anche quando non ti tradivo, pensavo sempre al modo di tradirti. Come, perché? Perché era bello. Perché sennò? Gli approcci, i corteggiamenti, i successi. La parte meccanica. Quella era la più noiosa.

Ma il resto era gratificante. L’autostima cresceva, mi sentivo importante. Ci faceva bene sai? A me, e a te. Quando tornavo ero gentile. Scherzavo. Ti perdonavo le cose che non mi piacevano. Ti davo i bacetti. Eravamo contenti tutti e due.

Ma tu volevi sapere, non ti fidavi. Mi scrutavi. Mi controllavi la posta, il telefono, le tasche, i vestiti. Le cronologie dei computer. Non trovavi mai niente, perché ero prudente.

I cani? O i tatuaggi? I cani sporcano, sbavano, abbaiano, hanno bisogni, ne fanno addirittura. I tatuaggi sono più silenziosi, ma se li scansi mica se ne vanno. Almeno le cose infestate dai cani si possono pulire (bisogna farlo in continuazione). I tatuaggi no, io che non sopporto uno sbaffo di penna e ci passo il sapone, e se l’inchiostro non va via mi sfrego la pelle con la pomice finché non esce il sangue.

E più non trovavi, più cercavi. Più cercavi più t’innervosivi. Innervosendo anche me. Che scemenza era? Non potevamo star bene così? Non era da te che tornavo ogni volta? Possibile che non ti va mai bene niente? E allora contestiamo, contestiamo tutto. Prendere un gelato, andare in vacanza, mangiare cinese il sabato sera, porta via un sacco di tempo. Non chiacchieriamo mai al telefono. Certo non adesso, che infatti non mi chiami. Certe persone sembrano agende del telefono. Te le ricordi le agende del telefono? Non le agendine da tasca, quelle grandi sul mobile, vicino al grigio del telefono a disco. Cambi pagina e ricominci, quella dopo è pulita. La pelle no. Puoi solo riempirla di altri scarabocchi.

Gli scarabocchi sono peggio dei cani. I cani sono fedeli. Ma perché, non ero fedele, io? Io ti chiedevo, mi interessavo. Non è il non chiedere il vero tradimento? Anche quando sbuffavi. Provavo a raccontarti, a raccontarmi. Perfino i cani s’intristiscono quando non li consideri. Mica come un gatto, che se ti sente addosso un altro odore felino si offende. Bisogna dirlo: i cani non lo fanno. Però i tatuaggi nemmeno.

La fedeltà è relativa. Cosa vuol dire, esserti fedele? Non guardare, non pensare? Non fantasticare? Oppure farlo pensando a te, come la prima volta che mi ha colto l’amore? Non mangiare più con altra gente, non vederci più un film, non farcisi più una chiacchierata. Non è intima, una chiacchierata? Chi ha deciso che un coito lo sia di più? E perché dobbiamo conformarci?

Certo una tua infedeltà mi avrebbe fatto arrabbiare. E allora come potevo perpetrare? Come ci si può arrabbiare con qualcuno per qualcosa, e farla regolarmente proprio a lui? Proprio a lei? Proprio a te? Come si può coltivare il bispensiero con pollici tanto verdi?

È semplice: senza badarci. Ti abitui presto, uccidi e pretendi di non essere ucciso. Rubi e se ti derubano t’indigni. Commetti adulterio e detesti di subirlo. La coerenza è un orpello per barbogi. Considerala una fatica inutile e il gioco è fatto. Non serve laser per statuarsela via.

Tatuaggi e cani, cani e tatuaggi. Quali dei due? Concentrarsi è impossibile, col telefono che continua a non squillare. E se squillasse chi si scuserebbe? Lei? Io? Chi ha tradito? Chi è stato tradito? E, dei due, chi ha fatto cosa? Non me lo ricordo. Impossibile concentrarsi, coi cani che abbaiano e i tatuaggi irremovibili. Il moto della Terra mi schiaccia sul materasso, povera bestia che sono, ammaestrata per mesi e abbandonata dall’addestratore nello spazio. Ci capirà qualcosa in tutto quel nero? In tutto quel freddo? Avevi promesso che tornavi.

Ecco perché, tremante ma risoluto, inizio con lentezza a non tagliarmi le vene.

L’immagine di copertina è presa da scienze fanpage.it