Laura Vargiu è nata a Iglesias, nel sud della Sardegna. Laureata in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Cagliari con una tesi in Storia e istituzioni del mondo musulmano, è presente con poesie e racconti in diverse raccolte antologiche nazionali. Vincitrice del Premio Letterario “La Mole” di Torino nel 2013 e autrice di alcune pubblicazioni di poesia e prosa, tra cui “Il cane Comunista e altri racconti” (L'ArgoLibro Editore), fa parte della redazione della rivista di poesia e critica letteraria “Nuova Euterpe” e della giuria di alcuni concorsi letterari.

“Iside ha segnato il mio tempo”: il fascino della poesia sufi di Manal Serry

Di Laura Vargiu

  Si apre con l’Egitto e la poesia di Manal Serry la nuova collana “resine”, dedicata ai poeti dal mondo e inaugurata lo scorso mese di aprile da FusibiliaLibri. Un’ulteriore coraggiosa prova da parte della piccola casa editrice laziale non nuova a iniziative editoriali azzardate in campo poetico, poiché di coraggio e di azzardo, in un certo qual modo, si può ben parlare ogniqualvolta un editore decida di valorizzare e pubblicare poesia.

Oltretutto, dal momento che Fusibilia è da sempre impegnata a dar spazio alle donne, come ribadisce la scrittrice e giornalista Antonella Rizzo, alla cui direzione è stata affidata questa collana, non stupisce che la prima scelta sia caduta proprio su una voce femminile, appartenente per di più a un mondo, quello arabo, forse poeticamente non ancora esplorato fino in fondo e osservato in genere con un cauto distacco dall’altra sponda di questo “continente liquido”, secondo la celebre definizione dello storico Fernand Braudel, che è il nostro Mediterraneo.

 Un mare, quest’ultimo, nostro nel più ampio senso possibile, antichissimo crocevia di popoli e culture, tuttora, nonostante secoli di crociate d’odio, inesauribilmente ricco di storie per chi abbia desiderio di ascoltarle, così come latore per sua natura di un messaggio di pace che finisce troppo spesso per avere la peggio di fronte ai boati di guerra che giungono ancora da più parti. Al pari del Mediterraneo, la poesia si rivela un luogo ideale d’incontro e confronto, dove poter conoscere scambievolmente e fare nostre, attraverso la forza disarmante della parola, le emozioni di un altrove che, in fondo, finisce per non esserci poi così estraneo. Carichi d’intensa spiritualità, i versi di Manal Serry danno vita a una silloge di raro incanto che sembra seguire le orme dell’anima, impresse e, a tratti, forse smarrite su una terra di papiri e “fierezza faraonica”.

Manal Serry (Foto presa da facebook)

“Iside ha segnato il mio tempo” è un viaggio tra le sfumature di aurore e tramonti, tra sussurri, silenzi, sguardi che accarezzano il cuore o lo squassano con l’impeto rovinoso delle tempeste di sabbia; un viaggio lungo il quale si assapora l’arsura del vento del deserto e la freschezza delle acque del Nilo, mentre la memoria si smarrisce nel tempo fra le note estatiche di un flauto incantatore d’anime.

“Il sentiero è infinitamente lungo/ e le sue colonne sono oscure./ Dalla sommità delle montagne/ l’universo intero apre le braccia./ Il vento trasporta le lacrime in lontananza/ della stessa trasparenza delle stelle./ […] Le mie dita scivolano tra i raggi/ e arano con strade di sangue/ un cuore colmo di pentimento/ per averti amato/ e per essermi scissa dentro te.”

È poesia di tradizione sufi, quella a cui si dedica la Serry (che ha firmato altre tre raccolte in lingua araba), originaria del Cairo e da decenni residente in Italia, dove è mediatrice socio-culturale e presidente dell’associazione “Ibdart Peace” che promuove lo scambio artistico tra i popoli mediterranei al fine di dare un forte contributo alla costruzione di una coesistenza pacifica. Anche la stessa poesia sufi, del resto, è inscindibile da un messaggio di pace proteso all’amore verso Dio e alla sua contemplazione, lungo un percorso ascetico e spirituale che conduce l’uomo a prendere coscienza della propria dimensione cosmica.

Sebbene dal 2001 si parli molto di Islam per motivi purtroppo di cronaca, il sufismo, che ne rappresenta la corrente mistica e affonda le sue radici già nei primi secoli in cui, tramite le inarrestabili conquiste arabe verso est e ovest, si diffuse il messaggio coranico, resta un tema per lo più di nicchia, particolarmente complesso, benché affascinante, pure per i cultori della materia. Sufi, dunque, è il mistico musulmano, così chiamato per via degli indumenti di lana ruvida indossati dai primi asceti (la parola araba sūf, infatti, significa “lana”). Questo genere di scrittura si ammanta dei toni di una preghiera che si rivolge in maniera incessante al divino, mettendo in luce in modo particolare il senso di distacco e di lontananza: “Tu mi vedi? Mi ascolti? Mi senti?” pare gridare l’autrice, sentendosi talvolta sprofondare nell’inquietudine della solitudine, così come in un mare agitato colmo di lacrime, e non riuscendo a spogliarsi di quell’amore che continua a dimorare sotto la pelle.

            Come scrive la Rizzo, è “alla quintessenza del principio creatore” che la Serry si rivolge, ma nulla impedisce di leggere questi versi in chiave diversa, più “umana”, pensando che essi esprimano un sentimento d’amore, che in ogni caso eleva lo spirito, nei confronti di una persona.

“[…] La memoria si smarrisce in un passato lontano/ quando cercavo solo te, senza tregua./ Tu sei l’uomo che manca al mio tempo. […]”

Sebbene il sufismo si apra a tutte le religioni rivelate, accomunate da ciò che in arabo si chiama tawhīd, cioè l’unicità di Dio, l’Islam affiora in queste pagine, peraltro in modo piuttosto discreto, attraverso riferimenti semplici e precisi, come quello a un tappeto su cui ci si prostra in preghiera o alla Ka‘bah o, ancora, al risuonare di voci che potrebbero essere quelle del canto ammaliante (l’adhān) dei muezzìn d’Oriente, sullo sfondo della sacralità di una terra, l’Egitto, dove s’intrecciano presente e passato; quest’ultimo, non a caso, viene evocato dal richiamo alla divinità egizia Iside già nel titolo dell’opera.

Tradotta per la prima volta in Italia, la poesia di Manal Serry dona a chi vi si immerge la profonda emozione del misticismo arabo che si interroga su quello che è “il fine ultimo e nascosto” dell’Io. Questa pubblicazione, riconfermando la consueta impeccabile cura editoriale da parte di FusibiliaLibri, è un piccolo grande gioiello che, a sua volta scrigno esso stesso, custodisce anche la misteriosa e feconda armonia di una femminilità non certo sconosciuta, malgrado tutto, alla cultura arabo-islamica.

“Io sono Iside, la tua adoratrice/ che con le sue ali risuscitò il cuore e la tua vita./ Il tuo animo erra dentro il mio mare afflitto./ Ho arato per anni il tuo terreno/ affinché al tuo corpo venisse ridato/ lo spirito della passione.”

Iside ha segnato il mio tempo Book Cover Iside ha segnato il mio tempo
Manal Serry
Poesia
FusibiliaLibri
2020
56 p., brossura