Nato a Montichiari (BS) nel 1976, è giornalista e critico letterario. Laureato all'Università degli Studi di Parma, scrive per varie testate tra cui il Quotidiano del Sud e L’Indice dei Libri del Mese. È caporedattore del lit-blog Laboratori Poesia e collabora con Avamposto-Rivista di Poesia e il blog Brescia si legge. Ha curato gli epistolari tra Vittorio Sereni e Roberto Pazzi e tra Carlo Cassola e Angelo Gaccione. Nel 2020 ha vinto il Premio Letterario “Lago Gerundo” per la Sezione Epistolari.

LA FUGA DALLA MORTE IN “SOTT’ACQUA” DI FRANCESCO BORRASSO

Di Federico Migliorati

“E alla fine mi ha chiesto della paura. E io le ho detto che il mondo degli esseri umani un po’ fa paura. E le ho detto che sott’acqua non si stava male”

Resistere a un dolore, o meglio fuggirne, provare a esorcizzarlo per togliergli forza e nerbo può riuscire a due categorie di persone, in maniera precipuamente inconsapevole: ai folli e ai bambini. Il campano Francesco Borrasso, scrittore ed editor già affacciatosi da tempo con successo nel mondo della narrativa, ci offre con “Sott’acqua” l’ennesima prova d’autore ricorrendo all’esperienza immaginaria di un bambino, Luca, protagonista e anima dell’intera trama. Sarà proprio lui, reso orfano di madre stroncata improvvisamente da un ictus, a condurci nel territorio inesplorato di una trasformazione. Sì, perché Luca crede di essere un pesce, di esserlo diventato proprio a seguito della scomparsa del genitore e della promessa mancata di colei per la quale “nessuno di noi avrebbe dovuto morire”.

Siamo forse lontani da certi sottesi psicanalitici alla Kafka con il suo Gregor Samsa svegliatosi una mattina sotto le sembianze di uno scarafaggio, eppure anche qui il tessuto architettonico costruito deborda dalla realtà per penetrare in una vasta prateria di significati. Il dolore come travaglio e come presa di coscienza, nell’adulto, si manifesta agli occhi del bambino come una violenza da rigettare, di più, un terreno scivoloso da evitare: così si fugge, ci si allontana da ciò che fino a ieri era naturale, semplice, abitudinario, certo e perciò anche sicuro per affrontare una vita altra, priva di punti fermi, di riferimenti. Si guarda oltre alla ricerca di quella madre scomparsa, ma se tutto fosse poi una finzione? Parte così la sua personale ricerca verso il “borgo” natale, armato solo di qualche foglio per scrivere ciò che non è più in grado di dire con la voce. E nel cammino da vagabondo Luca avrà modo di conoscere meglio sé stesso, vivrà la maieutica dell’esperienza di orfano e di solitario, di “nuovo” essere non più umano ma (apparentemente) pesce, si confronterà con adulti e coetanei, con figure curiose e sbandate, “avvicinando” anche per un tratto il mondo della spiritualità. Scrive in punta di fioretto Borrasso, con uno stile raffinato e diretto (“rabdomantico, di grazia arcaica” dice a tal proposito Massimo Onofri), infittisce il plot narrativo di dialoghi aprendo al lettore il mondo intimo di un ragazzino timido e impavido al tempo stesso, ma in grado di affrontare con la fantasia e l’immaginazione la tremenda prova a cui è stato chiamato. Il romanzo breve è ricco di silenzi, nei passaggi da un luogo all’altro del piccolo protagonista: e sono proprio i silenzi a renderci partecipi di un’avventura dopo l’altra, senza soluzione di continuità, in cui tutto è possibile. Prendendo spunto dalla migliore tradizione della letteratura non solo italiana l’autore riesce a lavorare di cesello affinando una penna già vivace e feconda, come si è visto nelle precedenti opere maggiormente introspettive e personali, portando allo scoperto la paura, il panico, l’inaspettato, tenendo sempre alto il livello di pathos e la qualità della diegesi. Il poeta Andrea Zanzotto affermava che “per andare avanti bisogna procedere con un piede nell’infanzia, quando tutto sembra grande e importante, e un piede nella vecchiaia, quando tutto sembra niente”: Luca mostra al mondo che si può reagire a un male inaspettato, cruento, improvviso, mettendo in atto una propria, personalissima tecnica di sopravvivenza e il “suo” tutto è colmo di dolore e di scoperta, di slancio del cuore e di speranza, di fragili sicurezze e di spontaneo entusiasmo. Nel volume di Borrasso ogni aspetto si tiene e il cerchio, destinato a chiudersi, non mancherà di colpi di scena e di una rivelazione/confessione sconvolgente. “Sott’acqua” tutto rimane attutito, i rumori giungono lievi e tenui e molte cose non si sanno perché vigono altre regole: Luca lo ha appreso, da pesce-bambino, ma l’esperienza umana, questo ci restituisce la trama, permane ancora unica e originale, nonostante tutto.

Sott'acqua Book Cover Sott'acqua
Francesco Borrasso
Romanzo
Giulio Perrone Editore
2023
143 p., brossura