Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

La rivoluzione culturale di Mary Astell e le sue “figlie” letterarie

Di Geraldine Meyer

Quando la lingua del Signore è un genere diverso, di Sonia Maria Melchiorre, libro del 2013 pubblicato dalla viterbese Edizioni Sette Città è uno di quei libri che andrebbero scoperti e riscoperti. Sebbene abbia avuto un ottimo riscontro di vendite possiamo pensare che la sua conoscenza sia comunque rimasta abbastanza circoscritta ad un ambito accademico o, comunque, ben al di sotto di quanto meriterebbe. Ecco il motivo per cui ne proponiamo la lettura anche oggi, a distanza di qualche anno dalla sua pubblicazione.

Sonia Maria Melchiorre da tempo si occupa di cultural, gender e media studies, un ambito che sta conoscendo un sempre crescente interesse. E questo testo rappresenta davvero una lettura illuminante per chiunque, a vario titolo, si interessi di letteratura, in particolare di letteratura femminile. Una definizione che rischia di apparire limitata e che, al contrario, rappresenta qualcosa di imprescindibile per comprendere la trasversalità dell’argomento.

Intanto questo testo riporta (e fu il primo in italia) le traduzioni di alcuni brani di scrittrici quali Mary Astell, Catherine Talbot, Hester Mulso Chapone e Sarah Robinson Scott. Se questi nomi non dicono nulla al grande pubblico ciò rappresenta una mancanza di non poco conto. Furono, infatti, queste donne, ad operare una vera e propria rivoluzione culturale, tanto profonda e potente, quanto più si pensi al contesto storico in cui operarono; quel ‘700 in cui alcune istanze e alcune rivendicazioni non erano certo scontate. Si tratta di scrittrici che operarono una sorta di scardinamento dall’interno di un sistema che dava alla donna un ruolo assolutamente subalterno, sia in ambito educativo sia in ambito sociale. Il loro operare, la loro scrittura furono, a tutti gli effetti, un passo importante seppure a lungo sottovalutato dalla stessa critica femminista. Almeno fino agli anni ’70 del XX secolo quando, soprattutto grazie a studiose come Kate MIllet, si cominciò a comprendere l’importanza dello studio di una tradizione femminile nella letteratura. Un bisogno quasi di rintracciare una vera e propria genealogia, che andasse oltre le singole figure e che superasse la visione di esse come individualità e non altro.

Questo testo è una carrellata sul lavoro di queste scrittrici, ed è interessante proprio perché contestualizza le loro parole evitando così l’errore di molta critica. Che non considerando l’epoca, le considerò per molto tempo delle conservatrici. Mettendole anche al margine dello stesso discorso femminista che parve, fino ad un certo punto, ignorare (o voler ignorare) le origini stesse di questo movimento, origini che furono, inevitabilmente, conservatrici.

Ma la Astell e le sue “figlie” letterarie fecero moltissimo per la letteratura femminile e, più in generale, per la storia delle donne. Operando, come si diceva all’inizio, una sorta di rivoluzione interna al sistema, usando argomenti religiosi per scardinare una costruzione paternalistica senza subirne eccessivamente l’ostracismo o la censura. Capire la portata di un tale lavoro è cosa davvero non secondaria sia dal punto di vista letterario, sia dal punto di vista sociale. Tra manuali di condotta, vindication, utopie di comunità femminili, le scrittrici di cui si parla in questo testo furono in prima linea nel porre in primo piano, con i mezzi a loro disposizione, la necessità che le donne avessero la possibilità di ricevere una educazione culturale e letteraria, vera apripista di ciò che, allora, forse non si chiamava emancipazione ma che ne aveva (oggi lo sappiamo) tutte le caratteristiche.

E a ben considerare come, seppure con molti cambiamenti, la situazione delle donne non sia, anche oggi, del tutto libera dal giogo maschilista e patriarcale, riteniamo che questo libro sia una preziosa fonte di riflessione, oltre che importante materia di studio.

La casa editrice viterbese Sette Città ha pubblicato anche altri testi di Sonia Maria Melchiorre, di cui consigliamo la lettura per un più approfondito studio dell’argomento. Qui le copertine