Silvana Martino vive e lavora a Roma. Laureata in filosofia con una tesi su Merleau-Ponty, è docente di ruolo al Liceo Carducci di Roma.

Il linguaggio come fonte delle domande

di Silvana Martino

Stefano Cazzato insegna da molti anni filosofia nei Licei, collabora con riviste e giornali (Via Po, Rocca, Romainjazz, Il Convivio, MuMag) ed ha al suo attivo numerosi saggi di filosofia tra cui una trilogia dedicata a Platone (Dialogo con Platone, Una storia platonica, Il racconto del Timeo) con la quale ha riletto in chiave strutturalista l’opera del grande filosofo greco.

Con il suo ultimo lavoro (La quasi logica, Pratiche del consenso e del dissenso, Ladolfi, pp.240, 2020), frutto di una lunga attività didattica, nonché di una riflessione sistematica sull’epistemologia della disciplina, ci propone un’appassionante lezione di metodo.

Il testo è incentrato sulle teorie dell’argomentazione, gemmate dalla “svolta argomentativa” degli anni Cinquanta del Novecento con le due opere capitali   di Chaim Perelman e Stephen Toulmin (Trattato dell’argomentazione e Gli usi dell’argomentazione) decisive per individuare un criterio di ordine sulle quasi logiche e le finalità democratiche della retorica.   

La svolta argomentativa segna un ritorno alle nozioni classiche di matrice aristotelica per costruire una teoria del discorso non dimostrativo.  Si parte dal presupposto che da un lato ci sia la dimostrazione e dall’altro l’argomentazione. La bipartizione è fondata sull’idea che la scienza è controllata dalla procedura dimostrativa, logica o sperimentale, mentre l’argomentazione gravita nel campo dell’aleatorietà, del verosimile, del probabile.

Il ragionamento dimostrativo o apodittico si caratterizza per la cogenza della conclusione, che deriva deduttivamente da premesse assunte assiomaticamente. Nel ragionamento argomentativo, ogni passo del ragionamento deve essere sottoposto a discussione: se le premesse e le inferenze sono soggette a discussione, la conclusione non è né univoca né necessaria ma valida nella situazione in cui è proposta, sempre rivedibile, fondata su presupposti precedenti.

Come sostiene Toulmin, l’argomentazione è sempre situata, assegnata al contesto di riferimento. Il contesto è mutevole ed è quindi difficile asserire conclusioni che devono essere accettate da tutti.

Scorrendo le pagine di questo brillante lavoro, sembra di leggere Maurice Merleau-Ponty quando scriveva in Senso e non senso che “la filosofia è l’insieme delle domande, il vivere stesso e il parlare sono le fonti di queste domande che si rinnovano indefinitamente a contatto con la nostra esperienza, tuttavia, ogni definizione ci distoglierebbe dall’interrogazione, facendoci dimenticare che è nella vita e nel linguaggio che essa si dispiega”.  

La quasi logica. Pratiche del consenso e del dissenso Book Cover La quasi logica. Pratiche del consenso e del dissenso
Stefano Cazzato
Filosofia
Giuliano Landolfi Editore
2020
240 p., brossura