Nel 2019 ho pubblicato la mia prima raccolta di poesia “Il machine learning e la notte stellata” (Collana Gialla – LietoColle/Pordenone Legge Editore). Negli anni 2012, 2015, 2016, 2018 ho pubblicato alcuni brani sull’antologia dei finalisti del concorso letterario “Coop for Words” e sulle riviste letterarie “Il Segnale” e “Versante Ripido”. Quest’anno ho scritto i testi delle canzoni “Gargoyles, Livido e Mantra” per il progetto musicale Nikita. É di questi giorni la notizia che L’individuo superfluo è risultata finalista del Concorso Nazionale Guido Gozzano per opere inedite.

Selezione da L’individuo superfluo, di Francesco Tripaldi

Dinamica asociale

Nessun uomo è un monolocale,

un’ogiva,

un porta sapone.

Nessun uomo è un nocciolo d’oliva,

un indice di consumo,

un sopracciglio di Putin,

l’espressione asettica

di un dato aggregato.

Al di qua di un router,

bere tisane fa sentire più magri,

stare in compagnia

più soli.

Nessun uomo è un monolocale,

un letto contenitore,

un fornello a induzione,

una particella catastale.

Al di qua di un router

c’è qualcuno

con più carie che ambizioni,

che si chiede tutti i giorni

dove facciano tirocinio gli assassini,

se anche loro siano schiavi

di un contratto di locazione

o se riescono a non farsi geo-localizzare

dalle app di delivery,

a farla franca

e rimanere liberi

con le proprie calvizie,

a consumare fibra ottica

e legumi in scatola,

riuscendo ancora a decidere

per chi votare.

Sta zitto e sanguina

nel suo silenzio di tigre,

nella sua cella Excel

di formule pigre

avvitando un silenziatore

su una semiautomatica,

recitando una poesia laica:

nessun uomo è un monolocale

una moquette grigio topo,

una truffa legale,

un suicidio domestico

senza clamore,

un disordine alimentare

al di qua di un router.


La iena ridens piange

Manica di manigoldi con troppi soldi

la cui formazione culturale

è colpevolmente carente

della conoscenza di De Sade

ignorano che la Netiquette

imporrebbe

di non scrivere in caps lock.

Cashless society

incazzati coi tassisti

privi di POS

inseguono il coniglio bianco

lungo wormhole urbani

fino allo schiocco secco

del fine corsa della bobina divina.

La iena ridens,

piange.

Feste selvagge,

albe in dissesto,

muri infuocati in aggiornamento,

donne con calzature orribilmente 2015

al Chinese Box,

in Isola,

nelle vecchie balere,

in Piazza Morbegno,

sempre più belle, bellissime

nascondono sotto un impeccabile make up

sofisticati tormenti

in coda per ricaricare

lo smartphone al cesso

poi in fuga dalle ennesime avances

del tizio sfranto

che già puzza di morte;

pasto designato

di un branco di iene ridens

infinitamente tristi.

Se solo una miliardesima parte

delle esistenze superiori

nominasse una task force dell’urlo

per arpionare i grigi cetacei della rete,

inondare di gameti i data center,

o insegnare

la lezione di sopravvivenza delle lucertole

che sacrificano la coda

lasciandola lì a dimenarsi

negli occhi millenari dei bambini,

avremmo iene di nuovo coerenti,

di nuovo felici.


Glitch di sistema

La statistica non considera

gli amori dissennati,

i cigni neri o sé stessa

quando la interroghi

con seducenti questioni

da alcolista free-lance.

Se lo facesse,

l’aspettativa adattiva

tradirebbe il risultato della ricerca,

un glitch nei libri dell’Apocalisse

rivelerebbe

la peluria sull’avambraccio della Vergine,

i conti off-shore degli arcangeli,

l’identità della madre surrogata del nuovo Messia.

Piani millenari compromessi

dall’idea stessa di probabilità.

Meglio non chiedersi nulla,

abbracciare il destino

con lo spirito del kamikaze

e guardare il mondo

attraverso

i misteriosi occhi rossi

dei conigli.

L’immagine di copertina è Soir bleu di Edward Hopper