Psicologo, psicoterapeuta, ricercatore. Esperto Indipendente della Commissione Europea EACEA European Expert: CE-Bruxelles, 2014 Operatore e Ricercatore nel campo delle scienze umane applicate, della didattica sperimentale e della psicoterapia (Scuola sperimentale semantico-antropologica del Centro Ricerche sulla psichiatria e le scienze umane della Unità Sanitaria Locale n.41 della Campania (oggi Asl Napoli 1) Presidente dell’Istituto di Psicologia e Ricerche sociosanitarie (Formia, Latina) Volontario Psicologo Clinico presso il CRMR – Centro regionale malattie rare della Regione Campania (Azienda Ospedaliera dei Colli – Ospedale Monaldi)

In principio fu il tempo Saggio sul senso soggettivo del tempo vissuto in campo psicopatologico e psicoterapeutico

Di Giuseppe Errico

Pensate che il passato, solo perché è già stato, sia compiuto ed immutabile? ah no! Il suo abito è fatto di taffettà cangiante, e ogni volta che ci voltiamo a guardarlo lo vediamo con colori diversi” Kundera

Gli orologi non vanno d’accordo, quello interiore corre a precipizio in un modo diabolico o demoniaco o in ogni caso disumano, mentre quello esterno segue faticosamente il solito ritmo Kafka

Questo breve saggio1 si propone di riflettere sulla possibilità concreta che sia una analisi-interpretazione che una comprensione del tempo vissuto (nei pazienti, nelle persone “normali”) vengano utilizzati come strumento attivo e propulsivo, da parte del clinico, nei confronti della sua stessa vita personale e della sofferenza oscura2 , non solo, quindi, come strumento curativo verso gli altri, ma anche come elemento autoriflessivo di formazione personale continua, ovvero di radicale e non innocente3 (Piro, 2005) messa in discussione di sé stesso e, quindi, potente agente di trasformazione della coscienza. Oggi come ieri se c‟è una cosa sulla quale abbiamo sempre trovato il tempo di interrogarci è, per l‟appunto, il tempo, il nostro tempo (tempo vissuto o interiore).

«Perché ricordiamo il passato e non il futuro? Siamo noi a esistere nel tempo o il tempo esiste in noi? Cosa significa davvero che il tempo “scorre”? Cosa lega il tempo alla nostra natura di soggetti? Cosa ascolto, quando ascolto lo scorrere del tempo?».4 Descrivere, rappresentare e comprendere il tempo vissuto dei pazienti non è una cosa semplice poiché durante un colloquio terapeutico, mediante le parole, il paziente colloca il proprio vissuto in diversi spazi temporali5 .Tuttavia è necessario far comprendere che il tempo interiore (diverso dal tempo come durata e calcolo) può divenire un parametro importante nella relazione terapeuta-paziente, per un percorso di cura. L’uomo è l’unico ente che può porre domande e analizzare il proprio vissuto del tempo e le relative mutazioni (che possono essere descritte ed indagate mediante strumenti tecnici o psicologici). «Il tempo è lo spettacolo del divenire. Infatti, in qualsiasi modo lo si consideri, esso ha sempre a che fare con ciò che muta. E quand’anche nulla divenisse, l’esperienza del tempo sarebbe ugualmente esperienza del divenire sia pure inteso come fede nel divenire medesimo. L’implicazione tra tempo e divenire è vera in ogni caso, sia qualora si consideri il tempo come numero del movimento che come a priori della successione, che come quarta dimensione del mondo fisico, ossia della realtà cosmologica. L’esperienza del tempo, come modo d‟esperienza del divenire, è, come il divenire, esperienza complessa…L’esperienza del tempo, in quanto esperienza, dà luogo, dunque, a modalità espressive variate e altrettanto complesse di temporalità: genera forme del tempo». 6 Su questo aspetto poco esplorato del legame tra vissuto emotivo, tempo e cura è necessario che si apra una riflessione tra gli scienziati della psiche capace di indagare le modalità di attuazione e l’esperienza correlate a questa ricaduta esistenziale durante uno stadio di dolore/sofferenza7 . Ma come possiamo considerare il tempo rispetto alla sofferenza oscura detta psichica?

«Noi nominiamo il tempo, quando diciamo: ogni cosa (Ding) ha il suo tempo. Questo significa: ogni cosa, che di volta in volta è, ogni essente viene e va al tempo giusto e resta un certo tempo, durante il tempo che gli è assegnato. Ogni cosa ha il suo tempo…Ma il tempo, passando costantemente, permane in quanto tempo…Nella costanza del passare del tempo parla l’essere…Il tempo non è una cosa, quindi niente di essente, ma permane costantemente nel suo passare, senza essere esso stesso qualcosa di temporale, come l’essente che è nel tempo».8

Come scrive lo psichiatra Borgna (2019) rispetto alla cura psichica il tempo assume, man mano, diverse immagini di sofferenza: «Se non conosciamo come il tempo (ovvero, l‟esperienza soggettiva del tempo, il tempo vissuto) si snoda nelle diverse forme di sofferenza psichica, in particolare in una depressione – che è la forma patologica della malinconia, in cui il tempo si spezza, il futuro si dissolve, e il presente è divorato dal passato -, in una esperienza maniacale – forma di vita bruciata da una euforia senza confini, in cui il tempo vissuto si sfilaccia e si scompone in mille frammenti, che non hanno più né passato né futuro, solo un presente senza storia – e in una schizofrenia – la più oscura e delfica delle malattie psichiche, nella quale il tempo si frantuma in misura ancora più radicale e profonda, non salvandosi nemmeno la dimensione monadica del presente – sì, se non conosciamo questi sbandamenti del tempo interiore, del tempo vissuto, non potremo mai entrare in relazione di cura con queste forme di sofferenza psichica». 9

Quindi la cura vista nella sua dimensione come una cura di sé, come un momento di costruzione nel solco di una direzione scelta insieme al soggetto che si cura, che comincia davvero a preoccuparsi della sua assoluta condizione di singolarità nel mondo che lo vede ospite temporaneo, che si protende verso la significazione della sua personale vicenda umana (dal momento in cui ha potuto rendersi conto della sua „attitudine‟ ad essere „straniero a sé stesso‟), nella sua dimensione altrettanto importante, della „temporalità‟ esistentiva10, del suo „passaggio epocale‟ collegato alla dimensione non solo del kronos (ossia, lo scorrere del tempo visto come una sequenzialità semplice degli accadimenti umani) ma in quella del kairos (ossia, quello che i Greci definivano il tempo nel mezzo, un momento particolare in cui qualcosa di non convenzionale, di non normativo, accade).

«Quindi il nostro senso (ordine) del tempo sembra, comunque, aver avuto origine, da un lato, da meccanismi neo-biologici-psicologici e dai meccanismi psichici e della coscienza riflettente, e dall’altro, come prodotto dell’evoluzione planetaria/antropologica». 11 In psicologia, da molti anni, il tempo è studiato come un aspetto direzionale dell‟esperienza psichica come un vissuto12, che è vissuta come un protrarsi da un momento iniziale verso momenti ulteriori e una fine. 13 Nella psicologia sperimentale di laboratorio, invece, è stata attribuita molta importanza alla misura che intercede, durante un esperimento, tra una stimolazione e la risposta di un individuo: il cosiddetto tempo psicologico o tempo di reazione. I tempi di reazione sono di varia lunghezza per i diversi stimoli e nei diversi individui, mutando continuamente anche nello stesso soggetto.

Il tempo interiore, quindi, è una questione complessa legata alle prassi di cura, affrontata dagli scienziati, dagli psicologi e psicoanalisti, dai filosofi, dai fisici. È esperienza comune, durante o dopo un‟importante e significativa sofferenza, sentirsi dire in tono consolatorio che “il tempo farà il suo corso”, che bisogna lasciare passare del tempo14 . La cultura popolare, schietta nei modi di dire, ha in sé un fondo di verità e saggezza. Considerando il tempo dal punto di vista psichico lo psichiatra Minkowski afferma che ciò che conta in campo psicologico, non sono le categorie logiche con cui lo oggettiviamo, ma il modo di viverlo (tempo vissuto) a cui ci consegniamo. Inoltre in campo psichico è constatabile una differenza qualitativa tra il passato e il futuro, che non possono essere messi sullo stesso piano, come semplici estasi temporali. Infatti il futuro –attesa (vissuto) porta con sé quella creatività (novità) di cui il passato (vissuto nel ricordo) è privo. Al futuro è inoltre connessa quell’attività che non ha il suo contrario nella passività, ma nell’attesa. «Nell’Attività tendiamo verso l’avvenire, nell’Attesa, invece, viviamo il tempo come in senso inverso. Vediamo l’Avvenire venire verso di noi e Attendiamo che divenga presente». 15 Ora avviene che, nella malinconia, all’attività si sostituisce il vuoto dell’attesa (futuro),mentre il tempo non è vissuto ma subìto, accolto senza interesse. Al futuro sono connessi il desiderio e la speranza, che ci consentono di oltrepassare l’immediatezza del presente, allargando la prospettiva all’avvenire. Inoltre nel desiderio supero la mia attività e le opere che essa ha realizzato e che compongono l’orizzonte del mio avere, possedere. «Trovare perfetto ciò che si è creato è come mettere una cosa morta là dove non c’è posto che per una cosa viva; è trasformare in deserto il campo fertile dell’esistenza» 16 . Il futuro chiuso è l’estinzione della speranza, che è la struttura portante della condizione umana, in quanto fonda e rende possibile la vita come orizzonte aperto. Per questo, scrive Borgna:

«…le modalità della sofferenza malinconica, dall’angoscia all’esperienza della morte e del morire, sono tematizzate nel loro ultimo orizzonte di significato dalla terrificante esperienza del non-poter-più-sperare e cioè dalla frattura della speranza come orizzonte di trascendenza» 17 . L’opposizione futuro-passato può essere assunta come opposizione tra Bene e Male ed i valori positivi prodotti dal passato diventano male qualora, irrigiditisi, non aprono il futuro e non si offrono come tappe per una ulteriore esperienza. Per chi scrive il tempo interiorizzato ossia il tempo percepito e vissuto psicologicamente ai fini della cura non è una condizione stabile mentre lo spazio (in cui viviamo) lo è, esiste ed appare visibile. Il tempo vissuto e percepito viene elaborato nella profondità dell’essere, in maniera cosciente e inconscia, dentro di sé. Noi percepiamo attimi o accadimenti (pensieri soggettivi, stati di emozioni, idee sul/del mondo) nel presente (dal di dentro) e immagazziniamo, interpretandoli, varie immagini del tempo che scorre18 assumendo, di conseguenza, specifici comportamenti e atteggiamenti rispetto agli altri individui. Durante un processo di cura tutto ciò ci appare evidente. Le immagini del tempo possono essere immagini della coscienza e, mediante le parole e il discorso, descrivere come un paziente affronti una cura con dolore e sofferenza. «Adesso non è mai questo semplice adesso che c’è, eppure non sarebbe se non fosse adesso; ma vale anche l‟inverso: adesso non sarebbe adesso ove mancasse l’adesso che c‟è…L‟adesso è nel tempo e lo misura. Ne sta fuori e dentro, gli sta innanzi e prima. Lo coglie e manca» 19 . «Chi dice: il tempo passa, scorre, trascorre, fugge, ha in mente un tempo diverso rispetto a chi usa modi di dire nei quali il tempo è rappresentato da una ruota e parla perciò di cicli e di ricorsi. Per il primo il tempo è una forza progressiva, per l‟altro una forza ciclica. Sebbene nel tempo siano presenti entrambi questi aspetti, è molto diverso se percepiamo l‟uno o l‟atro, a quale dei due prestiamo ascolto». 20 Quindi, nel corso della vita, dinnanzi ad una malattia possiamo percepire il tempo interiore in tanti modi diversi?

Il tempo vissuto nel dolore (o patico dolorante) che valore può assumere rispetto al presente e soprattutto al passato? 21

«Tempo ci è noto, tramite le rappresentazioni correnti, allo stesso modo che essere, ma anche allo stesso modo ignoto, non appena ci proponiamo di determinare il luogo dove si raccoglie (zu erorten) ciò che è peculiare del tempo».22

Si tratta di un tempo ciclico, del tempo del flusso e del divenire? Detto in termini scientifici ogni accadimento umano presente in un dato momento (e non solo in ambito clinico-terapeutico) è sempre analizzabile in una fase presente-presente (l‟impressione/percezione), in una fase appena – passata (la ritensione/ricordo), ed in una che-sta-per-accadere (stato di attesa, anticipazione/protensione verso il futuro). Tutto ciò accade non solo in campo clinico ma nella quotidianità della vita. Ecco, quindi, riguardo al tempo vissuto nella cura che interviene sempre un elemento di intenzionalità (o protensione) a definire l‟unità globale di un accadimento, a consentirci di comprendere dove la persona colloca gli accadimenti di vita (nel passato, nel presente, nel futuro?), poiché è il significato complessivo (o totale) della percezione temporale che definisce ritmo, informazione e durata di un accadimento temporale. Tutto rimane afferrabile nella percezione e nell’empatia. 19 «Il cerchio della sofferenza, in quanto esperienza di una limitazione radicale, è anche esperienza del limite e soprattutto della propria limitazione: la sofferenza è dunque una modalità classica tramite cui si fa esperienza della propria individualità e si conosce l‟individuazione come principio e forma dell‟esistere e del morire».23

Oggi sappiamo che la coscienza riflettente, la memoria24 , la fiducia in sé e negli altri25 e l‟attenzione selettiva 26 condizionano la valutazione del tempo soggettivo e che non esiste un tempo oggettivo27 ma soggettivo, molteplice.

Tabella della percezione del tempo vissuto (Errico 2020)

C’è un unico luogo dove andare: il tempo (dalla saggezza africana)

Fase A.P – Appena – passata (ritensione/ricordo) – Tempo vissuto: nostalgia, gioia, piacere, dispiacere, coraggio, slancio, spavento, ecc.

Fase P.P. – Presente-presente (impressione/percezione) – Tempo vissuto: piacere/dolore, senso di azione, ecc.

Fase C.S.P.A – Che-sta-per-accadere (attesa, anticipazione/protensione) – Tempo vissuto: speranza, paura/angoscia, incertezza, preoccupazione, piacere, attesa


Il tempo (la percezione del tempo vissuto)28, in linea generale, cambia i nostri modi di vivere, di comunicare, di esprimerci, ed è una caratteristica non visibile o oggettuale (è privo di materia) sia delle scienze della natura che delle scienze umane, del mondo fisico e del mondo psicologico (psicoterapia), sia del campo antropico che dell‟identità/intersoggettività (tempo duale, dell‟ascolto/silenzio e attesa). Gli studi confermano che, al tempo spazializzato della fisica, si oppone il tempo come vissuto e durata interiore (anche ogni stato d‟animo o emozione hanno una durata temporale), dell‟esperienza soggettiva che comporta pensieri, idee ed affetti (Oliverio A.,1999). 29 Ma che valore assume il tempo in campo psicoterapico, durante una crisi/mutamento personale? 30 Anche se molti psicologi trascurano il valore del nostro paradigma tempo nelle prassi terapeutiche31 , come “modo di vivere” (cambiamento personale), come prassi di cura ogni crisi personale si incarna in un tempo specifico, rapido o lento che sia, un tempo particolare che si incarna nella sofferenza e nella storia individuale. «Nell’orizzonte di un discorso fenomenologico le situazioni di crisi possono essere interpretate come situazioni nelle quali viene richiesta (viene sollecitata) una decisione radicata nella storia della vita personale; e a essa non è possibile sfuggire nella misura in cui sia un‟esperienza radicale che rimetta in discussione il senso del passato e del trascendersi del passato nel futuro». 32 Pertanto, nella vita delle persone, esiste un tempo vissuto (esperienza del tempo interiore, del tempo soggettivo). Possiamo prendere atto che, accanto alla centralità del tempo passato, esiste un tempo presente che affianca il tempo passato ed il futuro, e il tempo (“analitica temporale”) diventa una condizione clinica-curativa33 , dell’esistenza intesa come progetto, riflessione coscienziale e funzione anticipatrice oltre la sofferenza oscura detta psichica (protensione). Riguardo, inoltre, al tempo passato (ricordi) sappiamo come la psicanalisi abbia fondato la propria disciplina su tale aspetto (il ritorno del rimosso/passato). 34 Freud infatti cercava di attingere al passato per capire la nevrosi dei suoi pazienti. «Nella mia ricerca delle situazioni patogene…in cui i sintomi ebbero origine, fui condotto sempre più indietro nella vita del paziente e finii col pervenire ai primi cinque anni della sua infanzia”, in quanto “lasciavano tracce inestirpabili». Freud sostenne che il passato più lontano, quello della nostra prima infanzia, è il più importante; i ricordi più importanti sono regressi e non semplicemente dimenticati; tutti i sogni e le nevrosi hanno la loro origine nell’infanzia e tutte le esperienze lasciano qualche traccia durevole nella memoria. Ci fu l’idea che: «tutte le impressioni sono conservate, non solo nella stessa forma in cui vennero recepite la prima volta, ma anche in tutte le forme che hanno assunto nei loro sviluppi futuri». A differenza di Bergson che si occupò del tempo introspettivo, Freud non identifica la psiche con la sola coscienza, in quanto una parte della vita psichica si svolge nella sfera dell‟inconscio. 35 Nella percezione soggettiva del tempo sicuramente giocano un ruolo molto importante le esperienze passate, le emozioni, le sensazioni, gli stati d‟animo che si provano. 36 Quando si sta male o ci si sente tristi: «…è come se il tempo non passasse mai. In sostanza: l‟atto della riflessione della coscienza, nella sua raggiunta teticità e predicatività, si rende strumento indispensabile e insostituibile dell‟osservazione: anche il dato comportamentale rimanda senza eccezione a mutamenti dell‟interiorità talora dimostrati, più frequentemente solo inferiti, ma mai prescindibili».37


Tabella Esperienza, Consapevolezza, Analisi (Errico 2020)

Esperienza del tempo in senso stretto La Consapevolezza del tempo La Valutazione/Analisi del tempo

Flusso/Perdita del senso del tempo

Accelerazione (sensazione di contrazione del tempo) Rallentamento (esperienza di dilatazione del tempo) fino al blocco temporale Perdita del tempo, della realtà temporale – Disturbo delle categorie temporali


In campo psicoterapico (e non solo) esiste un tempo fermo per la riflessione (o epoché). Tale epochè, a partire da Edmund Husserl38 , risulta essere un evento vissuto o Erlebnis o esperienza, dotato di una sua propria struttura/forma temporale (Zeitform o Zeitstruktur). 39 Risulta essere capace, a sua volta, d‟innescare processi trasformativi di cura, di conoscenza e comprensione, di esistenza. Ogni paziente avverte un tempo di attesa prima di ogni trasformazione personale, prima di ogni azione possibile.

Uno degli aspetti fondamentali della questione tempo, profondamente legato alla cura, pertanto, è la potente ricaduta dell‟analisi dei vissuti sul piano (psico) terapeutico e intersoggettivo durante la relazione tra il terapeuta e il paziente. Anche da questo punto di vista si evince come il paziente si trovi spesso prigioniero, in qualche modo, di un tempo “particolare” (il tempo della sospensione, dell‟attesa, della sofferenza oscura e del dolore interno). In questa prospettiva quello che salta subito all’occhio, è un elemento forse trascurato dai clinici: il tempo vissuto come esperienza profondamente emotivo-affettiva, trasformativa cioè patica, ovvero come importante dispositivo di pensiero, trascendentale, ma impattato e travolto, e non potrebbe essere altrimenti, da onde di grande affettività ed emotività. Di contro percepire il tempo scorrere molto velocemente quando si provano sensazioni piacevoli, quando stiamo bene e siamo felici. Chiaramente il tempo vissuto del paziente ansioso, fobico, ossessivo e depresso appare, nella maggioranza dei casi, diverso a livello interiore. Così è facile constatare, in ambito clinico e terapeutico, come il paziente fobico, col suo vissuto ansioso, tenda a controllare il tempo “presente” anticipandolo, nella estrema riduzione dell‟attesa del futuro, ma stranamente mostrerà tempi lunghissimi verso le decisioni affettive o che richiedono un qualche coinvolgimento emotivo: lunghissimi attimi presenti, enormi tempi per le definizioni affettive, contro tempi velocissimi nelle situazioni poco coinvolgenti. L‟ansia consuma il tempo rendendolo inerme, inutile e vago, ovvio. La persona con uno stato ossessivo vive, invece, un eterno e doloroso presente che non riesce a precisare o definire negli attimi (e che si tormenta di fronte a mille dettagli), allungherà notevolmente i tempi delle decisioni affettive più significative. Ora il tempo rimanda ad altri tempi. «Ogni forma di vita e ogni espressione emozionale possiedono un tempo di svolgimento che non è solo quello del tempo della clessidra, del tempo delle lancette dell‟orologio, ma è anche quello del tempo interiore, del tempo dell‟Io, del tempo vissuto»40 . La persona depressa, ossessionata dal futuro e dalle conseguenze del suo vissuto appare immobile nel tempo presente e prona di fronte ad esso, lasciandolo fluire con grande e presuntuoso distacco. Ora il tempo ha perso significati. In psicoanalisi il tempo, che nasce dall’esperienza al limite tra il desiderio e la sua soddisfazione, è un tratto distintivo del processo secondario ossia delle propensioni all’adattamento che permettono al soggetto di prenderne cognizione. 41

Stare bene, sentirsi giù, essere agitati sono i modi che nel linguaggio comune servono per definire uno stato emotivo. «Nel presente, infatti, l‟esistenza vive il suo essere presso-le-cose a partire da un passato che riprende (zuruck-bringen-auf) in vista di un futuro che anticipa». 42 Per concludere si ribadisce come lo studio del senso soggettivo o vissuto del tempo e dell‟intersoggettività43 (e di come le emozioni possano influenzarlo) nel campo psicoterapico abbiano assunto un ruolo fondamentale, non solo nel panorama della psicoterapia attuale. Tutto ciò appare fondamentale sia per la terapia, per la centralità che il tempo vissuto e le emozioni ad esso legate assumono nella vita delle persone in generale sia per il ruolo che la triade passato-presente-futuro hanno nel perseguire il benessere. Accade, a volte, che il tempo imprigioni la persona in un stato psicologico disfunzionale. «L’invito di mettersi “alla ricerca dello spazio perduto”, dunque, ci ha condotto all’esigenza di ripensare nuove forme di intreccio tra spazio e tempo. Se è vero, come ha affermato Doreen Massey, che il tempo agostiniano, lo spazio è “la più ovvia delle cose”, ma la più difficile da definire e spiegare anche se evocata disinvoltamente nei contesti più diversi…, ne consegue un esito radicale: trovare il punto di saldatura tra “spazio vissuto” (luminosa espressione di Baudelaire) e “segni dei tempi”. Di quei tempi, carichi di forza messianica, che il Vangelo di Matteo designava riferendosi non al chrónos, ma al kairós. Nella straniante ma vitale bi-logica dello spazio globale, cogliere i seméia ton kairón significa riacquisire il senso della congiuntura, saldando insieme le dimensioni della politica-processo e della politica-evento». 44 Sia la pratica della cura che il suo impianto45 possono adoperare approcci diversi e sviluppi fenomenologici diversificati. Abbiamo così:

1) una cura umana tesa e legata, connessa alla comprensione del presente (qui ed ora) o del passato/trasformazione umana (ritorno del rimosso) per immedesimazione, immersione delle esperienze del soggetto nel misterioso ed oscuro mondo soggettivo e nel campo sociale; 2) una cura umana che spiega e decifra l’umano dando alla ricerca un “valore autentico”, interno o esterno al soggetto, una cura che narrando l‟essenza vera, il senso delle esperienze vissute e psicopatologiche.46 Ma, al di là, delle due possibili visioni tutti coloro che praticano la clinica psicologica dovrebbe avere una estesa competenza umana sul tempo vissuto dei pazienti e una terminologica al fine di comprendere gli altri mediante la propria persona. Tutti noi siamo chiamati a fronteggiare le malattie del nostro tempo (fisiche e psichiche), lo slargamento dell‟orizzonte conoscitivo della ricerca con forte autoriflessione, il tempo vissuto, i dubbi che sopravanzano nel campo delle scienze umane, delle neuroscienze cognitive e della psicologia dinamica, delle forme nuove di psicanalisi e delle trasformazioni umane (nella cura, nel sociale, nella didattica).47 «…l‟uomo comune ha esperienza diretta dei singoli eventi ripetuti nello scorrere del tempo, mentre lo psicologo tenta di ricostruire a ritroso una catena di eventi, così che l‟operare del primo è anterogrado e adesso alla freccia del tempo e l‟operare del secondo è retrogrado».48

Per concludere si ribadisce che la conoscenza dell‟altro o di ciò che accade si lega ad un tempo vissuto e interiore, e durante una relazione umana spesso è anticipazione dell’altrui azione; è una comprensione per ricorrenza (diacronica), conoscenza di massa (sincronica) o conoscenza di massa per ricorrenza (pancronica). Ogni atto terapeutico verso qualcuno implica un tempo vissuto, un coinvolgimento personale, una trazione forte d‟azione verso una persona sofferente, verso il suo campo sociale ed esistenziale. Per operare al meglio nella cura occorre l‟utilizzazione necessaria della propria esperienza ricorrenziale (diacronica e pancronica) di situazioni analoghe, lo strato dell‟esperienza professionale vissuta nelle fasi preparatorie al lavoro, l‟utilizzazione estesa di sapienza e prassi di ciò che abbiamo compreso e afferrato in passato e a contatto con livelli differenti e intrecciati di sofferenza umana oscura. 49

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1 Trattasi di un discorso zigzagante (diadronico) sul tempo interiore, soggettivo, vissuto, “patico” che abbraccia il tema della cura, della sofferenza oscura, del dolore psichico. Sul concetto di diadromia cfr. Piro S., Trattato della ricerca diadromico – trasformazione, La città del sole, Napoli, 2005.

2 Piro S., nel libro Esclusione, Sofferenza, Guerra, La città del Sole, Napoli, 2002, così si esprime sulla “sofferenza oscura”: Quella sofferenza oscura, che viene comunemente detta malattia mentale, depressione, nevrosi, disadattamento, condizione psicopatologica è impregnata di esclusione sociale e di guerra, talora già nel suo determinarsi, sovente nel suo radicarsi e complicarsi, sempre nella sua immersione sociale e nelle relazioni che vi attengono. …Anche nelle donne e negli uomini in cui la malattia biologica sia da riconoscersi come movente primo della sofferenza, non cessa mai la determinante influenza dell’immersione nel sociale fluente sul destino singolare: l’esclusione e la guerra gettano il singolo al livello più basso e più avvilito delle sue potenzialità, impediscono il mutamento della sofferenza in progetto di vita, in potenza d’espressione, in capacità di modificare le condizioni micro sociali circostanti. Nessuna modalità di cura della sofferenza oscura che non comporti l’antagonizzazione dell’esclusione e della guerra ha possibilità di costituirsi come mutamento del destino del singolo.

3 Per Piro colui (2005) che nega a sé stesso la consapevolezza che gli accadimenti ha prodotto o scatenato e/o gli accadimenti plurali a cui ha partecipato abbiano conseguenza (e dunque significano e comunicano) e colui che nega moralisticamente importanza all‟apparenza sociale si trovano in una condizione di «innocenza» cioè di conformistica adesione alle norme più negative e retrive della sua comunità di appartenenza. Chiunque produce accadimenti e chiunque partecipa alla produzione di accadimenti plurali deve dunque essere consapevole che tali accadimenti producono conseguenze, costituiscono segnali per tutti i membri della comunità locale…Tali riflessioni sono della massima importanza, per coloro che svolgono delle prassi trasformazionali, sia per la loro vita privata, sia per la loro terapia o ricerca in campo sociale e antropologico, sia ancora per la loro attività trasformazionale protensiva (insegnamento, cura, gruppo di lavoro). Si direbbe che oggi sia fortemente necessario l’acquisizione di un abito mentale di non-innocenza (stile di vita), un abito di riduzione identitaria. Piro S., Op.cit., 2005, p.181.

4 Rovelli C., Rovelli C., L’ordine del tempo, Adelphi, Milano, 2017, p.14.

5 Con ciò si vuole intendere il fatto che durante la psicoterapia, senza nessun ordine del discorso, il paziente ci parli del passato e del futuro, del presente legato al passato, del futuro legato al presente. Durante tali salti narrativi non sempre risulta agevole tenere memoria, come terapeuti, di come il soggetto collochi il suo vissuto temporale rispetto alla propria sofferenza oscura.

6 Natoli S. Teatro filosofico. Gli scenari del sapere tra linguaggio e storia, Feltrinelli, Milano, 1991, p.9.

7 Cfr. Burdick A., , Perché il tempo vola e perché la felicità è un lampo, e quando ci annoiamo le ore non passano mai, Il Saggiatore, Milano, 2018. Il giornalista scientifico Alan Burdick ci invita a un curioso viaggio nel mondo del tempo: dalle meridiane e dalle clessidre ad acqua dell‟antichità all‟invenzione del secondo; dal Tempo Universale Coordinato, che regola tutti gli orologi del pianeta, alle scoperte sul ritmo circadiano, il nostro naturale orologio interno; dalle teorie di Einstein sulla dilatazione temporale al caso del musicista Clive Wearing che, persa d‟improvviso la memoria, si ritrovò a vivere in un eterno presente. Ma perché siamo più produttivi quando abbiamo molto da fare mentre nei momenti di relax ci pare di non riuscire a combinare niente? Perché ci sembra che la nostra prima storia d’amore sia durata molto più a lungo di quanto sia avvenuto in realtà? Possiamo in qualche modo controllare e plasmare la nostra percezione dello scorrere dei giorni, delle ore, dei secondi? E ancora, che forma ha il tempo? È una retta, come la freccia di Zenone e il suo tragitto impossibile? È un cerchio, come il ciclico calendario dei Maya? Il concetto del tempo influisce sulla nostra vita affettiva e lavorativa, attraversa la fisica, la filosofia e la letteratura, unendo Sant‟Agostino e Richard Feynman, gli esperimenti di Michel Siffre (costui trascorse più di duecento giorni in un laboratorio isolato sottoterra per indagare la percezione del tempo in condizioni di deprivazione sensoriale) e la lingua pirahã, quasi priva di riferimenti temporali.

8 Heidegger M., Tempo essere, Guida editori, Napoli, 1991, pp.103-104.

9 Borgna E., Saggezza, Il Mulino, Bologna, 2019, pp.66-67.

10 Si ricorda che fu Anassimandro (610-546a.c.) che per primo pose il problema del processo attraverso il quale le cose derivano dalla sostanza primordiale. Tale processo è la separazione degli esseri dalla sostanza infinita (apèiron). Per mezzo di questa separazione si generano ”mondi infiniti”, che si succedono secondo un ciclo eterno. Per ogni mondo il tempo della nascita, della durata e della fine è segnato. Cosi scriveva: Tutti gli esseri, secondo l’ordine del tempo, devono pagare gli uni agli altri il fio della loro ingiustizia (da Simplicio, De Phisica,24,13). E’ la prima volta nella storia che si cerca di dare una spiegazione puramente naturalistica della nascita dell‟universo e del mondo, del rapporto dell‟io con la realtà e quindi con lo spazio e con il tempo, attenendosi unicamente ai dati dell‟esperienza.

11 Si direbbe che non è un processo puramente automatico o innato ma legato ad una attività complessa di sopravvivenza della specie e della psiche che abbiamo sviluppato e conservato durante il tempo della crescita.

12 Scrive Masullo A. (1995, p.31): «Insomma, il vissuto viene dopo il vivere, non perché stia “nel tempo”. Piuttosto il tempo c‟è, sol perché si dà vissuto del vivere: esso anzi lo è».

13 Secondo lo psicologo Piaget l‟acquisizione della nozione di tempo prende corpo attraverso le azioni compiute dal bambino stesso e percepite più come fenomeni di processo che come fenomeni temporali in sé.

14 Queste affermazioni contengono l‟idea del tempo interiore, lineare inteso come una freccia, unidirezionale, che comporta lo spostamento da un punto A ad un punto B: il tempo è inteso come flusso del divenire da una condizione mentale ad un‟ altra. Ora vi è solo successione negli eventi quotidiani e non altro.

15 Minkowski E., Il tempo vissuto. Fenomenologia e psicopatologia, Einaudi, Torino, 1971, p.89.

16 Minkowski E., Op.cit., 1971, p.61

17 Borgna E., La Malinconia come metamorfosi della speranza, Rivista, Freniatria, n. Cl,1, 1977, p.35.

18 La questione sul passare o meno del tempo, cioè sulla sua esistenza come Flusso, può essere ridotta alla questione su ciò che rende veri gli Asserti temporali, vale a dire : il passato si usa per indicare eventi anteriori, il presente si usa per eventi simultanei e il futuro per eventi posteriori.

19 Husserl E., La coscienza interiore del tempo, Filema, Napoli, 2002, p.167.

20 Junger E., Il libro dell’orologio a polvere, Adelphi, Milano, 1994, p.22

21 Ricordiamo come a portare il passato dentro il presente (il tema dell‟emergere dei ricordi rimossi) furono, oltre alla psicanalisi di Sigmund Freud anche due invenzioni che cambiarono la visione del mondo e il modo in cui le persone esperivano il loro passato personale e collettivo: il fonografo (Edison, 1887) e la macchina fotografica. In letteratura con l‟Ulisse Joyce riflette sull‟uso del fonografo che rendeva possibile all’uomo parlare in avanti nel tempo a chi ascolta all’indietro. Fu così innescato un fiorire di studi e saggi. Non a caso proprio in questo periodo si moltiplicavano gli studi sulla memoria, sul ruolo dell‟infanzia e del passato da parte della psicoanalisi. La continuazione del passato nel presente, da cui viene inglobato, secondo la concezione di “durata”, elaborata da Bergson si inquadra nel clima culturale della seconda metà dell‟Ottocento sino alla prima metà del novecento. In tale arco di tempo vi era una propensione in favore del passato, sia da parte di coloro che sostenevano che il passato avesse un effetto positivo, in quanto fonte di libertà e di identità, che da parte di coloro che lo esaminavano criticamente come giustificazione dell‟inattività propria del periodo.

22 Heidegger M., Tempo essere, Guida editori, Napoli, 1991, p.112.

23 Natoli S., L’esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale, Feltrinelli, Milano, II ed., 2004, p.19.

24 Sappiano con certezza che l‟organizzazione temporale soggettiva della memoria autobiografica (che ciascuno organizza per sé stesso) è diversa dalla organizzazione temporale oggettiva che ciascuno organizza per comunicarla agli altri (Shimojima, 2004; Betz, Skowronski, 1997). Personali categorie di autostima, mantenute da altrettante personali modalità di attribuzione causale agli eventi e di esternalità del giudizio (ovvero dell‟importanza che ognuno attribuisce al come a suo avviso gli altri possono giudicarlo) sottolineano il ruolo del personale dominio cognitivo nel percepito fluire temporale.

25 Il tempo soggettivo è inoltre influenzato ed influenza a sua volta la stima che ogni individuo ha di sé, dipende e si modifica a seconda degli eventi significativi sia positivi che negativi, in base alle personali modalità di regolazione emotiva, alle diverse personali procedure di attribuzione di causalità agli eventi, alle individuali attribuzioni di significato e importanza date al giudizio esterno, variabili tutte presenti nelle diverse espressioni della narrazione autobiografica. Sembra che la fissazione in memoria delle esperienze quotidiane avvenga attraverso il “vaglio” per così dire della stima di sé, ovvero vengano in qualche modo adattate, in termini di attribuzione di significati e di causalità, di spiegazione alla più adeguata ed accettabile stima di sé che l‟individuo di volta in volta riesce a costruire, e che qualcosa di simile avvenga anche per la organizzazione temporale soggettiva che ognuno costruisce delle personali memorie autobiografiche. Gli eventi passati, in particolare quelli negativi, vengano percepiti come parte del sé corrente e attuale e che dunque partecipino al mantenimento della personale autostima e idea di sé (Shimojima, 2004).

26 Le affermazioni scientifiche trovano riscontro in contesti sperimentali: l‟attenzione influenza la soggettiva espansione del tempo (TSE Temporal Subjective Expansion), così come durante brevi e pericolosi eventi come un incidente d‟auto o un furto le persone di solito riferiscono che gli eventi sembrano trascorrere più lentamente come se il tempo fosse rallentato. Alcuni autori affermano che ciò potrebbe essere attribuito ad un aumento delle informazioni e delle sensazioni processate per un aumento della reazione di allarme e dunque della attenzione selettiva (Tse, Intriligator, Rivest, Cavanagh, 2004).

27 Il tempo oggettivo è quello dell‟orologio, degli esperimenti (T°, T1, T2 etc.) caratterizzato dalla reversibilità: si può andare a piacimento avanti e indietro e riguarda soltanto condizioni sperimentali o virtuali come abbiamo appena riassunto, non certo la condizione del vivente. Il tempo che si carica di vissuto emotivo, che si arricchisce di tutti i significati esistenziali è tempo soggettivo, quello del vissuto personale. Le persone non riescono, per loro natura, a percepire il tempo in modo lineare, dal passato verso il futuro, come lo descrivono i fisici, lo percepiscono invece in modo ciclico, gli attribuiscono una ridondanza, che esprime probabilmente la naturale tendenza della mente umana ad ordinare il fluire dell‟esperienza, come appare da tutte le concezioni del tempo dalle religioni al Big Bang.

28 Il tempo (e il divenire) quindi è il tema della seguente ricerca. Chiaramente si tiene presente la lezione di Piro: La ricerca sull’accadere non può in alcun modo prescindere dalla sua immersione nell’accadere: la narrazione complessiva non può che riferirsi all’accadere dell’accadere plurimo, poiché nessun accadimento può essere ipostatizzato come inerente alla singolarità, anche quando è riguardato solo nel suo attraversamento dell’interiorità singolare (Piro S., Op.cit., 2005, p.26). Cfr. anche Piro S. Critica della vita personale, La città del sole, Napoli, 1995. Piro S., Introduzione alle Antropologie trasformazionali, La città del sole, Napoli, 1997

29 Lo psicologo Alberto Oliviero analizza le concezioni dei rapporti tra biologia e comportamento a partire dall’Ottocento, seguendo le tracce della storia naturale della mente attraverso quelle tappe che hanno portato a un cervello tipicamente umano. Inoltre esamina come le scoperte delle neuroscienze e della psicologia dimostrino che anche le dimensioni mentali più soggettive non sfuggono all’ombra che il cervello proietta su esse. Cfr. Oliverio A., Esplorare la mente. Il cervello tra filosofia e biologia, Raffaello Cortina, Milano, 1999.

30 Ogni crisi personale comporta uno spaesamento (breve o intenso, doloroso), uscire-fuori, un essere travolti (dal di dentro, dagli accadimenti esterni), una trasfigurazione, un mutamento pauroso.

31 In genere si dà molta importanza agli aspetti psicodinamici, sistemici-relazionali, emotivi, di resilence, meccanismi di difesa, riadattamento, ecc.

32 Borgna E., Le figure dell’ansia, Feltrinelli, Milano, 1998, p.151.

33 Alcuni pazienti sembrano caratterizzarsi nelle loro espressioni nosografiche anche in relazione a come vivono la loro personale esperienza temporale. Molti schizofrenici e nevrotici differiscono rispetto ai controlli nella anticipazione del futuro e nella esperienza soggettiva del tempo. Cfr. Mirna Peršić-Brida, Lovorka Brajković, Esperienza di tempo con disturbo mentale, https://hrcak.srce.hr/4918).Oggi lo scopo di alcune ricerche sull‟esperienza di tempo appare quello di esaminare l’esperienza soggettiva del tempo con esaminatori con schizofrenia diagnosticata ed esaminatori con disturbo nevrotico. Sono state esplorate le differenze all’interno di quelle due categorie diagnostiche di disturbi mentali e le differenze che si confrontano con gli esaminatori senza diagnosi di disturbo mentale. Alla ricerca hanno partecipato esaminatori dai 30 ai 50 anni, che sono stati eguagliati per età e sesso. La ricerca è stata condotta su tre gruppi, il primo gruppo era composto da pazienti con disturbo schizofrenico (n = 43), il secondo gruppo era composto da persone con disturbo nevrotico (n = 40) e il terzo gruppo consisteva di persone senza disturbo mentale (n = 39). I risultati dell’esame hanno mostrato differenze statistiche significative tra i tre gruppi. Le differenze nell’esperienza soggettiva del tempo sono state presentate in base agli elementi del questionario. Dai risultati si conferma l’ipotesi che la capacità di anticipare il futuro sia un fatto importante per una persona sofferente. Tutto ciò si manifesta in diversi modi, a seconda della categoria del tipo di disagio mentale.

34 Sappiamo che l‟inconscio, a livello soggettivo, non si fa influenzare dal tempo cronologico, dal tempo simbolico del mondo esterno: un ricordo banale può restare invariato nel tempo, un sogno o un incubo può ripetersi in modo continuativo, senza nessun senso. L‟inconscio, dice Lacan, è qualcosa che «insiste», che viene dalle profondità del passato, che nulla in un certo senso può né soddisfare né modificare: è un elemento completamente paradossale, che sembra andare contro ogni riferimento biologico. Il tempo della seduta, che si ripete con una certa cadenza, fa emergere le aporie che il tempo cronologico, quello dell‟orologio o del Pc. D’altro canto, il tempo della ripetizione è, come dice Lacan, specificatamente strutturale, si ripete in modo ritmato, come nella frase un significante ne segue un altro.

35 Per Freud oltre ai concetti di cui siamo coscienti vi sono altri concetti latenti, contenuti inconsci, che trovano la loro genesi in eventi o in situazioni della vita passata e rimangono tali perché la coscienza esprime repulsione nei loro confronti (lapsus freudiani): la coscienza è, sovente, una razionalizzazione e un mascheramento di motivi profondi legati ad un mondo passato, ad un tempo passato. Questi motivi sono connessi alle primitive pulsioni della vita infantile, ai suoi bisogni primari, sostanzialmente egoistici; si scontrano con le regole educativosociali del mondo adulto ed il loro carattere più apertamente egoistico viene rimosso e trasformato dalla coscienza. Pare che il rimosso continui ad esercitare un condizionamento inavvertito sul soggetto cosciente.

36 Cfr. Fraisse P., La psicologia del tempo, 1963 – psycnet.apa.org. Trattasi di un testo che descrive “i diversi modi in cui l’uomo si adatta alle condizioni temporali della sua esistenza”. Le sezioni sono dedicate al condizionamento del tempo, alla percezione del tempo e al controllo nel tempo. Sono rappresentate le opinioni di filosofi e primi psicologi sperimentali, nonché quelle basate su esperimenti recenti.

37 Piro S., Op.cit., 2005, p.38.

38 Heidegger, allievo di Husserl, ha interpretato, il Tempo in termini di ”Possibilità” o di ”Progettazione”: il Tempo è originariamente l’Ad-venire (Zu-kunft).

39 Paci E., Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Bompiani, Milano, 1990.

40 Borgna E., Saggezza, Il Mulino, Bologna, 2019, p.63.

41 Il tempo, secondo Freud, rappresenta anche un tratto costitutivo della memoria, per cui esperienze passate sono in grado di esercitare un effetto sul presente con conseguenze nevrotiche quando l‟avvenire non porta alcuna novità perché il soggetto è imbrigliato in un modo tipico di fare esperienza acquisito nel passato e non superato.

42 Galimberti U., Psichiatria e fenomenologia, Feltrinelli, Milano, 1991, p.201.

43 Gli studiosi concordano che, rispetto agli studi sul dialogo e sul dialogismo, il linguaggio sia profondamente intersoggettivo. Quando parliamo, ci rivolgiamo sempre ai nostri interlocutori, prendendo la loro prospettiva e orientandoci a ciò che pensiamo che pensino: il processo psicologico di autoriflessione implica sempre l’intersoggettività. Anche l‟attuale ricerca sui neuroni specchio fornisce prove delle basi profondamente intersoggettive della psicologia umana. Anche gran parte della letteratura sull’empatia e la teoria della mente si riferisce direttamente al concetto di intersoggettività. Cfr.Ammaniti M., Gallese V., La nascita della intersoggettività, Raffaelo Cortina, Milano, 2014.

44 Marramao G., Spatial turn: spazio vissuto e segni dei tempi, Quadranti-Rivista Internazionale di Filosofia Contemporanea, Volume I, nº I, 2013.

45 La tradizione fenomenologica ha avuto il merito di mostrare come temporalità e soggettività siano esperienze inestricabilmente intrecciate in qualunque forma intenzionale di esistenza umana, anche, dunque, in quella declinata in senso psicopatologico. Lo psichiatra Eugene Minkowski, in un testo straordinario l’ha trattato del tempo vissuto, cercando di comprendere il senso di un disturbo così controverso quale il Disturbo Borderline provando a osservarne la temporalità costitutiva. Questo è stato realizzato attraverso l‟analisi degli Erlebnissen nelle diverse figure temporali; attività, attesa, desiderio, speranza, e ricordo, infatti, essendo isomorfe rispetto al contenuto che vogliono esaminare, ovvero il tempo interno della personalità borderline, si possono rivelare esperienze capaci di far emergere, nelle diverse ecstasi, una temporalità peculiare. Si tratta di una temporalità frammentata, imprigionata istante per istante nella puntualità del presente, quasi un orizzonte tessuto da evenienze intermittenti e inautentiche in cui l‟unità, l’implicita continuità della durata e il senso di essere sé stessi paiono traguardi irraggiungibili, se non con sforzi vivificanti residui, fatti per coinvolgere l‟altro e chiedere di far riprendere il proprio tempo.

46 Entrambe sono la risultante di un vero e proprio esercizio di pensiero che coniughi, sulla base di un‟innegabile disposizione personale del clinico, fonti culturali e ideologie, con una continua riflessione sulla densità dei vissuti che ci vengono proposti dalla persona e sui significati che essi veicolano: i due atteggiamenti entrano a costituire la trama della cura e della conoscenza dell’altro.

47 Trattasi di interrogativi derivanti dall‟intreccio fra il livello personale e quello relazionale, fra diverse categorie antropologiche del sapere.

48 Piro S., Antropologia Trasformazionale. Il destino umano e il legame agli orizzonti subentranti del tempo, Franco Angeli, Milano, 1993, pp.222-223. L’Antropologia trasformazionale di Piro, scuola sperimentale nella quale il sottoscritto ha curato la propria formazione, si è costituita gradatamente come possibile campo unitario della conoscenza del mondo degli eventi umani e delle loro trasformazioni, come risultato cioè di una complessa ricerca linguistica, semantica, fenomenologica, psicologica, psicopatologica, psicoterapeutica, pedagogica e didattica.

49 Occorre sottolineare che tali prassi antagonizzanti la sofferenza umana, nell‟ottica Antropologica Trasformazionale, possono includere diversi fattori: l’attesa, il silenzio, la pausa cronodetica (sospensione del giudizio), la libera fluenza (associazioni libere), la riflessione su se stessi o erlebnis, la costituzione finalizzata ad un obiettivo preciso e a modalità operative (orari, spazi, “setting”). Cfr. Piro S., Op.cit., 1993, p.195.