Diploma maturità classica – Laurea in Giurisprudenza in 3 sessioni e mezza – Pratica legale – Pallavolista di successo – Manager bancario e finanziario – Critico musicale dal 1977 – 6 mesi esperienza radio settore rock inglese ed americano – Studi continuativi di criminologia ed antropologia criminale – Lettore instancabile – Amante della letteratura noir e “gialla “ – Spietato con gli insignificanti. Fabio è venuto a mancare nel maggio del 2017. Ma noi abbiamo in archivio molte sue recensioni inedite che abbiamo deciso di pubblicare perché sono davvero parte della storia della critica musicale italiana

Davvero un bel saggio storico, anche se breve, questo nuovo volume in libreria su Mussolini e sui rapporti con l’Islam durante il suo Ventennio. Accurato, mai pedante, sempre più che interessante e scritto in modo autorevole ma sbrigativo. Ne emerge un poker di personaggi, mica da ridere. Mussolini, D’Annunzio, Italo Balbo ed Enrico Mattei. Tutti vengono messi a fuoco per le cose importanti e non per le nequizie, come spesso fanno i presunti storici italiani. Del Duce vengono tratteggiate le caratteristiche politiche e di uomo d’ordine molto concreto e poco o nulla fumoso. Spesso la coreografia di quanto lo circondava era opera o di Italo Balbo, grande personaggio ed aviatore, o del genero Galeazzo Ciano. Nel tempo, Balbo divenne sempre più un personaggio centrale, fino al punto da fare ombra al Duce, e per questo venne abbattuto dal “fuoco amico” presso Tobruk. Resta di lui l’ottimo ritratto che Mazzuca tratteggia nel volume. Più sfumato il ritratto che esce fuori di D’Annunzio, molto sulle sue, molto appariscente, un personaggio “da copertina”, come si direbbe oggi, anche se non gli si potevano non riconoscere i meriti per Fiume e quant’altro. Mussolini, beh, Mussolini è lui, con tutte le sue luci ed ombre del suo periodo aureo. I dubbi, ma pure la determinazione nel portare avanti il disegno degli accordi col mondo arabo, allora nostro amico, per interessi e convinzioni relative al regime dell’uomo di Predappio. Gli arabi credevano in lui e nell’Italia. Ed il nostro Paese allora, aveva forse un altro peso. . Era rispettato, nonostante già mostrasse i limiti di una forza militare che non c’era mai stata e che non c’era neppure allora. E Mussolini teneva in piedi il filo del discorso con grande autorevolezza ed era capace di farsi credere da interlocutori alquanto scomodi come gli arabi. Con grande scorno, all’epoca, sia della Francia che dell’Inghilterra. Fino a quando fu possibile tenere in mano il gioco e non scoppiò la Seconda Guerra Mondiale.
Enrico Mattei esce come un gigante “autonomo” nella gestione del rapporto relativo agli idrocarburi col mondo arabo. Vero re del petrolio e dell’ENI, in grado di essere assai indigesto alle Sette Sorelle Usa nel settore e, proprio quando la distanza tra lui e gli americani parve attenuarsi, il 27 ottobre del 1962, precipitò col suo aereo, probabilmente vittima di un attentato che nessuno ebbe la voglia di accertare e sul cui epilogo venne tirato giù di fretta il tendone della verità comoda. Come il volume afferma, ad un certo punto, grazie a Mattei, c’era un vero impero, il suo, prima che dell’Italia, per il quale l’Agip era presente in 24 paesi africani, con 1000 (!) stazioni di servizio, quattro MOTELAGIP, e cinque raffinerie. Alla faccia dei fenomeni, politici e non, di oggi.
Ma, come sempre accade in questo maledetto paese, il nostro, chi costruisce ed implementa il prestigio all’estero dell’Italia, viene ben presto atterrato, azzerato, distrutto. Era successo prima di Mattei, succederà con tanti altri, dopo. Interessanti pure le riflessioni, nelle ultime cinque-sei pagine del volume, di Magdi Cristiano Allam, sulle relazioni allora ed oggi col mondo arabo, viste dalla sua sponda, prima di islamico ed adesso di cristiano. Un gran bel volume, vivo ed imparziale. QUATTRO STELLE.

Mussolini e i musulmani Book Cover Mussolini e i musulmani
Giancarlo Mazzucca con Gianmarco Walch
Saggistica
Mondadori
2017
168