Matteo Sanfilippo (Firenze 1956) insegna Storia moderna all'Università della Tuscia e si occupa delle migrazioni di persone, idee e istituzioni fra Nuovo e Vecchio Mondo. Co-dirige l'Archivio storico dell'emigrazione italiana e ha pubblicato nel 2015 Nuovi problemi di storia dell'emigrazione italiana.

Silvia Cassamagnaghi, Operazione spose di guerra. Storie d’amore e di emigrazione, Milano, Feltrinelli, 2014, ISBN 978-88-07-11132-7

Ennio Caretto, Quando l’America si innamorò di Mussolini, Roma, Editori Internazionali Riuniti, , ISBN-13: 978-88-35-99351-3

 

Siamo di fronte a due libri assai differenti, uniti dal comune tentativo di legare tre temi importanti: la storia italiana, la storia statunitense e la storia delle migrazioni. La riuscita dei due volumi è molto diversa (positiva nel primo, negativa nel secondo), forse anche per la biografia dei due autori. Cassamagnaghi, giovane professoressa a contratto presso l’Università degli Studi di Milano, è una giovane studiosa, che ha già pubblicato alcuni volumi sulle donne italiane e statunitensi: Immagini dall’America. Mass media e modelli femminili nell’Italia del secondo dopoguerra (Franco  Angeli 2007); Futuro al femminile (Rizzoli 2007); La guerra delle donne. Hollywood e il secondo conflitto mondiale (CUEM 2008); Quando lo zio Sam volle anche loro. Hollywood, le donne e la seconda guerra mondiale (Mimesis 2011). Caretto è un mito del giornalismo: è stato corrispondente della “Stampa” da Mosca, dove è stato espulso nel 1970; poi è passato a Londra sempre per lo stesso giornale ed ha diretto “Stampa Sera”; quindi è arrivato negli Stati Uniti dove è stato responsabile del locale ufficio ancora della “Stampa” e poi di “Repubblica”; infine è divenuto corrispondente da Washington del “Corriere della Sera”. Andato in pensione per modo di dire, non solo scrive ancora articoli, ma si è dedicato a pubblicare libri, fra i quali, sempre per gli Editori Internazionali Riuniti, Le due torri. I 10 anni che hanno sconvolto l’America (2011) e Il Welfare State nell’antica Roma (2012).

Forse proprio per la differente autorevolezza, la prima ha scelto un tema poco esplorato in Italia, se non per la pubblicazione delle memorie di Marcella Olschki (Oh America!, Sellerio 1997), mentre Caretto ha puntato su un tema, che ha una bibliografia sterminata, basti pensare da ultimo quanto hanno pubblicato Stefano Luconi e Matteo Pretelli, anche per l’Archivio storico dell’emigrazione italiana. Lavorando su un campo ancora vergine, Cassamagnaghi ha raccolto tutta la letteratura critica e quella autobiografico sul tema delle spose di guerra, cioè quelle donne (italiane, ma non solo) che conobbero un militare statunitense durante la seconda guerra mondiale e con lui contrassero matrimonio, seguendolo o raggiungendolo al di là dell’oceano. Inoltre ha fatto scorta anche di documenti inediti e di interviste poco utilizzate. Lavorando in un settore ampiamente dissodato e con una letteratura critica intelligente e assai importante, Caretto ha deciso di ignorare quanto pubblicato prima di lui e di puntare sulla verifica dei fili, non troppo nascosti, che hanno legato e legherebbero ancora fascismo e Stati Uniti. A tal scopo ha incentrato il suo volume su quella che gli appare l’intima tendenza all’autoritarismo di destra della politica e della società statunitensi.

Cassamagnaghi ci racconta una serie di storie di vita, non tutte a lieto fine, e le inquadra nell’Italia e nell’Europa degli anni sul finire della guerra e subito dopo il conflitto e nella società statunitense dell’epoca con molta attenzione per le sorti delle donne e delle comunità immigrate, nonché della comunità afro-statunitense. Alcune donne hanno infatti sposato militari di colore e questo ovviamente ha provocato difficoltà ad entrambi i coniugi. Caretto considera pochissimo le comunità immigrate, che pure molto hanno a che fare con i rapporti tra fascismo e Stati Uniti, e dopo aver discettato sull’anima reazionaria di quel paese, passa ad affrontare temi più o meno collegati e in genere trattati sulla base di un singolo libro, che serve a costruire spesso un intero capitolo. Ci sfilano così davanti vari aspetti dell’antieuropeismo e dell’antisemitismo statunitense, della politica estera statunitense a partire da Wilson e della valutazione del fascismo offerta dal mondo politico-diplomatico e da quello affaristico, ma anche le reazioni all’Italia nella quale i treni arrivavano finalmente in orario e a quella delle leggi razziali, l’anti-nazifascismo rooseveltiano (giudicato dall’autore abbastanza di maniera), i rapporti con Stalin. Il risultato finale è che il contributo della prima è molto coeso, anche narrativamente, mentre quello del secondo è estremamente faticoso a leggersi, oltre che poco concludente.

Paradossalmente sembra che Cassamagnaghi, molto più giovane, sia la vera professionista del raccontare storie, mentre il secondo ha perso le capacità di verificare le proprie fonti e di decidere su quali piloni fondare il proprio racconto.