Marcello Chinca ha svolto la professione di avvocato per venti anni sino al suo ritiro nel 2007. Svolge ora l'attività di critico letterario e d'arte. Scrittore

In ricordo di Attilio Bertolucci

Di Marcello Chinca

 Lo andò a trovare un pomeriggio d’estate nel suo appartamento nel quartiere Monteverde. Gli aprì la moglie che lo condusse in salotto. Gli disse di attendere e sparì. Lui contemplò i vari quadri alle pareti, diversi ritratti del poeta, alcune opere di Renato Gottuso e di Vespignani. Quando si voltò se lo ritrovò alle spalle taciturno e ineffabile come un folletto. Si strinsero la mano. Il poeta gli disse di accomodarsi sulla poltrona, lui prese posto sul divano prospiciente. Per un po’ si fissarono con attenzione, imprimendosi le loro fisionomiche. 

‘Le piace Bach?’

‘Lo adoro, in particolare le Variazioni Goldberg, i Concerti Branderburghesi, le Cantate, le Fughe, direi quasi tutto’

‘Qual’è dei Concerti Branderburghesi quello che preferisce?’

‘ Direi Il Concerto n.5 se ricordo bene’

‘Era il preferito anche di Pasolini’

‘M’ha portato la sua opera?’

Lui estrasse dalla sua ventiquattrore il fascicolo e glielo passò. Il poeta sfogliandolo diede una rapida scorsa, quindi lo posò sul tavolino.

‘Mi deve dare qualche giorno per leggerlo con la ponderazione che merita’

‘Certo, Maestro, si prenda pure tutto il tempo che le serve’

‘Cosa la spinge a scrivere? Lei pare così giovane’

‘Non so darle una risposta precisa, forse è una necessità, un moto dell’anima cui non posso fare altro che attenermi.’

‘Cosa fa nella vita?’

‘Sono un laureato in Giurisprudenza, volevo fare il giornalista, ma la vedo difficile come scelta’

‘Non sia così pessimista’

‘ Sono stato appena cacciato dalla redazione del giornale per cui lavoravo’

‘Come mai?’

‘Credo di essere per natura un bastian contrario. In questo settimanale non sono piaciute certe mie affermazioni forse avventate o provocatorie.’

‘In che senso provocatorie?’

‘C’è stata una conferenza stampa in cui ho sollevato un polverone. La questione riguardava la violenza sulle donne. Mi sono alzato ed ho cercato di inquadrare la questione da un altro punto di vista che non fosse soltanto quello dell’accusa di macismo insita in questi crimini. Non che lo neghi ma ho cercato di allargare l’orizzonte della questione, parlando di un contesto culturale da cui queste vicende cruente prendono forma e di come questi comportamenti derivino direttamente dalla struttura economica, oltre che da quella dei modelli culturali imposti all’attenzione massmediatica.

Cosa voleva dire al riguardo?’

‘Che anche la violenza contro la donna è soltanto una delle conseguenze di un sistema basato sullo sfruttamento, uno sfruttamento che non fa distinzioni tra uomini e donne. La stessa pubblicità, la comunicazione televisiva quale specchio puntuale di questo assetto, ne è uno dei sintomi più puntuali, la rappresentazione che viene fatta della figura femminile ricalca ogni giorno questa deformazione di fondo. Di fatto facevo mia una visione marxiana della faccenda per cui uomini e donne come categorie sociali sfruttate non si differenziano. Ne è scoppiato uno scandalo. Le donne colleghe presenti si sono alzate all’unisono indignate. Si è riunita la redazione femminile sino a notte per deliberare la mia radiazione dal giornale. Due giorni dopo sono stato messo alla porta.’

‘E’ stato un po’ precipitoso, sbaglio?’

‘L’analisi era certo più complessa di quanto sia riuscito ad ottenere col mio intervento. Ma il dado era tratto. Il politically correct era stato infranto, un delitto irretrattabile secondo loro, nonostante tutte le mie delucidazioni che sono seguite a quell’intervento.

Lui lo guardò indagandogli l’iride.

‘Conosce mio figlio?’

‘Lo ammiro moltissimo’

‘Quali films le sono piaciuti?’

‘Il tè nel deserto per me è stato un capolavoro’

‘Davvero? A me non pare’

‘Come non le è piaciuto?’

‘Un film crepuscolare, presuntuoso..’

‘Davvero lo pensa? Soltanto per la fotografia di Storaro è un film da leggenda, poi la musica di Sakamoto, poi la storia di Bowles così singolare, quel precipitare graduale ma inesorabile nella consapevolezza della morte, e prima il senso tangibile della fragilità, della caducità d’ogni sentimento, quel sentirsi traditi dall’amore e dal Mondo, per cui si preferisce il gioco, il tradimento condiviso, la sfida, il mellifluo della relazione e ciò giusto per sfidare la Noia primordiale in ogni assetto della vita’

‘Proprio perciò non lo ho apprezzato. Paul Bowels non mi è mai piaciuto. Cosa sta leggendo in questi giorni?’

Non aveva voglia di dirglielo ma poi si decise, tanto valeva continuare ad essere onesti.

‘ Emil Cioran’

Il fronte del poeta si corrugò dallo stupore.

‘Ma Cioran è un sadico per vocazione!’

Lui non replicò. Avvertì una goccia di sudore corrergli giù dalle ascelle.

‘Le dico che è un sadico, è stato un sostenitore di Hitler, non lo sapeva?’

‘Certo! Anche Celine lo è stato, come anche Miller, Pound, Benn, Junger, senza parlare di Malaparte e Pirandello’

‘E lei?’

‘Io mi definisco ancora marxista e freudiano, ma non ho pregiudizi, con riguardo all’arte intendo, per me il giudizio su uno scrittore come un artista deve prescindere dalla sua visione politica che è sempre contingente e fonte di continui abbagli che sono inevitabili per chiunque’

‘C’è una verità in quello che dice, ma lei si pone in una posizione difficile se lo sostiene’

‘Ne sono conscio, quest’apertura per così dire smodata m’ha causato diverse incomprensioni infatti’

Dopo una pausa di riflessione il poeta lo fissò a lungo. Sapeva che avrebbe estratto il suo responso da oracolo.

‘Lei avrà un’esistenza difficile, dovrà superare ostacoli di continuo per come lei è fatto. Il Mondo non accetta questa sua libertà del pensiero, la considera un’effrazione, il Mondo pretende una presa di posizione se lei vuole sostentarsi, se cioè lei pretende che qualcuno la paghi deve obbedire ad un gruppo, altrimenti ne è fuori’

‘Lo sapevo già, me ne sono accorto, non è che mi dice nulla di nuovo sa?’

Il poeta rise a quella risposta che sapeva di insolenza, scrollò la testa, prese il manoscritto, lo sfogliò per l’ennesima volta, quindi gli rivolse il suo sorriso dalle labbra chiuse e distese, dagli occhi cisposi quasi chiusi in due fessure, come fosse una smorfia da satiro romano.

‘Questa poesia su Lorca, perchè pensa che siano stati latifondisti ad ucciderlo, provengo da una famiglia di latifondisti anche io, non tutti i latifondisti sono per forza canaglie fasciste’

‘Non è così che è andata?’

‘Non mi pare!’

‘Io invece credo che sia andata proprio così, l’apporto dei latifondisti è stato rilevante nel suo assassinio, è documentato, e ciò perchè Lorca rappresentava per loro un tradimento interno alla loro stessa classe sociale.’

Lui gli rivolse un sorriso indagatore, lo scrutava negli occhi senza sosta, continuando a sfogliare il suo manoscritto.

‘Questa su Pasolini quando l’ha composta?’

‘Due anni fa!’

‘Lei crede dunque che sia stato ucciso per una congiura?’

‘Esatto!’

‘Io non ci credo, prima o poi Pierpaolo sarebbe stato ucciso. Lui lo aveva previsto, lo sa? lo sapeva, se lo aspettava anzi’

‘Ciò non significa che l’ipotesi della congiura sia scongiurata’

‘Non ci credo, non c’ho mai creduto alla teoria del complotto’

Lui preferì non replicare, gli parve un terreno paludoso. Si stavano osteggiando troppo.

‘Sapeva che Pierpaolo l’ho scoperto io? Sono stato io a presentarlo alla Bompiani.’

‘Lo so! So che era un suo amico’

Si rividero una settimana dopo. Il poeta disse che aveva letto l’intero manoscritto trovandolo originale, notevole per l’elaboratezza delle metafore ed in definitiva si poteva dire che era sintatticamente ben composto, anche se c’era ancora molto da lavorare, persistevano ingenuità stilistiche, sviste sintattiche, una certa distrazione. Aggiunse che la cosa che lo meravigliava di più nel leggerlo è che sembrava essere stato scritto da una persona anziana, il testo cioè non si conciliava affatto con l’età dell’autore.

‘Vuole dire che non l’abbia scritto io?’

Il poeta rise come ride un bambino di capriccio.

‘Lo so che l’ha scritto lei, ma è come se la profondità del testo non le appartenesse veramente. Non si concilia insomma. Perchè tutto questo dolore? Lei dovrebbe vivere, gioire alla sua età’

Lui divenne rosso in faccia dalla costernazione. Non se lo aspettava quell’attacco.

‘Non si offenda’

‘Lei mi vede come un falsario insomma?’

‘Non mi fraintenda. Sto solo dicendo che quest’opera me la aspetterei da un uomo più maturo, già segnato dalla vita. Lei è così giovane, ha tutta la vita davanti, eppure qui tutto è così disperato e ciò che ristagna è che tutto appare senza soluzione’

‘Già!’   

Si sentì affranto senza uscita, quasi sul punto di piangere e perciò infuriarsi con se stesso per questa debolezza, per questa mancanza di fierezza. Il poeta intuì il suo paradosso e l’imbarazzo cocente che aveva fatto arrossire il giovane.

‘Lei ha talento, certo, ma dovrà ancora attendere il suo turno. Le consiglio pazienza, pazienza. Non sia precipitoso.’

‘Riuscirò mai a vivere da poeta?’

‘Perché no? Guardi me, a me è andata bene dopo tutto.’

Si rividero in altre tre occasioni in cui ebbe modo di conoscere Giorgio Bassani che, senza aprire bocca, un pomeriggio durante un Recital di Attilio non aveva smesso di guardarlo con un ardore che gli parve sospetto.

Rivide l’ultima volta Attilio a Lerici. Era settembre. Il poeta era seduto un po ingobbito sulla panchina davanti al molo, la moglie era in piedi in compagnia di altre due donne più giovani intente a confabulare tra loro. Quando lui s’avvicinò per salutarlo, il poeta parve non riconoscerlo, lo sguardo ostinatamente rivolto alla linea che divideva il baluginare del mare dall’azzurro terso del cielo. Lui gli presentò la sua attuale compagnia, il poeta la osservò con decisione, quasi con bramosia. Poi ritornò con lo sguardo verso il mare, di nuovo incurante delle cose del Mondo. Lui non se la prese, quel suo distacco anzi gli parve grandioso, come fosse stato un congedo che era un sì obnubilarsi della mente ma che lui vedeva del tutto plausibile e legittimo. Non aveva più obblighi con nessuno, ora era libero di vagare fuori dalle convenzioni, pensò.

Gli prese la mano ossuta nella sua, la strinse, dicendogli: Maestro, le auguro una buona giornata!’ Il poeta gli sorrise equanime, gli occhi chiari commossi. ‘Grazie, amico mio’

La moglie lo accostò, gli riferì che il maestro non ci stava più tanto con la testa. Lui rispose che non l’aveva mai visto così superbo in contemplazione, così poeta in tutto il suo essere. Lei approvò con un cenno della testa.

Il poeta spirò qualche mese dopo, lui lo seppe dai quotidiani, intuì però che era morto sereno, il poeta non aveva avuto timore della Morte, di ciò ne era certo: per Attilio la Morte non era altro che l’ennesimo passaggio nella spirale del Ritorno e dell’Origine dello Spirito!

In copertina Attilio Bertolucci, foto presa da wikipedia