Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Il puma. Essere fratelli o diventare fratelli

Di Geraldine Meyer

Apparso per la prima volta nel 1947 arriva in libreria anche da noi Il puma di Jean Stafford, autrice vincitrice del Premio Pilitzer nel 1970. Protagonisti due fratelli, Ralph e Molly. Legati da un rapporto quasi simbiotico, si ribellano al mondo come due oggetti a parte, uniti da un aspetto macilento e da una salute precaria. Gli occhiali che deve usare lui e le frequenti perdite di sangue dal naso di entrambi portano subito noi lettori in quel mondo in cui l’infanzia è anche identità fatta di fragilità e lettere scarlatte.

Un mondo diviso, il loro, anche fisicamente e “geograficamente”, uno fatto dal sobborgo di Los Angeles in cui vivono e l’altro un ranch in Colorado in cui, da un certo punto, iniziano a trascorrere le estati. Il primo, emblema e custode un po’ stantio e paludato, in cui si muovono la madre vedova e le altre due sorelle affettate e snob. L’altro quello dello zio Claude, fratellastro della madre. Per lei patrigno ma che i due ragazzi considerano il vero nonno. Un uomo che rappresenta, nel tessuto di questa storia, la prima scissura per Ralph e Molly dal resto dell’ambiente materno. Una figura per loro quasi mitologica. Amato certo ma, in alcuni momenti, quasi più per contrasto con il mondo familiare. L’infanzia è il mondo dell’assoluto, quello in cui anche i sentimenti assumono quella intransigenza che è attaccamento a un mondo da favola.

Ma nel solco scavato dal nonno si insinua, alla sua morte, lo zio che diverrà però uno spartiacque anche tra i due fratelli stessi. Le estati trascorse nel suo ranch allontaneranno i due fratelli con la veemenza, ancora, dell’infanzia, a cui Molly (che a tratti ricorda la Zazie di Queneau) resta legata e da cui Ralph vuole allontanarsi per diventare uomo insieme allo zio. C’è sempre qualcosa da cui ci si allontana in questo libro.

Ma cosa vuol dire diventare uomo in un contesto in cui cavalli, caccia e grandi bevute sembrano essere le uniche e obbligate tappe di un rito di iniziazione? Reso ancora più turbolento dallo svegliarsi della sessualità. I due fratellisi separeranno definitivamente. Fino ad un finale inaspettato. E in mezzo a tutto questo questo un puma che diventa per Ralph e lo zio quasi un’ossessione, un tributo sentito come obbligo per affermare un potere. O per illudersi di vincere la solitudine.

Stafford ci regala un libro spigoloso, un’America in bilico tra inautenticità di una vita borghese e selvatica natura, tra perbenismo di facciata e bisogno di sentirsi padroni degli spazi sconfinati dell’ovest selvaggio; incrolllabile mito/chimera/fuga americana.

Due ragazzini, Molly e Ralph, in fondo costretti a crescere da soli, corpi estranei sempre e comunque. E, forse, solo nel finale, così drammaticamente diverso per l’uno e per l’altra, si comprenderà cosa sia stato, per loro, essere fratelli.

Il puma Book Cover Il puma
Jean Stafford. Trad di Monica Pareschi
Letteratura
Adelphi
2023
221 p.,