Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Bandito. Il più radicato dei tabù

Di Geraldine Meyer

Bandito, reietto, portatore di una infamante lettera scarlatta. Non ha infranto un tabù. Ha infranto il tabù. Cannibalismo. Ciò che si erge attorno a lui è il più ancestrale orrore, il più atavico disgusto. È proprio questo il sentimento che suscita Sven Elverson quando torna in Svezia. Anni prima i suoi genitori lo avevano affidato a una ricca e aristocratica famiglia inglese affinché Sven potesse avere una vita migliore e una educazione più raffinata di quella che potevano offrirgli loro e il piccolo villaggio di pescatori di una altrettanto piccola isola. Il ritorno a “casa” dopo una spedizione al Polo Nord sarà un enorme rifiuto. Perché troppo grande la colpa di cui si è macchiato. Troppo grande per una comunità talmente piena di rigore morale da non avere spazio per la compassione. Sarà proprio il giovane parroco a bandirlo dalla sua chiesa. Proprio lui che si porta addosso la maledizione della sua famiglia. E Sigrun, angelica e eterea moglie del parroco, sarà l’unica a comprendere la solitudine e il tormento di Sven perché, a sua volta, sola e tormentata.

Sven è, in questo libro, lo straniero, l’altro per eccellenza. La lontananza di anni, accompagnata all’accusa di cannibalismo ne fanno l’ostacolo perfetto al perfetto scorrere delle cose. Lui è ciò che non torna, che non si può accettare, lo specchio deforme di paure e interdetti che, spesso, sono il mefitico collante delle comunità chiuse e claustrofobiche. Paure e interdetti che fanno del cannibalismo quel passo oltre il quale nessuna redenzione è possibile. Nessun perdono. Sven è un uomo giusto, un uomo retto. Aiuta i genitori che lo hanno riaccolto, costruisce una scuola per i bambini del villaggio, rimette in sesto la Naiade, peschereccio di violenti e ubriaconi. Ma nulla serve per essere accettato. Scrive Chiara Valerio nella bella postfazione: “La comunità non tollera di dividere una strada, un banco durante una funzione, una prospettiva o una miglioria con qualcuno che potrebbe mangiarla. Non essere mangiati è l’unica sicurezza di un essere umano.”

Eppure la comunità di Bandito non si muove su un terreno più sacro. Non serve il diavolo quando la morte diventa più sacra della vita. Che un uomo ne mangi un altro, già morto, per poter sopravvivere, non è comunque contemplato nell’ordine intoccabile di chi ha tutte le risposte. E sarà una tragedia vera, ancora più grande, a ribaltare la prospettiva: la Prima Guerra Mondiale che arriverà anche in quelle lontane terre, con il suo carico di morti e di cadaveri. Portando con sé la domanda: è più sacra la morte o la vita?

Peccato, perdono. Chi e cosa da esistenza all’altro? Chi ha bisogno di chi? Cosa legittima il perdono, l’unico, con il relativo potere, se non la colpa stessa? Il colpevole stesso? E cosa può scardinare tutto questo se non la conoscenza. Reciproca e dell’umana pietà. Per Selma Lagerlof Sven è tutto questo. È colui che ha sfidato tutti gli dei, attirando su di sé il disgusto. Che però, nel suo agire di uomo buono, è diventato ciò che ha scardinato e divelto le porte chiuse del rifiuto. Un libro duro e lieve nello stesso tempo. Da leggere perché, come scrive ancora Chiara Valerio: “Leggere Lagerlof significa capire che si impara grazie, ma soprattutto nonostante.”

Bandito Book Cover Bandito
Gli Iperborei
Selma Lagerlof. Trad. di Luca Tapparo
Letteratura nordica
Iperborea
2022
314 p., brossura