Nasce a Valence (Francia) il 25 agosto 1951. Nel 1968 ottiene il B.E.P.C. al Liceo “Paul Cézanne” di Aix en Provence. Partecipa nel 1969 ai seminari di teatro e di mimo diretti da Ingemar Lindh e Yves Lebreton al “Centre Dramatique” di Aix en Provence. Nel 1970 conclude gli studi presso il Liceo “Paul Cézanne”. Nello stesso anno è ammesso a frequentare il corso universitario di teatro a numero chiuso al Théâtre du Gymnase di Marsiglia, diretto dal regista Andonis Vouyoucas. Parallelamente nella stessa città, segue i seminari di Gerzy Grotowski. L'ingessatura del movimento dell'attore lo porta lentamente verso l'elaborazione del gesto scultoreo nello spazio. La teatralità del colore e le sue conseguenze lo spinge a viaggiare più intensamente in Italia, per studiare sia l'organizzazione dei personaggi negli affreschi che la scultura immersa nel suo spazio predestinato. La sintesi tra attore-gesto-scultura-forma-colore-scrittura (vedi Etienne Decroux) lo porta ad insegnare tematiche decorative sempre più trasversali.

LE PAROLE SONO LINGUE DI FUOCO ( ARTAUD, il poeta e il suo doppio.)

Di Ghislain Mayaud

Non è certamente facile pubblicare un libro su Antonin Artaud. Non è evidente svelare la scrittura di Artaud tramite la scrittura di Donato. La sfida intellettuale è mostruosa, titanica, suicidaria. Ma Donato Di Poce sa come lapidare il cielo. Lo ha provato con il fiume inarrestabile delle sue pubblicazioni e lo dimostra nuovamente con questa testimonianza su Artaud: Una vera pietra nutrita di delirio contenuto che trasforma in lava la parola:

Le parole sono lingue di fuoco

Che incendiano la coscienza

Vortici infiammati di futuro

Che fanno della nostra Anima

Un deserto di cenere e inchiostro,

amiamo le parole che recano

le colature del silenzio

la Grazia di un destino.

Quelle parole che sanguinano

Indizi e contaminazioni

Quelle parole che aprono varchi

Sui cuori abusati e infranti dell’umanità.

La grande ribellione surrealista, guidata da André Breton aveva un compito preciso: la sistematica distruzione del soffocante e statico ordine ufficiale delle cose. Artaud abbraccia subito la causa, amplifica la violenza teorica, polemizza per la sua libertà. Un ideale cosmico nutrito da sintesi mentali immerse nel nero e freddo pozzo degli incubi, ciba l’inchiostro di Antonin. Al di là delle note critiche, le poesie coltivate nel volume da Donato trasformano il corteggiamento intellettuale in passione d’amore. Il dolore dell’estrema solitudine spinge gli autori a consumare lo stesso orizzonte, ma da canti diversi anche se simili. L’approccio tra questi due canti è senza pietà, fatale. Ne è la testimonianza questo attimo di poesia perso nel volume:

La tua poesia è un urlo straziante

Un silenzio azzannato nelle viscere

Un tomo di sangue e visioni

Che ci obbliga a credere alla vita

Il flusso vitale germoglia dalle tue ceneri

Il tuo corpo preso a prestito dai sicari

Brucia insieme alla crudeltà del mondo

Ma la tua anima è una vagina voluttuosa

Assetata di verità e copulazione cosmica.

Il verso poetico è già stato condannato a morte da Arthur Rimbaud con Una stagione in inferno: Una sera, ho fatto sedere la Bellezza sulle mie ginocchia. –E l’ho trovata amara- E l’ho insultata. Ciò che scrivono sia Artaud che Donato Di Poce sono versi impregnati di magia e mistero che lasciano lo spazio ossigenante al dubbio. È un linguaggio scritto forgiato nell’azione poetica lontano dalla nozione di “bello” ma impregnato di vita reale. Di questo libro si deve fissare una cosa sola: la sensibilità di Donato che prende per mano Antonin. Tutto diventa un camminare insieme nel verticale sentiero letterario.