Alessandra Camaiani, avvocato in Firenze, nasce a Ponticino, un piccolo paese in provincia di Arezzo. Scrive per mestiere, scrive per diletto e anche un po' per riflettere su se stessa. Ha a cuore i diritti civili e sociali, per cui lotta insieme a Generazioni Future Rodotá.

LA GRAZIOSA LUNA E IL FIORE ATRABILIARE

Di Alessandra Camaiani

“Ti sogno spesso. Cosa ne pensi delle unioni civili? E della fecondazione eterologa? Parlami dell’idea che ti sei fatta del mondo e della politica; dimmi con quale interpretazione leggi i giornali di oggi e ferma su carta la tua esistenza, metti in parole la mia salute: dimostrami che non sono pazzo e tu non sei un sogno! Io non mi sbagliavo né ho immaginato nulla”.

Così le scriveva quando ormai la sua decisione era presa.

Un ultimo vano tentativo di aggrapparsi alla speranza di un rapporto tra di loro.

Lei rimaneva impassibile, sorda ad ogni sua richiesta e muta; inesorabile come un ultimo respiro, lei ascoltava silente il grido disperato di lui che la voleva amare e non si rassegnava.

Non era possibile, aveva detto. Questo amore così poco razionale non poteva essere vissuto.

A nulla erano valsi gli sforzi di lui che le suggeriva un amore svincolato da logiche o da concetti. L’amore, le diceva, è uno slancio di passione, è una fides alla latina, non ha nulla di strutturato o regolabile; non si può schematizzare un’emozione e non si sopravvive voltando le spalle ad un sentimento.

“Non si sopravvive” aveva solo saputo ripetere lei mentre lo guardava con volto livido e gli occhi gonfi tanto erano pieni di lacrime mai versate. Quella era l’ultima volta che si erano visti; da quel giorno fu il tormento.

“Portami al mare!”

“Sì” le aveva risposto lui con tanta semplicità.

Lei rideva e la sua gioia era al culmine: era possibile, allora! Le cose possono essere semplici e si può decidere senza troppi pensieri. L’amore può essere qualcosa di bello e di fresco, una carezza leggera –inaspettata- e lei si sentì subito come innalzata; staccati i piedi da terra, da lì si appoggiava la punta del naso contro il sole e le nuvole facevano da contorno lieve al suo idillio di gioventù.

Sentiva la Primavera, riusciva perfino a vederla: le pareva lì, appoggiata sul cofano della sua macchina mentre lui la guardava con aria di curiosa meraviglia, come se avesse visto un animaletto di specie particolare, qualcosa di mai osservato prima; la ferace stagione le sembrò anche di vederla laggiù all’orizzonte mentre il sole scendeva a nascondersi tra i due cipressi a bordo piscina e la grande casa si preparava ad accogliere la notte; qui la notte non faceva paura, solo li raccoglieva stretti e vicini e sentivi l’amore che lentamente si assopiva mentre cadeva in un sonno di piume e di bocche appena arricciate.

Quel giorno al mare fu bellissimo. Mangiarono pesce e bevvero vino bianco. Nulla sembrava poterli allontanare ed ogni cosa camminava come in punta di piedi.

Lei si chiedeva come fosse stato possibile fino ad allora vivere separata da lui e lui le passava le braccia attorno alla vita e se la faceva scorrere addosso, cingendola stretta, mentre pensava che adesso che l’aveva trovata, finalmente, non l’avrebbe perduta mai più.

L’immagine di copertina è Ombre sul mare. Le scogliere a Pourville, di Claude Monet