Selene Pascasi è nata a L’Aquila nel 1971 dove svolge la professione di avvocato. E’ giornalista (firma de Il Sole 24 Ore), critico musicale al Lunezia, paroliere. Ha pubblicato le raccolte Con tre quarti di cuore (Galassia Arte, 2013), In attesa di me (Rapsodia, 2015), Come piuma sulla neve (Ursini, 2018) e il romanzo Dimmi che esisto (La Gru, 2018) terzo al Premio Essere Donna e ospitato su Radio1 Rai dove Pascasi e Maraini hanno parlato di scrivere contro il femminicidio. Dal romanzo è tratto il Docufilm Musicanti (regia Alessandrini). Nel 2018 vince l’Internazionale Merini e lo Zirè d’oro. E’ Alfiere Arte e Poesia, Targa Patari, Poeta Cromatico (edizione riservata ad artisti di fama nazionale ed internazionale). In uscita l’intervista per Chiedimi ancora a cura di Marco Sonzogni e Rossella Pretto e il secondo romanzo Attese verticali (La Gru).

Poesie di Selene Pascasi

Assolo

Dietro la mia nuca

ansimano suoni taciuti

cuciture d’acqua ignorata.

Qualunque cosa accada

ascolto il vortice trasandato

di bocche che annegano.

Non ho rimpianto

l’attimo delle spine cadute

come briciole limate dalla vita.

Ho paura della tua bocca

quando mi invocherà il nome

per annusarmi l’orgoglio

e leggermi il neo più nascosto.

Chiedo alla sera di amarmi

come la poesia non ha voluto

sgretolandomi i sensi.

Contro il mio corpo

galleggia muta armonia

assolo di illese lenzuola.


False partenze

Uccido la notte

per scommettere con l’alba.

          (non mi riconosco)

Gioco a dadi con le assenze

per barattare amori e pelle.

Imploro le mie false partenze

per supplicare i tuoi ritorni.

Gambe incrociate al tempo

sfioro il tuo torpore obliquo

con il balsamo incolore

delle nostre antiche parole.

L’angoscia stringe sulla vita

ma il buio mi perdona

mentre raccolgo il nulla

strappato a morsi dai seni.

Lancio virgole nel buio

per raccogliere seta e piume.

               (germoglio ali)


Fibra

Tra la parola e la fibra

si annida il sollievo dei secoli.

Immacolati esseri senza volto

seduti al chiaroscuro dei versi

attendendono incontri fatati

su viali concimati di vita.

Orme notturne

di angeli capovolti.

Patto divino.


Incandescenza

È una fine che non ha principio

questa incandescenza di suoni

fame notturna di carezze

sparizione di garza ancestrale

da un corpo asciutto di luce.

Contemplo il dondolare labile

del tuo restare senza tornare

ospite precario della mia vita

icona plasmata nel nulla.

Lo assolvo dalle incombenze

di prospettive domandate

per liberarmi dal mai nato

setacciando cianfrusaglie

bottegaie di asettiche visioni.

Torno a compimento.


Nonostante l’amore

Non sporcate l’aurora

con flaccidi abbracci

girandole solitarie

metafore incompiute.

Offendete la tristezza

inchinatevi alle rughe

sfiorate d’alba gli anni

pazientate le stagioni.

Nonostante l’amore.


Polvere

Enfasi secca

scompiglia l’etereo

–        esisto?

Mi chiedo dove sono.

Piaghe orfane d’aria

insinuano apnee

nelle mie narici

aride di polvere

e voli liberi.

È sempre autunno.


Transizione

Allacciami al tuo resto

dispari residuo del noi

finché pietre clementi

ti terranno ad un passo

da quell’ultimo pensiero

che di sacro sconvolge.

Non spenderò ipotesi

profetici zingari

indizi su capricci

corrosi di te.

Berrò aromi solo percepiti

dai filtri di stoffa del dubbio

restando l’essenziale

il tempo minimo

l’attimo

l’ora madre

delle tue nubi aliene.

Transizione amata.