La vetrina dell’editore

Dalla redazione

Presentiamo tre novità dell’editore viterbese Sette Città. Ne parleremo più avanti in maniera dettagliata. Ma pensiamo siano tre testi che, seppure nella loro specificità, possano essere di interesse anche per lettori di una più ampia cerchia.

Cominciamo con il testo di Matteo Sanfilippo, dal titolo Storie, epoche, epidemia

Dalla quarta di copertina

“Molti autori hanno studiato come e perché le crisi epidemiche cambino la faccia della società colpita. In particolare il problema di come gestire e contrastare un’epidemia è discusso sin dai tempi di Tucidide e molti testi dell’età moderna sono imperniati su tale questione, si ricordi quanto scritto da Defoe (Due Preparations for the Plague, 1722) e Muratori (Del governo della peste, 1714). A partire da Camus la riflessione si è concentrata invece sul contraccolpo sociale, politico e psicologico del lockdown e ci si è chiesti se le situazioni emergenziali non conferiscano a chi comanda eccessivo potere. Nei primi otto mesi del 2020 il modo con il quale è stato affrontato il covid-19 ha spinto proprio a riprendere questa riflessione.

Contemporaneamente, però, l’analisi della divisione in periodi della storia umana si è venuta arricchendo di una serie di altri spunti, grazie anche al suo trasbordare in plurimi reami della narrativa. Quali sono dunque le possibili epoche della vicenda umana?”

Matteo Sanfilippo (Firenze 1956), professore ordinario di Storia Moderna all’Università della Tuscia, dirige l’Istituto Storico Scalabriano (https://sites.google.com/view/istituto-storico-scalabriniano/). Inoltre è direttore scientifico del Centro Studi Emigrazione di Roma e ne coordina la rivista “Studi Emigrazione” (www.cser.it). Codirettore con Emilio Franzina dell’annuario “Archivio storico dell’emigrazione italiana”, ne segue le pubblicazioni di libri e quaderni e il sito web www.asei.eu. È membro del comitato scientifico del CISPEA (Centro interuniversitario di storia e politica euro-americana), del Cushwa Center – University of Notre Dame in Rome, delle riviste“Dve domovini / Two homelands”, “Idéas”, “Journal of Belgian History”, “La questione meridionale – The Southern Question”, “PISANA. Revue d’études neviennes”, “População e Sociedade”, “PRISMI”, nonché del Forum delle Associazioni Italiane nel Mondo. Fa parte di Terra. Réseau scientifique de recherche et de publication e del comitato scientifico delle collane “Europa e Mediterraneo. Storia e immagini di una comunità internazionale” (Cagliari, CNR-Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea) e “Studi su Roma e sul Lazio” (Roma, Lithos).


Il secondo libro che vogliamo segnalarvi è Il lungo viaggio e le storie piccole. Scritti in onore di Sandra Puccini, a cura di Fabiana Dimpflmeier

Dalla quarta di copertina

“La dimensione storica è connaturata all’antropologia culturale, e a quella italiana in particolare, la cui identità si è intrecciata con la sto – ria delle aree minori, con la storiografia riflessiva, con la ‘coscienza storiografica’, con il dare voce ai subalterni. Allo stesso tempo, l’angolazione dei nostri studi, con i temi dell’alterità, della marginalità, della consapevolezza dell’appartenere a processi culturali, del dare rilevanza alle storie di vita, dell’indagare vari tipi di confini e viaggi, ci porta verso dimensioni inusuali della storia e della storiografia. Sandra Puccini, antropologa da anni impegnata nella ricerca storica, è stata maestra nell’aprire spazi di indagine interdisciplinari, a rivelare origini e raccontare storie. A lei e alla sua opera è dedicato questo volume, come riconoscimento del suo contributo scientifico e in risposta all’ancora attuale bisogno di storia e storie.”

Fabiana Dimplfmeier è Direttore del Dipartimento di Etnologia IRIAE (International Research Institute for Archaeology and Ethnology)
Docente di Antropologia Culturale all’Università della Tuscia di Viterbo


Il terzo libro è Pedagogia e didattica della letteratura inglese. Il progetto Frankenreads all’Università degli Studi della Tuscia, a cura di Francesca Saggini e Alberta Boschi

Dalla quarte di copertina

Frankenstein di Mary Shelley, testo conosciutissimo nelle sue rielaborazioni cinematografiche, meno nella versione originale—da copertina a copertina—lettura richiesta o fortemente consigliata in molte scuole superiori italiane. Lo conosciamo tutti e tutti lo insegniamo. E lo insegniamo come si fa di solito in classe: spiegazioni, analisi del testo, compiti scritti, tesine, ricerca su internet. Applichiamo adesso al conforto del noto il Verfremdungseffekt concesso invece dall’ignoto. E se… . Prendiamo Frankenstein, straniamolo e decostruiamo la conoscenza che ne abbiamo. Leggiamolo ad alta voce in pubblico. Ne avremo un’altra percezione? Ne avranno un’altra percezione gli studenti? Lo sentiranno maggiormente loro, meno di studio e più di piacere? Tramutati in custodi di un piccolo pezzo del romanzo, saranno in grado—saranno soprattutto interessati—a diventarne anche i testimoni? è di questo esperimento didattico che il nostro libro si occupa, ricostruendo le fasi di un articolato progetto di ricerca-azione promosso dalla Cattedra di Letteratura Inglese dell’Università degli Studi della Tuscia e da cinque Licei di Viterbo.

Le nostre riflessioni possono essere usate come guida per reinventare la didattica anche di altri testi di lettura raccomandati nelle scuole. Pensiamo a come risulterebbe diverso leggere ad alta voce A Christmas Carol di Charles Dickens, un romanzo ricchissimo di effetti sonori, oppure gli scambi vivaci tra Elizabeth e Darcy in Pride and Prejudice di Jane Austen. Come succede quando una commedia o una tragedia lasciano la pagina e giungono sulla scena, la parola del romanzo letto ad alta voce in pubblico diventa una parola tridimensionale, una parola che si transustanzia, si libra dalla pagina e fa il suo ingresso non solo nella classe, ma in noi. È con questo invito a riappropriarci del testo letterario—poesia, racconto, romanzo—attraverso la sua consumazione/riproduzione orale che inizia dunque il nostro viaggio nel “Frankenread”.

Francesca Saggini è Ordinario di Letteratura Inglese all’Università della Tuscia di Viterbo, Senior Research Associate del Lucy Cavendish College (University of Cambridge) e Marie Skłodowska-Curie Fellow all’Università di Edimburgo. Si occupa da anni di Gotico e Fantastico nei vari media. Tra i suoi recenti lavori “The Gothic Novel and the Stage. Romantic Appropriations” (2015), “Transmedia Creatures. Frankenstein’s Afterlives” (2018) e “Il fantasma in salotto. Dentro al Fantastico dell’Ottocento” (2020).

Alberta Boschi è dottoranda nel corso di Dottorato di ricerca Internazionale in Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche dell’Università degli Studi Napoli Parthenope.

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