Nasce ad Ala in provincia di Trento il 17 maggio 1978. Si diploma all’Istituto d’Arte Depero di Rovereto nel 1997 e in seguito frequenta il corso di Scenografia all’Accademia di Belle Arti Cignaroli di Verona. Nel febbraio 2002 si laurea e nel frattempo inizia a lavorare come scenografo costumista per le scuole della zona di Rovereto. A fine 2002 entra in contatto con la compagnia teatrale Emit Flesti per cui realizza diverse scenografie, ma la svolta artistica avviene alcuni mesi dopo nel gennaio 2003. Da sempre dipinge e lavora sulle immagini ma nel 2003 prende il via un ciclo di opere “I Giardini dell’Anima” che si basano sulle esperienze orientali riguardanti nello specifico lo zen e il mondo della meditazione e che si rifanno ad alcune teorie nate negli anni cinquanta e riportate a nuova linfa. Portando avanti il lavoro di scenografo e artista impegnato nella sua ricerca pittorica riesce a dare spazio anche alla sua vena grafica collaborando con alcune aziende del settore. Oggi è un artista impegnato a 360° su tutti i fronti e prosegue il suo cammino con sempre più tenacia sapendo che se anche le sue opere saranno capite e apprezzate da una persona sola ne sarà valsa la pena.

La via dell’acqua

parte seconda

Di Cristina Palumbo

L’acqua era sempre stata la via, tuffarsi nell’acqua profonda del suo lago, aveva un che di mistico, planare sulle sue onde era pura libertà. Lei non avrebbe mai immaginato che ci potesse essere un passaggio successivo. Lui era ancora con lei anche adesso, a dispetto del loro essersi persi per strada. Come quel giorno del suo compleanno di qualche anno prima, in cui aveva deciso che i pensieri si sarebbero tramutati in azioni, che non sarebbero stati solo pensieri, un compleanno molto bello, uno dei più belli, forse il più bello. Lui era stato il suo supereroe, l’uomo pieno di fascino e mistero, uno che di certo non passa inosservato, il fatto che poi volasse era come stare in uno di quei film sui supereroi che le piacevano tanto, ma la vita non è un film. Le emozioni che le faceva provare erano cosi forti tanto da levare il fiato all’inizio. Poi il suo, “Milanese volante” era diventato ai suoi occhi la persona reale che le sedeva davanti al ristorante, al di là del suo cibo indiano preferito, col profumo di the verde tra lui e lei, era diventato l’uomo che vedeva davanti a sé. Occhi grandi pieni di sogni, gesti delicati, mani che si sfiorano, labbra che si toccano, anime che si mischiano. Le emozioni si erano tramutate in sentimento, uno intenso, quello con cui guardi gli occhi dell’altro e un po’ ti senti al posto giusto, nel tuo posto, a casa.

I giorni scivolavano come l’acqua, il tempo si fermava quando stavano insieme, per un attimo esistevano solo loro al mondo, rinchiusi in una bolla.

E poi tutto si era rotto, lei non gli aveva mai chiesto niente, voleva solo che l’amasse per quello che era, voleva solo averlo accanto, voleva solo dividere la sua felicità con lui. Ad un tratto si era sentita come se lui non la vedesse, come se per lui fosse trasparente. E cosi come spesso accadeva Violet aveva deciso di prendere un’altra strada, di lasciarlo libero di vivere la sua vita senza di lei, lo aveva già fatto in passato e sapeva che sarebbe stato difficile e molto doloroso. Quello che non sapeva è che lui sarebbe tornato nella sua vita, e questa volta vedeva anche il suo lato nascosto, quello che forse non fai vedere a tutti, la sua fragilità, le sue debolezze, la sua solitudine, la stessa solitudine che si portava nel cuore lei, l’eroe non era sparito però era ancora sul suo viso, nel suo sorriso. Era semplicemente sé stesso, senza maschere, almeno questo era quello che leggeva nei suoi occhi. Tra le sue braccia invece la vita smetteva di essere difficile, era come un attimo di pace nel caos della vita, un attimo senza tempo in cui si sentiva protetta.

Era cosi cambiata, diversa, e mentre il tempo scivolava, forse lei non si era nemmeno resa conto di come fosse diversa. Il solito ristorante, il profumo del the tra di loro, il loro guardarsi, le loro mani, e lei era contenta di non essere più quella che gli sedeva davanti quattro anni fa, era contenta di essere quella di ora, quella che si era cercata nell’acqua del lago, che aveva iniziato a camminare sotto il diluvio, mentre lui era a saltare, e il cellulare l’aveva abbandonata sotto l’acqua e la grandine, quella che aveva iniziato a macinare chilometri con un vecchio rampichino, ed era andata avanti finché non si è rotta la forcella. Quella che era passata alla bici da corsa, che era caduta in salita la prima volta agganciata alla bici. Quella che aveva fatto un viaggio da sola, un viaggio che sognava da anni e non aveva mai avuto il coraggio di fare. Quella che poi aveva ritrovato le sue radici, nel suo paradiso, aveva fatto pace con papà che se ne era andato troppo presto, e aveva ritrovato quella mamma che non aveva mai visto, ora la vedeva e vedeva quanto amore avesse per lei, e lo aveva sempre avuto.

E lui cosa centrava in tutto questo? Lui che una volta le disse di sentirsi una specie di fantasma nella sua vita, strano da dirsi ma questo fantasma era importante, è stato per lui che Violet aveva scoperto che le cose si possono pensare ma si devono anche fare altrimenti non ha molto senso. il suo cambiamento era dovuto in parte al suo esserci nella sua vita, anche come un fantasma, certo forse lei lo aveva un po messo su di un piedistallo, pensandolo come il suo supereroe. Ora era diverso.

Violet è tornata in acqua, un anno passato a pensare che l’acqua non facesse per lei, ad avere paura di non ricordare, o di non essere capace, un anno ad odiare la propria vela, ed era bastato lui a farle trovare il coraggio di tuffarsi di nuovo in acqua. La sua voce, le sue istruzioni, c’era persino uno scoglio da cui aspettare il vento insieme. E adesso sognava nonostante la paura dell’acqua, sognava di potersi immergere in quel blu profondo che tanto la spaventava, la superficie dell’acqua non le bastava più, nella mente l’idea di immergersi era cosi affascinate e faceva meno paura. Prima era esistita la sua via dell’acqua fatta di due blu, acqua e cielo, adesso esisteva anche un sotto, un dentro nel profondo del blu. 

L’immagine di copertina è tratta da corriereinnovazione.corriere.it