Anita Mancia, nata a Roma, ha lavorato 20 anni presso l'Istituto Storico della Compagnia di Gesù come assistente bibliotecaria ed Archivista. Ha collaborato con la rivista storica dell'Istituto con articoli sulla Ratio Studiorum, la pedagogia dei gesuiti, i gesuiti presi prigionieri dai pirati e recensioni. Presso l'editore Campanotto di Udine nel 2007 ha pubblicato un volumetto di poesie.

Orizzonti selvaggi è il primo libro di Carlo Calenda, ministro per lo Sviluppo Economico nei governi Renzi e Gentiloni da marzo 2016 a marzo 2018.
Perchè Orizzonti Selvaggi? Per rispondere a questa domanda si deve prendere in considerazione la situazione storica mondiale, europea e italiana, occidentale dunque, posteriore alla caduta del comunismo sancita anche visivamente, con il crollo del muro di Berlino nel novembre del 1989. A seguito di quell’evento parve che almeno in occidente si sarebbe inaugurata la fine della storia, almeno secondo un punto di vista liberale che coincideva pienamente con la globalizzazione. Invece così non è stato, per lo meno per dieci ragioni che l’autore espone nel secondo capitolo del libro (Fallimenti e successi della globalizzazione). Senza stare a ricordarle qui tutte, se ne mettono in evidenza due almeno, che sono sotto gli occhi di tutti: “globalizzazione, innovazione tecnologica e politiche economiche liberiste hanno determinato un aumento senza precedenti delle diseguaglianze nei paesi occidentali e un impoverimento della classe media“. Questa situazione ha determinato il risveglio di paure che sarebbe sbagliatissimo non prendere in considerazione o svalutare decisamente perchè un simile atteggiamento è alla base della nascita di politiche sovraniste e populiste a cui si sta assistendo almeno dalla vittoria della Brexit e di Trump nel 2016, per non parlare della vittoria dello schieramento populista e sovranista nelle recenti elezioni politiche italiane del 2018 che hanno messo drasticamente fine a un quinquennio di governi di centro-sinistra.
Fra i dieci fallimenti che hanno portato alla crisi dei progressisti nel mondo occidentale anche un altro è drammaticamente sotto gli occhi di tutti: “la diffusione della società di consumo di massa nei paesi emergenti non ha comportato, nella maggioranza dei casi, l’adozione di modelli culturali e istituzionali occidentali“. Dati inequivocabili confermano questa asserzione. Sul totale degli stati 45% sono democrazie piene e società libere, il 30% lo sono parzialmente, il 25% sono paesi dove non c’è libertà. Dunque il mondo non ha raggiunto un assetto stabile. Le spese militari annuali sono passate da mille miliardi nel 1998 a 1688 del 2016.
Che cosa dovrebbero fare i progressisti in questa situazione? Diversamente da quello che hanno fatto, fornire una narrazione realistica della realtà invece di una ottimistica e considerare i propri errori. Dice Calenda: “Se il futuro è un luogo perfetto e la strada verso di esso è tracciata da leggi fisiche immutabili, qual è il compito della politica, e più in generale dell’uomo, se non percorrerla disciplinatamente? Nella postmodernità l’uomo arretra, si sottomette a leggi considerate oggettive (economiche, scientifiche, tecnologiche e, alla fine, psicologiche ed emotive) non dipendenti da nessuna decisione. Ma la storia dimostra che l’uomo è disposto ad arretrare solo fino ad un certo punto. Oltre quel limite si ribella e mette a soqquadro il mondo“. (Il declino delle classi dirigenti ). Questo è appunto quello che sta accadendo. Si assiste ad una divaricazione fra competenza e rappresentanza che è conseguenza del mito del giovanilismo, come si vede per esempio in Italia nel caso del Movimento cinque stelle.
L’educazione e la scuola dovrebbero essere fondamentali per la costruzione di una democrazia liberale. Invece si assiste ad una crisi della scuola e soprattutto ad un analfabetismo di ritorno che invece di potenziare la lettura e la comprensione dei testi caratterizzati, per esempio, dalle percentuali, favorisce invece della lettura scientifica la cronaca, che può essere solo positiva o negativa. La sostituzione di narrazioni emotive alla lettura scientifica dei dati alimenta una percezione della realtà distorta, come nel caso della percezione della presenza dei migranti in Italia superiore alla loro effettiva entità.
È essenziale per Calenda “smettere di pensare di esorcizzare la paura con le parole, o peggio con le citazioni fatte a sproposito. Basterebbe ricordare le frasi di Roosvelt successive alla famosa e sempre evocata “l’unica cosa di cui avere paura è la paura stessa”, per comprendere la differenza tra la serietà dell’impegno dei progressisti di ieri e l’inconsistenza di quello dei governanti di oggi(Dignità della politica e rafforzamento dello stato). Dunque Roosvelt è modello di progressista che parla al mondo di oggi.
Significativo di questo saggio e certamente molto voluto dall’autore per esorcizzare e vincere le paure, è l’uso, ripetuto moltissime volte, della parola proteggere. Apparentemente può fare pensare al protezionismo, ma in realtà è la cura, la protezione di chi è in uno stato di debolezza e perciò incline alla paura.
Calenda, di fronte alle elezioni europee fra alcuni mesi e le elezioni politiche in Italia probabili, ha una sua proposta politica. Scrive: “come progressisti siamo chiamati, prima di tutto, a comprendere in profondità gli errori fatti negli ultimi trent’anni. A partire dal modo di relazionarsi con la paura e con gli sconfitti. Comprendere le paure, dare loro diritto di cittadinanza, è il primo indispensabile passaggio per ritrovare il coraggio. Siamo in guerra con la paura, non con chi prova paura.” (2013-2018. Gli esiti di una legislatura progressista). Siccome i populisti non hanno un piano, ma solo l’idea di una democrazia diretta, pilotata dall’alto o un sovranismo che propone modelli autocratici come Orban o Putin, i progressisti devono avere un progetto. Scrive Calenda “… “Il tempo è poco. Per questo ho proposto la creazione di un ampio “Fronte Repubblicano” e progressista che raccolga le forze della società e della politica che vogliono preservare le conquiste della democrazia liberale, rinnovarla profondamente e opporsi a chi vuole portare l’Italia fuori dal progresso e dalla civiltà occidentale. Opporsi non è tuttavia sufficiente. Le idee questa volta devono precedere l’azione. Questo libro rappresenta il mio contributo in questa direzione“.
Un libro compatto ed attuale, asciutto, che si avvale dell’esperienza maturata in Europa e in Italia al governo dello sviluppo, quasi un pamphlet. Non sappiamo però se le forze progressiste in Europa e in Italia potranno vincere.
Il libro si conclude con un post scriptum. La lettura della copertina che rappresenta una foto di surf e le onde della modernità.

Orizzonti selvaggi Book Cover Orizzonti selvaggi
Serie bianca
Carlo Calenda
Politica
Feltrinelli
2018
216