Classe 1989, vive a Solofra (Av). Ha studiato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Salerno. Ama la compagnia di un buon libro, viaggiare per imparare, vagabondare per mostre e musei. Sostiene il Teatro di qualità, quello che pone degli interrogativi e contribuisce a formare la coscienza individuale e sociale, riuscendo ad emozionare e stupire allo stesso tempo.

Il 10 luglio si è conclusa l’undicesima edizione del Napoli Teatro Festival, la seconda diretta con successo da Ruggero Cappuccio, organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival. Una stagione di grandi numeri che ha consolidato un processo di rivitalizzazione, di scoperta, di ottimismo che in anni recenti non ha uguali nel nostro Paese. Il Napoli Teatro Festival rientra ormai tra le realtà più dinamiche e significative del panorama internazionale, rafforzando un progetto culturale che individua il suo principale obiettivo nella “ricongiunzione organica tra le arti della scena, realizzandone una ricognizione multidisciplinare e trasversale sintetizzata in undici sezioni”.

Nel cortile delle carrozze del Palazzo Reale di Napoli, a chiusura della Sezione Osservatorio – che mira ad offrire spazio e visibilità ai progetti di compagnie di indiscussa qualità, sostenendo l’avvio del processo produttivo di autori, registi e attori contemporanei -, sabato 7 luglio ha debuttato lo spettacolo IO CREDO A CASSANDRA, prodotto da Hypokritès Teatro Studio per la regia di Enzo Marangelo. Un lavoro artistico raffinato e ragionato che prende le mosse dal testo che Christa Wolf scrisse nel 1983 in cui la veggente, figlia di Priamo ed Ecuba, racconta a poche ore dalla morte, in un flusso continuo di sentimenti, il tramonto e la rovina di Troia, ripercorre le vicende della sua vita e i molti volti che ha incontrato.

Un’elegia intrisa di lamenti, invocazioni, paure, amore, odio.
La drammaturgia presenta un’impostazione contemporanea con richiami al classicismo dell’antica Grecia, frutto dello studio di Enzo Marangelo, Renato Siniscalchi e Piera De Piano, ed è scenicamente suddivisa in capitoli ispirandosi di volta in volta all’antropologia delle città che li ospiteranno. Il primo capitolo è dedicato alla traversata dell’Egeo in tempesta, elemento portante scelto per la città di Napoli. Lo spettacolo si costruire gradatamente su temi improvvisativi, attingendo all’essenzialità icastica del progetto scenografico di Michele Paolillo e ai costumi di Stefania Pisano: Apollo fingendosi un lupo dona la veggenza a Cassandra interpretata nella duplice veste di donna e sacerdotessa da Raffaella Anzalone e Sara Meoni. Cassandra premonisce la sventura, squassata nel corpo in convulsioni al limite della follia … Non fate partire la nave! … la guerra, l’inganno del cavallo, la distruzione di Troia. Martina Coppetto, Raffaella De Piano, Lisa Imperatore, Francesca Murru, Mario Paesano, Davide Pascarella e Paola Senatore, sono i performers selezionati tra i 18 candidati al Laboratorio CASSANDRA_LAB, organizzato da Hypokritès Teatro Studio esclusivamente per la preparazione dell’allestimento, iniziato lo scorso aprile e proseguito fino alla messa in scena. L’attore di Hypokritès non è un mero esecutore, non è solo voce, ma tutto il corpo in ogni sua parte, messo alla prova nei suoi limiti e nella sua resistenza, concorre a dare pienezza a concetti e sentimenti, a provocare un’emozione, ad innescare un’immagine nello spettatore. È un attore che con espressività energica non finge un personaggio, ma rinasce in un essere reale, in un atto di verità di un sacrificio interiore, è oggetto scenico che si muove e vivifica lo spazio, luogo di metamorfosi potentemente immaginifico. Un conflitto potente, violento, scudo contro scudo, uno scontro frontale respingente ed estenuante, uno scontro mortale che lascia dietro di sé cenere e sangue. Il sangue corse per le strade, e il suono dei lamenti che si levarono da Troia mi si è inciso nelle orecchie e da allora lo sento notte e giorno. Il dolore ci ricorderà di noi.
Troia è distrutta e Cassandra, prigioniera, viene caricata sulla nave diretta a Micene. I pesanti remi colpiscono incessantemente il mare profondo con un battito simultaneo agli ordini del capovoga, fino allo stremo, fino a quando il mare in tempesta non sbatacchia tutto l’equipaggio bagnato fino all’osso dall’onda spumosa. Corpi immersi che riaffiorano dall’acqua riempiendo i polmoni prima di essere risucchiati. Corpi che annaspano e si dimenano alla ricerca di un appiglio. È il momento emozionalmente più coinvolgente ed intenso per lo spettatore, acuito da una centrata selezione musicale e dal disegno luci di Marangelo.
Cassandra esprime la debolezza della parola di fronte ad una visione del mondo prestabilita, focalizzando l’attenzione sul vuoto di un pensiero femminile, tendente al collasso e all’autodistruzione, all’interno di una cultura retta sul logos maschile … Tutti i maschi sono bambini egocentrici … L’universo maschile è dominato dalla ferocia, dalla violenza e si identifica nell’attuazione di una logica bellicosa e distruttiva. La preveggenza non è per Cassandra un reale dono ma l’epilogo di una conquista tormentata in cambio della quale, quotidianamente, deve scontrarsi con le violenze e gli abusi degli uomini; rivela la capacità femminile di vedere oltre le menzogne del potere, oltre la cecità in cui è aggrovigliata la società.
Donne che si scontrano con l’ordine istituzionale, con quello che tutti sanno ma che scelgono di non vedere, donne che non sono disposte a tacere, a colludere. IO CREDO A CASSANDRA riconsidera questa figura mitologica nella contemporaneità, ponendo l’accento sul giornalismo d’inchiesta, dando voce a tutte le donne assassinate per la ricerca della verità. Ilaria Alpi, giornalista del TG3, viene assassinata a Mogadiscio nel 1994 insieme all’operatore Miran Hrovativ dove stava conducendo un’inchiesta sul traffico di rifiuti tossici e di armi tra l’Italia e la Somalia. Maria Grazia Cutuli, inviata del Corriere della Sera, viene assassinata in Afghanistan nel 2001; non si è trattato di un agguato a scopo di rapina ma di un omicidio politico. Anna Politkovskaja, giornalista russa impegnata sul fronte dei diritti umani, si è fatta notare per i suoi reportage dalla Cecenia e per la sua opposizione al Presidente Putin. Nella Russia del dissenso proibito viene assassinata nell’ottobre 2006. Dafne Caruana Galizia, giornalista investigativa e blogger maltese uccisa nell’ottobre 2017, ha fatto luce sui loschi legami tra Politica e Finanza che hanno trasformato Malta nello snodo cruciale del riciclaggio nel cuore dell’Unione Europea. Marielle Franco, attivista brasiliana della favela di Maré nota per le sue battaglie femministe, viene uccisa nel marzo 2018 dopo essersi palesemente opposta alla politica del governo di Temer.
Un progetto teatrale di carattere in cui si riconosce l’esperienza quasi trentennale, lo stile, il procedimento di elaborazione e realizzazione scrupoloso tipico di Hypokritès Teatro Studio e che, in linea con la sua produzione, inserisce lo spettatore in un itinerario conoscitivo e riflessivo, volto alla rieducazione e alla sensibilizzazione della coscienza civile, offrendo ganci cui aggrapparsi sul ciglio di una contemporaneità contraddittoria e sempre più in balia del vuoto relazionale.
La compagnia irpina ha preso parte al Napoli Teatro Festival per la seconda volta. Nel 2017 Enzo Marangelo viene scelto come formatore, accanto a nomi illustri del panorama artistico mondiale come Peter Brook, Nekrosius, Janezic, per la realizzazione del laboratorio UOMOTERRA, destinato a rievocare fuori della scena urbana il ritmo oggi tradito della dinamica uomo-terra e ad orientare la percezione sulla forza salvifica della cultura, dell’arte e della natura. Gli attori in quell’occasione sono stati chiamati a svolgere un lavoro a contatto diretto con la terra e attraverso un’indagine interiore, scoprire nuovi linguaggi espressivi. La fiducia e stima della Fondazione Campania dei Festival e del suo direttore artistico Ruggero Cappuccio si rinnovano in occasione di Quartieri di vita 2017, che vede impegnato Marangelo in DEMOGRAFIE, sviluppatosi in una serie di incontri laboratoriali diretti ad indagare il concetto di geografia umana: dopo la fallimentare bolla della Globalizzazione solo ridimensionarsi, rinunciare alla vacuità, abitare un equilibrio naturale, rieducarsi all’arte e alla cultura significherà riappropriarsi della propria essenza.

La foto di copertina è di Ivan Nocera per CUBO CREATIVITY DESIGN