Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Sarei stato carnefice o ribelle? Un titolo ma anche una domanda che presuppone una messa in discussione delle proprie certezze. Ed è quello che prova a fare Pierre Bayard con il suo ultimo libro, edito da Sellerio e tradotto da Andrea Inzerillo. Tutto comincia, almeno per quanto riguarda lo svolgersi di questo testo, da una domanda: “Cosa sarebbe stata la mia vita – si chiede l’autore – qualora fossi nato, come mio padre, nel gennaio del 1922 e se, come lui, mi fossi trovato immerso nella tormenta della storia”. Da qui, da questa domanda che è tutto un paradigma di ricerca, Bayard comincia la sua indagine ucronica su un sé stesso potenziale, nato e cresciuto in quello che, almeno fino ad ora, è stato il periodo più nero della storia europea. La nascita e l’ascesa del nazismo.
E questa domanda, questa ipotesi, servono all’autore per indagare e interrogarsi (e quindi, sottilmente, invitare anche noi a farlo) sul concetto di Resistenza e resistenza; Resistenza come fenomeno storica e resistenza come fenomeno psichico, cioè la capacità di ribellarsi. Cosa ha portato, nel corso della storia di quegli anni, alcune donne e alcuni uomini, a superare la paura, a mettere a repentaglio la propria sicurezza, per salvare altri esseri umani? E che cosa, di contro, impedisce agli altri di farlo?
Bayard, attraverso lo studio di documenti storici, mette a frutto anche la sua esperienza come psicoanalista, per raccontarci tutto ciò attraverso un sé stesso “possibile” e presumibile, che nasce, invece che nel tranquillo dopoguerra, proprio negli anni più terribili per la Francia (il suo paese) e per l’Europa intera.
Quella che può sembrare una domanda “oziosa” e impossibile, diventa invece il pretesto per accompagnarci, con linguaggio preciso ma mai didascalico, lungo una serie di esempi storici e scientifici, attraverso cui l’animo umano è stato messo a dura prova, davanti alla sofferenza altrui. Cosa ha portato alcuni francesi ad aderire all’esercito occupante e altri a divenire dei “resistenti”. De Gaulle e Pètain sono, metaforicamente ma non solo, la rappresentazione di quella biforcazione psichica che fa la differenza tra l’essere, appunto un carnefice o un ribelle. Che cos’è la “personalità potenziale”? Un interessantissimo viaggio che porta l’autore a raccontarci le variabili psicologiche e di contesto a cui, seppure non con certezza matematica, si può fare riferimento per capire quale sarebbe stato, e quale sarebbe, il nostro comportamento in situazione estreme e di acutissimo stress.
L’aspetto più interessante, tra i tanti di questo Sarei stato carnefice o ribelle, è quello legato al tono che Bayard riesce a tenere per tutte le 187 pagine. Un tono che non sa né di giudizio né di giustificazione ma, semmai, mantiene l’equidistanza dell’uomo di scienza che studia e riporta dati concreti per tentare di farci capire come qualcuno riesca a dire no e come qualcuno non riesca farlo, senza per questo esser necessariamente una persona malvagia. Del resto Bayard non fa sconti nemmeno a sé stesso e il suo “io potenziale”, riportato indietro nel tempo, non si è certo comportato da eroe. Pur non approvando nulla della follia nazista e pur provando rabbia per le persecuzioni a cui gli ebrei erano sottoposti.
Quello che ad alcuni può sembrare un semplice esercizio di letteratura è, invece, un testo tutt’altro che ludico o pretestuoso. Perché le domande che ci induce a porci sono, non molte ma pesanti. Pesanti perché impongono feroce lealtà intellettuale e capacità di immedesimazione oltre che capacità critica.
Indignazione, disaccordo ideologico, conflitto etico, reticenza interiore, empatia, obbligo interiore, non sono solo alcuni dei titoli dei capitoli di cui si compone il libro ma, semmai, vere e proprie chiavi di lettura con cui Bayard ci conduce in mezzo ad episodi storici, di fianco a personaggi reale e immaginati, che la biforcazione di cui parlavamo prima, l’hanno davvero trovata dinnanzi a loro e l’hanno percorsa in una direzione o in un’altra.
Cosa avrebbe dunque fatto, l’autore, se fosse nato nel 1922, lo veniamo a scoprire e non certo in modo aleatorio, ma in base ad una serie di elementi di cui Bayard ci rende edotti senza abbellimenti ma con più che fondati supporti empirici, storici, di contesto e di educazione familiare. E più ci si addentra nella lettura più si avverte lo sgretolamento di molte certezze, nostre in primis.

Sarei stato carnefice o ribelle? Book Cover Sarei stato carnefice o ribelle?
La nuova diagonale
Pierre Bayard traduzione di Andrea Inzerillo
Saggistica
Sellerio
2018
189