Diploma maturità classica – Laurea in Giurisprudenza in 3 sessioni e mezza – Pratica legale – Pallavolista di successo – Manager bancario e finanziario – Critico musicale dal 1977 – 6 mesi esperienza radio settore rock inglese ed americano – Studi continuativi di criminologia ed antropologia criminale – Lettore instancabile – Amante della letteratura noir e “gialla “ – Spietato con gli insignificanti. Fabio è venuto a mancare nel maggio del 2017. Ma noi abbiamo in archivio molte sue recensioni inedite che abbiamo deciso di pubblicare perché sono davvero parte della storia della critica musicale italiana

“Sono le case a scegliere i proprietari. E quella casa aveva scelto loro”. Questa frase dice tutto. Fa da apertura ad un bel libro di questa scrittrice americana, madre di tre figli, capace di analizzare a fondo i rapporti, anche quelli più nascosti ed intimi, di un nucleo familiare. La casa è la protagonista arcigna, cattiva, di due storie familiari che si concludono assai tragicamente. Prima due coniugi che si suicidano (pare, perché tutto resta nebuloso) con il gas di scappamento che arriva nella loro camera direttamente dal garage. I loro tre figli continuano ad essere protagonisti del romanzo quando, alcuni anno dopo, giungono nella località, vecchia fattoria Hale, George Clare, professore e sua moglie Catherine e la loro figlia piccola Franny. La donna non è mai stata sicura di voler andare ad abitare là, ma il marito è stato irremovibile, considerandolo un buon affare. Ci sono tanti personaggi, assai ben descritti, di contorno alla vicenda. Quello che affascina maggiormente è proprio la capacità dell’autrice di descrivere gli stati d’animo di tutti. Il loro modo di fare, i loro caratteri, mentre la situazione evolve in modo tragico fino a quando Catherine non viene ritrovata dal marito George con un’accetta piantata nella testa e la figlia che sta giocando nella stanza di sopra. Una situazione assai strana che non convince il poliziotto Travis Lawton, ma neppure l’immobiliarista che ha venduto loro la casa. I tre figli dei coniugi precedentemente scomparsi sono figure prioritarie nel romanzo. Cole finisce con l’essere un fratello maggiore di Franny, educandola, in tutto e per tutto, quando non è con la madre, mentre Wade e Cole stesso quasi si innamorano dell’infelice Catherine, sempre più trascurata dal marito a vantaggio di una ragazza non proprio irreprensibile, anche se di talento sicuro. George diventa il sospettato principale del delitto ed il romanzo resta quasi sospeso in attesa di una definizione certa dell’accaduto. MI fermo qui per chi vorrà leggere questo libro quasi perfetto della scrittrice americana. La parte finale del romanzo vive di ricordi duri da sopportare e di affetti sbiaditi, col ritrovarsi della oramai donna Franny coi vecchi figli dei suicidi precedenti. Insomma, una bella pietanza saporita condita di tutto punto. Quasi il massimo della valutazione per una scrittrice assai abile e pratica. Il rapporto che va sfilacciandosi tra i due coniugi è descritto in modo impietoso, quasi crudele. E non è l’unica cosa cattiva del racconto. Glaciale la presenza dell’abitazione in un racconto che cresce in tensione di pagina in pagina, senza essere né un giallo né tantomeno un racconto alla “Shining”. L’ORDINARIETA’ DELLA CATTIVERIA. Quella che ti uccide giorno dopo giorno e dimostra che due persone si sposano, generano pure una figlia, ma restano estranei per sempre e producono effetti devastanti con la loro psicologia ed i loro tremendi comportamenti. QUATTRO STELLE E MEZZA. Eccellente.

L'apparenza delle cose Book Cover L'apparenza delle cose
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Elizabeth Brundage
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