Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

I fantasmi dello tsunami. I Giapponesi e il culto dei morti

Di Geraldine Meyer

Richard Lloyd Parry, corrispondente dall’Asia per The Times è riuscito, con questo suo interessantissimo I fantasmi dello tsunami, a raccontare quello che fu il vero impatto della tragedia che colpì il Giappone nel 2011. Non solo il numero altissimo di vittime e distruzione ma qualcosa di ancora più devastante. Anche se sembra difficile crederlo. Leggere questo libro a dieci anni da quel disastro ci conduce, per la prima volta, non tanto dentro la ricostruzione di ciò che avvenne quanto, ancora più drammaticamente, dentro ciò che scatenò nel lato più profondo della cultura giapponese e nella sua psicologia.

Il titolo del libro parla di fantasmi. Perché è di questo che si tratta. Ed emerge, pagina dopo pagina, come la ferita più profonda, non rimarginabile, per un popolo che vive quella che, solo a un osservatore superficiale e nutrito di clichè, può apparire una contraddizione: l’essere uno dei popoli meno religiosi al mondo ma quello con il più radicato e sentito culto per i morti. Lo tsunami ha ferito i sopravvissuti in quello che è forse il tratto fondante di questo affascinante e per tanti aspetti enigmatico popolo.

Il reportage si concentra in una regione in particolare, il selvaggio e misterioso Tohoku, nel nord del paese. Una regione ancora ferma nel tempo, dove è possibile rintracciare quel Giappone antico a cui si pensa quando la fantasia disegna nella mente il più tradizionale immaginario occidentale rispetto alla terra nipponica. Ma anche teatro di quella che, per tanti aspetti, fu la tragedia nella tragedia: la morte di tanti bambini all’interno della scuola di Okawa. Tragedia nella tragedia, ferita nella ferita perché per i giapponesi non esiste, in caso di catastrofe, luogo più sicuro di una scuola. E infatti quella di Okawa fu l’unica in cui la morte arrivò con il suo carico di acqua e fango, detriti e alberi.

Si può dire che, nel racconto, Okawa assuma un po’ le caratteristiche di epicentro narratologico. Da cui si dipartono gli altri racconti, le altre immagini, parole, testimonianze. E fantasmi. Sì perché quella tragedia che uccise così tante persone in così poco tempo, non consentì ai vivi di prepararsi. Ma non lo consentì neanche ai morti. E questo è il nucleo, fortissimo e drammatico, attorno a cui ruota questo bellissimo libro.

Con la precisione del cronista e la sobrietà di chi si è avvicinato al dolore con pudore e rispetto, Parry ci racconta, oltre alla tragedia, forse l’anima più vera dei giapponesi. Un misto di rassegnazione, caparbietà, pudore, decoro e attaccamento ai propri defunti. Non ha nessuna importanza che chi legge creda ai fantasmi, alla possibilità di un dialogo che continua. Ciò che colpisce è il racconto di come molte persone abbiano cominciato, dopo la tragedia, a credere di avere intessuto una continuità proprio attraverso di essi. Fantasmi dei figli perduti di cui, molti genitori, non hanno mai ritrovato i corpi. Fantasmi di genitori venuti a mancare, nonni spazzati via dalla furia degli elementi. E attorno a questo reportage spirituale, se così possiamo chiamarlo, la cronaca di quei giorni, di ciò che accadde in quella scuola, delle mancanze degli insegnanti, dell’ignavia del preside, di quella incredibile e intollerabile falla nella solitamente perfetta macchina nipponica davanti a terremoti e tsunami. Cosa non ha funzionato? Cosa si è sottovalutato e trascurato? Il libro racconta anche tutto questo e le conseguenze psicologiche non solo sui singoli ma sulle intere comunità. Un disfarsi di rapporti umani, da una parte, e il rafforzarsi di essi attorno al bisogno di giustizia, al bisogno di credere quasi in una sorta di cospirazione per non accettare il più inevitabile degli eventi: la morte. Racconti in prima persona, testimonianze di chi ha perso qualcuno e di chi, miracolosamente, si è salvato. Tutto raccontato con una dignità che colpisce ancora più forte. Proprio perché la distruzione che viene narrata non è tanto quella delle cose ma quella della psiche delle persone, la tenuta delle dinamiche amicali, la devastazione psicologica di chi è rimasto e non è riuscito a darsene ragione. Un viaggio più che nei giorni della tragedia nella più autentica cultura del Sol Levante.

Fantasmi dello tsunami Book Cover Fantasmi dello tsunami
Scritti traversi
Richard Llloyd Parry. TRad. di Pietro Del Vecchio
Reportage
Exorma
2021
324 p., ill, brossura