Laureata in lingue e letterature occidentali e in lingue orientali, urdu e arabo. Laurea anche in filosofia, pedagogia clinica. E' antropologa trasformazionale e psico terapeuta

Introduzione alla fiaba: Agni e il cambiamento climatico: Il nostro Dilùvio Universale1

Di Maria Rosaria D’Acierno

Questa fiaba, come le precedenti intende far riflettere tutti, bambini e adulti, su quello che in questo momento sembra essere il problema più devastante per tutta l’umanità, vale a dire il surriscaldamento del pianeta, pianeta, dal quale, invece, ci aspettiamo un grande aiuto, tale da rendere la vita dell’uomo adatta al suo genere. Inoltre si vuole, ancora una volta, stimolare il lettore verso l’apprendimento delle lingue straniere, nel nostro caso dell’arabo. Per questa ragione, si cerca di dare tra parentesi la traduzione in arabo di quei termini che sembrano importanti durante la lettura della fiaba. Questo dettaglio serve a stimolare e a sviluppare le capacità cognitive del bambino, e, inoltre, a mantenere vivo l’interesse nell’adulto, interesse che servirà a non far perdere quelle capacità indispensabili per la vita quotidiana,specialmente nell’anziano, il quale deve cercare di non allentare mai la curiosità, molla della vita.Non esiste limite di età per l’apprendimento delle lingue straniere. Questo concetto lo ho molte volte scientificamente provato in altri miei lavori.2 Il nostropianeta sta andando a rotoli, si sta sgretolando, le terre si stanno allontanando o avvicinando tra di loro per via del caldo infernale; non sono più ferme; gli oceani ormai bollenti le inonderanno tra non molto. La catena di montagne Qaf, quella catena nel punto più remoto possibile, che, secondo la leggenda araba, regge il mondo, un mondo tondo ma piatto, il quale si sostiene sulle spalle di un bue, che a sua volta poggia su un pesce gigantesco, che è stretto in una ciotola in cui è contenuto l’oceano cosmico, che ugualmentesta sulle ali di un angelo, rischia di sgretolarsi. Ma questo angelo è davvero un angelo o è un demone? Un essere demoniaco che presto si stancherà di sopportare questo peso, e anche le sue ali si sfalderanno? Un demone che, anche lui,non tollera più tutti i soprusi che noi mortali stiamo arrecando alla terra? Una terra che sfugge anche al dominio del demone, il quale non riesce più a sostenere sulle sue spalle tanta acqua che presto lo inonderà. Il nostro pianeta rischia di essere sommerso da oceani bollenti. Il mondo del grigio freddo e del bianco ghiaccio, quel mondo chiamato, nella mitologia norrena,Niflheimr (regno del ghiaccio e del freddo governato della dea Hel ‒dea della morte, una specie di diavolessa, dal cui nome deriva l’inglese hell ‒ inferno ‒; Hell, usato come interdizione, significa diavolo, lo ritroviamo nell’espressione: Go to hell – Vai all’inferno) e il mondo del fuoco bollente,chiamato Múspellsheimr (dimora dei Giganti del fuoco), stanno combattendo una battaglia che sembra non aver più fine. Il rapporto tra fuoco e acqua della mitologia nordica e vichinga, che tanta importanza ha avuto nella formazione del nostro immaginario collettivo, lo troviamo in tutte le mitologie del mondo, ed attesta quanta importanza l’equilibrio tra questi due elementi, abbia per la vita sul nostro pianeta. In base a uno dei miti sulla creazione del mondo, in origine sarebbero state presenti, come su detto, due Terre separate, il Muspelleim, o «dimora dei distruttori del mondo», caratterizzata da fiamme e lava, e il Niflheim, dominato da neve e ghiaccio. Nel loro punto di contatto, una sorta di Terra di Mezzo, si sarebbe sviluppata la vita come noi la conosciamo oggi. In questo caso, il fuoco avrebbe due funzionalità precise, una benefica nella creazione della vita, e una distruttiva, che agirà nel Ragnarok, l’ultimo giorno per gli uomini e per gli dèi.3 Il ghiaccio, avrebbe anche la funzione di tenere le acque ferme, in modo che gli oceani non siano costretti a straripare. Queste due potenze – l’acqua e il fuoco –, quindi, se rimangono stabili apportano benefici alla superfice terrestre e ai suoi abitanti. Se, al contrario, una delle due forze predomina, si rompe quell’equilibrio cosmico che dà vita al mondo. In realtà, per avere un pianeta dal clima bilanciato non dovrebbero predominare né l’uno né l’altro, così a caso;il freddo e il caldo dovrebbero alternarsi rispettando le stagioni e i paesi: Polo Nord, Polo Sud, equatore, etc…I ghiacciai, che creano con le loro forme una serie di sculture meravigliose, e si inseriscono in un paesaggio dai contorni magici, sono uno tra gli elementi naturali più importanti del nostro pianeta. Essi, infatti, controllano il clima, le risorse di acqua dolce, gli oceani, e contribuiscono alla diversificazione della temperatura nei diversi paesi. In epoche passate, i ghiacciai, così come i deserti, si riteneva fossero la dimora dei demoni; oggi, invece, i ghiacciai sono la dimora di ricercatori, che ne scrutano i cambiamenti, e che con i loro studi, cercano di lanciare allarmi per salvarli, poiché li considerano una risorsa naturale di inestimabile valore. La mitologia di tutti i tempi e di tutte le culture del mondo, nonché anche le maggiori religioni hanno fatto riferimento all’acqua e al fuoco, giudicati i due elementi più importanti non solo per la sopravvivenza dell’umanità, ma anche per i riti di adorazione. Quando queste due forze sono collegate alla religione vengono usate per punire o salvare l’uomo dai peccati. Abbiamo visto, come, secondo la mitologia norrena, il mondo sensibile, chiamato “Miðgarðr” (Terra di Mezzo) sia circondato dalle acque; alla sua sommità si trova Ásgarðr(la dimora degli dei), raggiungibile unicamente tramite Bifrǫst (il ponte dell’arcobaleno). I Giganti vivono all’esterno del mondo, ad Est, in un luogo chiamato Jǫtunheimr (Terra dei Giganti). La dea Hel governa il sotterraneo regno “Helheim,” luogo predestinato ai defunti. Nel Sud vi è l’infuocato e misterioso reame di Muspell, il Múspellsheimr, dimora dei giganti del fuoco. Anche la mitologia celtica è ricca di dee e dèi dell’acqua e del fuoco: Acionna dea dell’acqua, Belisama dea di laghi e fiumi, del fuoco, dell’artigianato e della luce, Boann dea del fiume; e ancora Boyne nella mitologia irlandese, Lir dio del mare irlandese, Sequana dea della Senna e molti altri. In Egitto, terra per eccellenza di miti e divinità,troviamo molti dèi e dee delle acque: Hapydio delle inondazioni annuali del Nilo, Nefti dea dei fiumi, Tefnut dea dell’acqua e della fertilità. E poi l’uccello della vita, Bennu o Araba Fenice, il primo a riapparire sulla collina dopo il Caos acquatico. Anche questo uccello proviene dal fuoco, un fuoco che ardeva sul sacro salice della città del sole (Eliopoli) e viveva nel deserto d’Arabia. Quando avvertiva che stava per raggiungerlo la morte si accovacciava su una palma, e si lasciava bruciare dalle fiamme provocate dai raggi del sole bollente che incendiava la palma dove si era rifugiato. Gli stessi raggi bollenti, poi schiudevano l’uovo emerso dalle sue ceneri e ri-nasceva l’Araba Fenice, che rappresentava l’anima del dio del sole Ra. Anche qui il fuoco, mentre distrugge, ridona la vita con il suo tepore. Il tepore naturale del sole sano. Per i Greci, il dio del mare è Poseidone (Ποσειδώνας), mentreil dio del fuoco è Efesto (Hφαιστος); la sua fucina si trova nelle viscere dell’Etna,dove lavora insieme ai ciclopi. Per iRomani, il dio del fuoco è Vulcano, quello del mare, delle acque e delle correnti è Nettuno, che dimora in fondo al mare, e comanda i mostri marini e le tempeste. Nelle Hawaai troviamo la dea del Kilauea. Questo turbolento vulcano hawaiano sarebbe la dimora, secondo il mito, della dea del fuoco Pele; dea anche della luce e della violenza; il suo simbolo è la pietra rossa. Per vendicarsi della sorella, rivale in amore, Pele avrebbe incendiato un’intera foresta, e scaraventato il conteso amatoall’interno del cratere. La sorella, disperata, prese a scavare nel vulcano, lanciando in aria lapilli, finché non ritrovò il suo amore e si ricongiunse a lui. Nella tradizione cananea,Yam è la divinità del caos primordiale, derivato dalle furiose tempeste marine. Yam rappresenta la forza del mare selvaggia e rabbiosa; perfino gli dèi non lo sopportavano elo scacciarono dal monte Sappan (odierno Jebel al-Aqra-الأقرع جبل .(Il drago a sette teste Lotan viene spesso associato a questo dio. Le sue caratteristiche lo accomunano alla controparte sumera Tiāmat, la dea madre primordiale delle acque marine. Figlio più potente del dio El,4 Yam è una divinità del mare, e il suo palazzo è situato nel baratro delle profondità oceaniche (Tehwom in ebraico). L’unico dio della tradizione ebraica – Yahweh – dio di Abramo, Isacco e Giacobbe,che apparve a Mosè sul Monte Sinai/Oreb in un roveto ardente durante i 40 anni trascorsi nel territorio madianita,5 prima di riportare in terra promessa gli israeliti, è un dio vulcanico, un dio del fuoco. Si ipotizza, infatti, che Yahweh sia derivato dal dio vulcanico madianita (مدین – (dio del fulmine.6 Il mondo della mitologia, come quello della società umana,sente l’esigenza di chiedere ad un essere ritenuto superiore di controllare l’ordine e di riportarlo quando esso viene a mancare. Un ordine che in India ci si aspetta di ricevere dal dio Váruṇa. Nei poemi vedici, in particolare i RigVeda, troviamo, infatti,Váruṇa, una delle più antiche e importanti divinità vediche, garante dell’Ordine cosmico (Ṛta) e di tutti i suoi fenomeni: la pioggia, gli astri celesti, ma Váruṇaè anche custode della Legge e del mondo sotterraneo. Váruṇa è il più importante Asura – dio/Dyaus/deva–, il quale con i suoi occhi controlla il cosmo. I suoi occhi (spaśa in sanscrito), ci riportano all’italiano ‘spiare’, all’inglese spy, etc., mettendo in rilievo l’origine indoeuropea delle lingue occidentali. Quando parliamo del fuoco, ancora una volta,ricorriamo ai Veda. Qui il dio Agni (Latin ignis, Lituanian ugnì, old Slavonic ogni), il dio che sovrasta tutti gli altri dèi, che ha dato i primi segnali del monoteismo, passando dal politeismo al catenoteismo/enoteismo7 , è il dio del fuoco per eccellenza, non nel senso della potenza distruttiva del fuoco, ma piuttosto perché simboleggiava la duttilità e la sveltezza dell’agire, derivata dal movimento veloce e mutabile delle sue lingue. Agni era un dio che rifiutava sacrifici umani; un modo per adorarlo era quello di accendere il fuoco nel camino di casa almeno tre volte al giorno: all’alba, a mezzogiorno e al tramonto. Il fuoco che illuminava e riscaldava la famiglia era un segno di devozione e di ringraziamento per la protezione che si riceveva dal dio. La religione dei Veda, afferma Müller, è un patrimonio di inestimabile valore, patrimonio non solo linguistico, come discendenti degli Indo-Europei, ma anche religioso, per aver ereditato il più alto concetto riferito ad un dio unico, anche se ogni volta questo dio prendeva nomi diversi.8 Con questo, Müller, comunque, non voleva negare l’importanza che l’Ebraismo ha avuto come la religione monoteistica per eccellenza, dalla quale origine semita sono poi derivati il Cristianesimo e l’Islam. Quando passiamo a considerare le tre religioni del Libro,9 troviamo continui riferimenti all’acqua e al fuoco. Nell’Antico Testamento (Genesi, 19, 23-26) leggiamo di come «il Signore fece piovere sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco. Distrusse queste città e tutta la valle con i suoi abitanti». Anche le fiamme dell’Inferno cristiano rappresentano la punizione per i peccatori. Se poi passiamo a considerare le punizioni che possono derivare dall’acqua e dai suoi effetti disastrosi, troviamo analoghi riferimenti sia nelle antiche mitologie che nelle religioni più avanzate. Riguardo all’acqua abbiamo i vari racconti dei dilùvi universali sia nelle antiche religioni che in quelle del Libro. Il dilùvio universale è la storia mitologica di una grande inondazione mandata da una o più divinità per distruggere la civiltà come atto di punizione divina. È un tema ricorrente in molte culture, anche se generalmente le più conosciute sono il racconto biblico dell’Arca di Noè, la storia Indù Puranica di Manu,la storia di Deucalione nella mitologia greca,10 e poi l’Utnapishtim nell’Epopea di Gilgameš della mitologia babilonese.11 La diffusione di un simile mitologema, in culture molto diverse fra loro, fa pensare piuttosto ad un evento realmente accaduto: un’antica catastrofe, forse, ingigantita e mitizzata, che è giunta fino a noi, dapprima attraverso la tradizione orale, poi attraverso la scrittura.A partire dal 1880, con le prime traduzioni dell’Epopea di Gilgamesh, il racconto del Diluvio cominciò ad essere rivalutato. Schliemann12 aveva da poco scoperto Troia, dimostrando che quello che si riteneva un mito fosse in realtà un autentico evento storico. I primi a interessarsi all’argomento furono studiosi di “tesi teologiche”; ma,ben presto, furono seguiti da studiosi “laici.” Questi ritenevano che le narrazioni del Diluvio, tramandate dalle antiche popolazioni in forma di racconti mitologici, nascondessero il ricordo di fatti realmente accaduti. L’ipotesi che ha avuto maggiori sostenitori nel XX secolo è quella secondo cui, all’origine del mito del Diluvio, vi fosse stato un’eccezionale alluvione nell’area mesopotamica.Nel periodo post-glaciale la Mesopotamia aveva un clima molto diverso da quello attuale, molto più umido e con maggiori flussi fluviali. Quindi, si ipotizza che l’area, ad un certo momento della Preistoria, sia stata oggetto di un devastante alluvione annientando le popolazioni che vivevano in prossimità dei fiumi. Solo chi già disponeva di imbarcazioni tanto grandi da poter trasportare anche provviste alimentari,riuscì a salvarsi. L’evento eccezionale, tramandato dai sopravvissuti, sarebbe stato poi ingigantito, mitizzato a seconda delle culture successive.

Ritornando ancora una volta al Mahābhārata che, assieme al Rāmāyaṇa, costituisce la base della letteratura dell’induismo,13 dalla quale, secondo Müller, derivano tutte le religioni, anche qui ci imbattiamo nel mito del diluvio universale. Si racconta di Manu, che incontra il mitico pesce Matsya nell’acqua che gli era stata portata per lavarsi. Il pesce preannunzia il diluvio, e gli promette di salvarlo poi se egli, a sua volta, lo salverà ora. Quindi, per essere fedele alla parola data, Manu conserva il pesce in un vaso, e, quindi, lo getta nel mare. Si costruisce un battello, ed aspetta che, nell’anno predetto dal pesce, avvenga il diluvio. Quando arriva il diluvio, e la barca di Manu va alla deriva, il pesce nuota verso il battello e aggancia il suo corno all’imbarcazione conducendola fino alla montagna del nord. Manu è l’unico essere umano sopravvissuto. Pratica l’ascesi e compie un sacrificio dal quale, dopo un anno, nasce una femmina, e da quel momento si procreò la posterità di Manu, così come da Noè si ripopolò il mondo di uomini e di animali, ma solo quelli che il Signore aveva comandato di inserire nell’arca per essere salvati. In questa nostra attuale tragedia mondiale, speriamo invece di salvarci tutti e non solo i prescelti. Anche se il Corona virus, sembra scegliere le sue vittime. Sembra questo virus essere una specie di ribellione alla devastazione provocata dall’uomo alla natura?

Agni e il cambiamento climatico: il nostro diluvio universale.

Qui, in Antartide, si raduneranno tra pochi minuti, tutte le specie di animali esistenti nel mondo odierno, e non solo quelli scelti da Dio come successe durante il diluvio universale di Noè. Gli animali non vogliono porsi contro la volontà divina, perché sanno che loro, poverini, non c’entrano nulla con il comportamento indisciplinato degli esseri umani, quindi vogliono esserci tutti per solidarietà. L’uomo, come al solito, come avveniva addirittura ai tempi del totemismo, sembra non saper ancora distinguere tra potenze umane e potenze sovrannaturali. Crede di poter avere il predominio sulla natura, anche portando all’estremo il proprio comportamento scellerato. E’ vero che lo scienziato è mosso dalla curiosità che è la molla della ricerca, ma è anche vero che la natura non deve essere sfruttata solo per raggiungere fini puramente materiali. Non si dovrebbe mai dimenticare che la natura va trattata con rispetto, come se fosse una cara madre: la nostra Madre Natura. Quindi, in questa fiaba, anche gli animali si allarmano, perché percepiscono il pericolo di una guerra senza freni tra le forze della naturache vuole difendere i propri principi, e riportare l’ordine e il rispetto delle proprie leggi. Il dio del fuoco, che qui sta per il surriscaldamento del pianeta, sta prendendo il sopravvento sul dio delle acque, che si sono riscaldate oltre misura, provocando lo scioglimento dei ghiacciai, che presto inonderanno la terraferma portando morte, malattie e distruzione ovunque.


Un giorno,non molto lontano, in Antartide si incontravano ghiacciai enormi dalle forme più strane. Questi ghiacciai immobili sembravano scrutarsigli uni con gli altri. Erano giganteschi e tutti vicinissimi tra di loro. Prendevano le sagome più strane, apparivano come castelli(قصور ( con pareti di cristallo, con finestre di diamanti che, riflettendo la luce del tenue sole (شمس ,( creavano un arcobaleno (قوس (di gioielli,che con le loro maglie d’argento si intrecciavano a pietre preziose: smeraldi, ametiste, giade, coralli rosso porpora o rosa tenue e lucente. Tutto sotto un arco di cielo (سماء (argenteo, e talmente basso da fare un tutt’uno con gli immensi castelli di ghiaccio (ثلج (che riflettevano la luce simili a grandi diamanti. Questi castelli,addirittura, sembravano abitati da re e regine che indossavano mantelli di pelliccia nera con il pettorale bianco: i pinguini. I Re e le Regineerano protetti da una serie di maggiordomi dal collo lungo e dal becco sempre pronto ad urlare: gli albatri. Urlavano per mettere in guardia tutti i difensori del palazzo reale. Ma oggi, questi immensi castelli di ghiaccio, hanno perso la loro antica forma, e sembrano trasformarsi un poco alla volta in piccole case diroccate, quasi vuote, non più abitate da re e regine e da guardiani attenti, ma da spaventati esserini stremenziti, i quali, anche loro,hanno perso le sembianze abituali.Infatti, nel momento in cui non sono stati più in grado di riconoscere le loro case e le loro terre,questi animali antartici si sono intristiti, non manifestano più il loro buon umore, e si sentono sconfitti e terrorizzati. Cominciano a schiamazzare nervosi, e, con fare convulso, cercano di attirare l’attenzione di tutti gli animali del mondo. Le loro grida disperate, trasmesse dall’eco che,ormai, vaga libero senza trovare come ostacoli le pareti dei ghiacciai che si vanno sciogliendo, arrivano in poco tempo in tutto il pianeta, da nord a sud, da ovest ad est. Si riuniscono così, in Antartide, in pochi secondi tutte le specie animali. Gli animali, ormai,hanno perso l’orientamento;le terre si sono avvicinate tra di loro, gli oceani hanno quasi allagato tutti i paesi, e i pesci, dai crostacei agli squali, si trovano braccio a braccio con leoni, tigri, cammelli, tartarughe, serpenti, formiche, bruchi, cani, gatti, asini, elefanti, aquile, passerotti, pipistrelli, ecc. ecc… Insomma, tutti gli animali si disperano cercando di uscire dalle acque per riposarsi su uno di quegli scogli che fino a pochi minuti prima erano dei ghiacciai maestosi e lucenti. Hanno nuotato molto per non farsi trascinare dalla furia delle acque, e per non rimanere annegati in quel caos di tempeste di acqua e di venti turbolenti. Sono molto arrabbiati, ma soprattutto sono spaventatie stanchi; hanno lottato con tutte le loro forze pur disalvarsi. Alla fine, ce l’hanno fatta tutti. Vogliono trovare una soluzione pacifica a questa grande sventura che li ha colpiti all’improvviso, e sperano di ricevere una risposta soddisfacente per tutto il pianeta, e non solo per loro. Subito si fa avanti una piccolissima coccinella (الخذفساء ,(tanto piccola che quasi non si vede. Ha un manto cangiante tra il rosso e l’arancione, e su di esso sembrano stampati dei piccoli cerchietti neri. Con una vocina dolcissima implora: Cerchiamo di non surriscaldare il pianeta, di adattarci anche al freddo, con indumenti di lana naturale che riscaldano di più delle fibbre sintetiche, così il sole non diventa bollente. Il leone (اسد (la ascoltava attento, e aggiunge: Quando in Africa fa molto caldo, cerco di rifugiarmi sotto gli alberi, che con le loro foglie danno un pò di sollievo; mi adatto a sopportare il caldo cercando di tenere il corpo fresco anche con alimenti leggeri, senza ricorrere a strumenti meccanici che inquinano l’aria e fanno ammalare il sole. Il pipistrello (وطواط(subito si introduce nel dibattito, e risponde: Io lavoro di notte in modo dagodermi il fresco. Interviene il gufo, che loammonisce: Cerca di non consumare troppa elettricità quando lavori all’oscuro. L’asinello (حمار ,(poi, si offre di trasportare lui stesso le merci sulla sua soma: Così risparmiamo molto carburante, dice. Ma mentre parlavano ed erano tutti riuniti su un piccolo scoglio, quasi inavvertitamente, si ritrovarono su una vasta pianura rocciosa, senza erba, ma coperta datantissime alghe(طحلبات ,( alcune secche e altre più fresche che emanano uno strano odore: Alghe rosse, alghe verde intenso, alghe verde chiaro e alghe trasparenti e gialline che si intrecciano a morbide spugne bianche molto porose. Sono talmente strette tra di loro che le alghe si insinuavano nei pori delle spugne,le quali cambiano colore a seconda delle alghe alle quali sono avvinghiate. Quella grande massa di ghiaccio aveva subìto una repentina trasformazione, diventando prima uno scoglio (صخرة ,(poi una pianura rocciosa invasa da tanta acqua sulla quale galleggiavano sacchetti di plastica e rifiuti di ogni genere. Tutti gli animali avevano, all’inizio, notato quella immensa massa di ghiaccio sporco, perché sembrava un ponte con un grande arco da cui si intravedeva l’altra sponda del mare. Quel ponte collegava i vari castelli attraverso un passaggio che rifletteva i colori del cielo e dell’acqua(ماء ,(portando luce ed armonia ovunque. In lontananza,ancora si intravede il suo iceberg,ha la forma di una torre, ed è circondato da tanti pezzettini di ghiaccio man mano distaccatisi dalla torre principale. Ma la terraferma, su cui si sono radunati tutti gli animali, si allarga sempre più, e questo è un brutto segno. Gli animali lo capiscono subito. Si stringono gli uni agli altri per proteggersi da una imminente inondazione. Sono rimasti attoniti, spaventati, sgomenti, senza parole. Allora un sussulto del gattino (قط ( “rompe il ghiaccio.” Esclama terrorizzato: Dobbiamo avvisare gli uomini di tutti questi pericoli. Non pretendiamo che tornino indietro nel tempo, e vivano come quando non si aveva la possibilità di scaldarsi, di nutrirsi, di curarsi anche da malattie devastanti; non pretendiamo che rinuncino ai beni che la scienza ha loro donato dopo tanti studi e ricerche, ma li dovremmo obbligare a rispettare l’ambiente; nel senso che dovranno adattarsi a non sfruttare al massimo la natura. Il gattino continuò a gridare con la sua vocina: Devono adattarsi ai ritmi della natura senza alterarli. Rinunciare al superfluo! Rinunciare al superfluo! gridano tutti insieme gli altri animali. Sono sicura che lo capiranno,sussulta la foca (فقمة ,(solo così il nostro pianeta ci salverà e li salverà. Tutti hanno il diritto di vivere e di godere dei beni della natura, uniamoci a Greta in questo grido per la sopravvivenza. Greta è una di noi, dice il passerotto (ءصفور ,(e l’aquila (نسر (lo abbraccia commossa, stringendolo con le sue grandi ali, e guardandolo con i suoi occhi perspicaci. Mentre stavano parlando, lo scoglio si è di nuovo coperto di ghiaccio, e il fenicottero annuisce, come per dire: Ci hanno sentito e stanno già prendendo seri provvedimenti. Chi batteva le ali, chi scodinzolava, chi ruggiva, chi cinguettava, chi, come il serpente (حیة (riusciva di nuovo a strisciare sul ghiaccio, e chi aveva ripreso a covare le proprie uova. “La speranza è l’ultima a morire”sussurrò l’elefante (فیل(che, con la sua proboscide, aveva raggiunto la giraffa (زرافة (e le offriva un poco del suo cibo: foglie e frutta.

1 Corona M. La fine del mondo storto, Mondadori, 2010; Thunberg G. La nostra casa è in fiamme, Mondadori, 2019; Klein N. Il Mondo in fiamme, Feltrinelli, 2019; Leogrande A. Dalle macerie Feltrinelli, 2018.

2 ERIC Institute of Education Sciences – Maria Rosaria D’Acierno.

3 Ragnarǫk indica, nella mitologia norrena, la battaglia finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle delle tenebre e del caos, in seguito alla quale l’intero mondo verrà distrutto e quindi rigenerato.

4 El plurale Elohim era il nome del dio prima dell’entrata degli ebrei nella terra di Canaan, dove vigeva il politeismo.

5 Derivante da Madian figlio di Abramo e di Chetura.

6 Vecchio Testamento,Esodo 3:1. Anche nel Corano troviamo riferimenti al popolo madianita che viene indicato con l’appellativo “quelli del boschetto” – Cor. XV:78, XXVI:176, XXXVIII:13, L:14 (الأیـكـة أصـحـاب .( ُ Corano. IX:70, XI:84, XI:95, XX:40, XXII:44, XXVIII:22, XXVIII:23, XXVIII:45, XXIX:36. 7 Ogni volta che si adora un dio, lo si ritiene superiore a tutti gli altri, che, comunque, non vengono negati. Il poeta nei suoi versi Dice: Ti chiamano, Indra, Mirra, Varuna, Agni; Poi questi diventano Garutmat, la celestiale bellezza alata; Colui che è l’unico saggio gli adducono nomi diversi, Lo chiamano Agni, Yama, Mȃtarisvan (Rv. I, 164, 46).

8 “Sanskrit is the earliest deposit of Aryan speech, as the Veda is the earliest deposit of Aryan faith.” Max Müller, The Essential Max Müller(Jon R. Stone eds.), palgrave – macmillan,2002:ch. 2: 54.

9 Ebraismo, Cristianesimo e Islam, che si affermerà intorno al VII secolo dopo Cristo.

10 Deucalione (gr. Δευκαλίων) Mitico figlio di Prometeo, unico superstite, con la moglie Pirra del diluvio mandato da Zeus in punizione delle colpe umane. Da D. e Pirra ebbe origine una nuova generazione umana. Zeus inviò Ermes a chiedere a D. che cosa desiderasse e, avendo D. risposto che voleva avere con sé altri uomini, consigliò ai due superstiti di gettare pietre alle proprie spalle: da quelle gettate da D. sarebbero sorti i nuovi maschi, da quelle gettate da Pirra le nuove femmine. Da D. e Pirra nacque Elleno, il capostipite degli Elleni.

11 Utnapishtim, consigliato nascostamente da Ea, costruisce l’arca che salverà lui e i suoi dal d. deciso dagli dei per punire il genere umano; dopo 6 giorni e 6 notti di navigazione, l’arca si ferma sul monte Nisir, dove, fatti prima uscire una colomba, una rondine e un corvo, Utnapishtim esce infine egli stesso e offre sul monte un sacrificio agli dei, che mostrano di gradirlo.

12 Schliemann(Neubukow, 6 gennaio 1822 – Napoli, 26 dicembre 1890) è stato un imprenditore e archeologo tedesco

13 Un’area culturale e religiosa che si sviluppò sulle rive dei fiumi Indo e Gange.

L’immagine di copertina è Agni il dio del fuoco